Terrazzino, un 'italiano' a Dresda: "Eravamo pronti a giocare, che tragedia"
Pensa in tedesco e si esprime in dialetto siciliano. A volte dimentica qualche parola: “Scusa, non lo parlo spesso”. Perdonato.
Marco Terrazzino, 29 anni, è uno dei tanti ‘italiani’ di Germania. Gioca nella Dinamo Dresda, il club finito nell’occhio del ciclone: “Stavamo per tornare a giocare, poi due calciatori sono risultati positivi. Una tragedia”.
Tenere botta e ripartire, Dresda sa come si fa. Nel 1945 è sopravvissuta alle bombe degli Alleati, oggi resiste al Covid 19 e a una squadra di nuovo in quarantena. Il calcio tedesco ripartirà sabato, loro no: “La gara con l’Hannover è stata rinviata. Ora dovremo stare a casa altre due settimane, allenarci davanti a un monitor. Lavoriamo in videochat. Ci hanno dato anche una cyclette, ma non è la stessa cosa”.
La federazione ha dato un ultimatum: “Entro fine giugno la stagione deve concludersi. Noi siamo svantaggiati, avremo due settimane senza allenamenti e senza partite. In questo momento siamo ultimi insieme al Karlsruher, non siamo tutelati”.
Clima teso: “Tra due settimane faremo un altro test e se i due ragazzi risulteranno negativi potremo tornare ad allenarci in gruppo, come abbiamo fatto nell’ultimo mese, sempre con le dovute precauzioni. Io sono ottimista, ma giocare senza tifosi è alienante”. A Dresda la squadra è seguitissima, basta farsi un giro su YouTube per vederne la passione, anche in trasferta: “Sono arrabbiati e scontenti come noi. Speravano di tornare a vederci, invece dovranno attendere ancora”. Stesso discorso per l’allenatore, Markus Kauczinski, alle prese con una classifica tutt’altro che rosea: “Vorrebbe le stesse condizioni degli altri, ma credo nella salvezza".
SOGNO ITALIANO
Marco è un esterno d’attacco, ha sempre giocato in Germania ma sogna l’Italia e la maglia azzurra, come il suo amico Vincenzo Grifo (oggi al Friburgo). “Ho militato nelle giovanili tedesche, Under 18, 19 e 20, ma una chiamata dall’Italia non è mai arrivata. Neanche dalla federazione. Continuerò ad aspettare fino all’ultimo, vorrei giocare in Serie A”. Sicilia e Juve nel cuore: “In famiglia siamo tutti bianconeri, mentre mio padre è interista. Ho imparato l’italiano guardando le partite”.
I suoi genitori vivono in Germania da quarant’anni. Sono partiti da Raffadali, in provincia di Agrigento, per lavorare in fabbrica. Ora hanno un ristorante. Sacrifici ripagati.
RANGNICK
Nel 2009, con l’Hoffenheim, Marco ha debuttato in Bundesliga a 17 anni contro l’Energie Cottbus. Ralf Rangnick in panchina. Lo stesso che potrebbe approdare al Milan la prossima stagione: “Come allenatore nulla da dire, bravissimo. È un professore, conosceva gli avversari a memoria, un fissato della tattica e del gioco in contropiede. Mi ha fatto esordire da ragazzino, quindi lo ringrazio, ma sul piano umano…”.
Ricordo agrodolce: “È una persona fredda, un calcolatore. Mi diceva che ero il suo nuovo Robben, all’inizio mi ha dato fiducia, poi cambiò tutto. Una volta, contro il Leverkusen di Toni Kross, mi fece entrare a inizio ripresa dicendomi che avrei risolto la gara. Perdemmo 3-0, poi in sala stampa disse che si sarebbe aspettato molto di più. Ci rimasi malissimo, così a fine stagione me ne andai via”.
Oggi lo cerca il Milan: “Con lui la squadra può crescere, ma non so come potrà adattarsi alla mentalità italiana”. Nel 2011 l’addio, poi Karlsruhe, Friburgo e Bochum, fino all’Hoffenheim con Julian Nagelsmann, oggi al Lipsia. Nel 2016 è diventato il più giovane allenatore della storia della Bundes a 28 anni: “Il migliore mai avuto. Ti faceva sentire importante, gli allenamenti erano al top, parlava con tutti. Un fenomeno”. Terrazzino è di proprietà del Friburgo, a fine contratto tornerà lì. Quando, però? “Non lo sappiamo, per questo dicono di finire la stagione”. Conquistando la salvezza, Dresda sa resistere.