Giovani, tattica, mercato: cosa aspettarsi dal Manchester United di ten Hag

Il Manchester United ripartirà da Erik ten Hag. L'ufficialità, dopo settimane in cui si erano rincorse voci sempre più insistenti in Olanda e in Inghilterra, è arrivata questa mattina.

Ora la domanda è: cosa potrà portare l'attuale allenatore dell'Ajax a una squadra depressa e frustrata come lo United? Quali novità tecnico-tattiche potrà introdurre? Che uso farà del mercato?

L'incontro di tre filosofie

Per rispondere, è necessario partire da due premesse. La prima: l'ingaggio di ten Hag da parte del Man United segna l'incontro di tre mondi: il gruppo Red Bull, rappresentato da Rangnick, che abbandonerà il ruolo di allenatore per assumere i panni del "consulente"; lo stesso Manchester United e l'Ajax.

 

 

La seconda: ten Hag è considerato dai vertici del Manchester United l'uomo giusto per inaugurare un ciclo. Prendendo in mano le redini di un progetto sfaldato, dando forma con le proprie idee a una nuova idea di United. Gli viene affidata una rifondazione. Nessun altro allenatore, dall'addio di Ferguson, aveva avuto un compito tanto impegnativo. Se non forse un connazionale di ten Hag, quel Louis van Gaal che allenò i Red Devils tra il 2014 e il 2016. In quel caso non andò benissimo, l'olandese vinse solo un trofeo, la FA Cup 2016, e fu esonerato dopo un quinto posto. A ten Hag l'onere di invertire la rotta del rendimento degli allenatori olandesi in Inghilterra: né Koeman, né Advocaat, né Hiddink hanno lasciato di sé memorie indelebili.

Ten Hag e i giovani

Il più grande errore sarebbe vedere in ten Hag un integralista o comunque un allenatore che per propria filosofia lancia i giovani. La realtà è un’altra. La sua è una questione culturale. Cresciuto nel mondo Eredivisie, dove alla base del calcio ci sono i ragazzi del settore giovanile, dal Twente all’Ajax ha portato tanti giovani al grande calcio, ma il merito è anche di giovanili floride e attrezzate per lo sviluppo dei ragazzi.

 

 

Con l’Ajax c’è stata l’apoteosi. Tanti hanno esordito con lui e sono diventati affermati. I casi celebri come De Ligt, De Jong e van De Beek sono alle spalle, il presente è quello di Gravenberch e Timber. Tutti giocatori che da giovanissimi si sono affacciati al calcio dei grandi, proprio perché la filosofia dell’Ajax (e dell’Eredivisie in generale) porta a puntare forte sui ragazzi del proprio settore giovanile. Ciò per cui ten Hag si è distinto con i lancieri è altro, in realtà. L’allenatore olandese ha messo in mostra la capacità nel far crescere i giovani e nel valorizzarli, riuscendo a trovare a loro il modo e il contesto giusto per farne esaltare le caratteristiche migliori.

Il ten Hag pensiero su modulo e tattica


Un contesto tattico che può anche variare, ma si poggia su idee chiare e ben definite. Il modulo di partenza è il 4-2-3-1, poi la posizione in campo e il modus operandi può variare. La squadra però deve sempre proporre gioco, occupando la metà campo offensiva, perché nella testa di ten Hag la miglior difesa è l’attacco, ovvero la circolazione della palla continua per poi trovare la triangolazione giusta per sfondare. In questo senso sono fondamentali i centrocampisti, due palleggiatori. Uno più bravo nell’inserimento e nel proporsi in avanti, l’altro più bravo a dare equilibrio. Poi c’è il trequartista, un costruttore di gioco, non per forza un finalizzatore.

 

 

Alle ali poi la libertà di inventare e di trovare quel guizzo che può creare la superiorità numerica. A chiudere il cerchio c’è la prima punta. Ten Hag ultimamente ha spesso giocato con un animale d’area di rigore. Da Haller a Brobbey, nessuno spicca per la capacità nel partecipare alla manovra, ma tutti in area sanno come mettere la palla in rete. L’ultimo capitolo riguarda la difesa. I centrali, oltre a dover saper impostare, sono chiamati a un compito complicato e delicato. Se la squadra gioca con un baricentro alto, è importante che i difensori sappiano coprire lo spazio alle spalle.

Cosa offre lo United a ten Hag?

Ma cosa può offrire l'attuale rosa del Manchester United alle idee di gioco di ten Hag? I reparti più carenti sembrano essere la difesa e l'attacco. Fra i centrali, nessuno offre garanzie quando si tratta di difendere in campo aperto, con molti metri fra sé e la porta e un avversario lanciato in velocità: non le offre Varane, né tantomeno Maguire, Lindelof o Bailly. Lecito aspettarsi pertanto che lo United decida di intervenire sul mercato per colmare la lacuna. Il problema offensivo, invece, non riguarda tanto le "mezze punte" - ci sono Rashford, Elanga, che è stato lanciato da Rangnick, e un Sancho da rivalutare - quanto il ruolo di punta centrale. Nessuno degli attaccanti in rosa offre quella fisicità e quella capacità di agire da "perno" e soprattutto di essere bomber che il gioco di ten Hag richiederebbe: forse potrebbe farlo Cavani, che però ha già più di un piede fuori dallo United, di sicuro i tanti "adattati" (Rashford, lo stesso Elanga) impiegati in stagione non rispondono all'identikit. 

 

 

Il destino di Pogba e van de Beek

A centrocampo, il panorama sembra migliore: il rinnovo di Pogba è sempre in discussione, ma il francese potrebbe rispondere perfettamente alle esigenze tecniche del nuovo allenatore. Come lo stesso Scott McTominay, altro prodotto del settore giovanile dei Red Devils. E che dire di Bruno Fernandes? Il ruolo di trequartista alle spalle della punta centrale, previsto dal 4-2-3-1 di ten Hag, sembra cucito apposta per lui. 

Un discorso a parte lo merita Donny van de Beek. Il suo rendimento all'Ajax ne faceva uno dei centrocampisti più ambiti al mondo, anzi il prototipo del calciatore moderno. Dall'arrivo allo United, sembra una copia sbiadita. Nemmeno il prestito all'Everton lo sta riportando ai suoi livelli precedenti, tutt'altro: in stagione ha messo insieme appena 20 presenze e 1 sola rete. L'arrivo di ten Hag potrebbe contribuire alla sua rivalutazione: a quel punto l'allenatore olandese recupererebbe alla causa un prezioso incursore perfetto per giocare al fianco di uno fra Pogba e McTominay. 

 

 

Il futuro di Ronaldo

Infine, impossibile tacere del destino di Cristiano Ronaldo. Rangnick ha sempre detto di preferire, per le sue squadre, calciatori giovani, al primo contratto, che si accontentino di uno stipendio modesto e siano ancora malleabili nelle loro caratteristiche tecniche. Un profilo che non potrebbe essere più dissimile da quello di CR7. Eppure, pochi giorni fa, in un'intervista a Sky Sports UK Rangnick ha ammesso di non avere pregiudizi nei confronti di calciatori più maturi: in ogni squadra servono uomini di esperienza, e lui ha già avanzato alla società i nomi di due di questi profili. Si accettano scommesse su quali possano essere. 

A cura di Andrea Monforte e Roberto Ugliono

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