Da un gommone allo... scorpione, la storia di Lamin Bittaye

"Ciao, mi chiamo Lamin. Sono scappato dalla mia terra perché ero in pericolo, perseguitato anche da alcuni parenti per questioni legate all’eredità di mio padre". E l’Italia gli ha regalato una casa. E tanto amore. A forma di calcio. Anzi, di...scorpione. Il 'colpo dello scorpione', che Lamin Bittaye, 24 anni, ha regalato a tutti i fanatici del genere. La partita é Calvina-Cliverghe 2-1, serie D, girone D. Stesse lettere, una storia unica. 

"Ventotto giorni di inferno"

La vita in pericolo, in Gambia, dopo la morte dei genitori: "Sarei dovuto andare in Senegal, poi decisi di proseguire il viaggio con altri ragazzi e raggiungemmo prima la Libia, Tripoli, a bordo di un gommone, ed infine l'Italia. Avevo diciotto anni, ero completamente solo. Non avevo nessuno. Ricordo ancora quel momento quando toccammo la terra ferma dopo ventotto giorni di inferno. Ho tutto in mente, ho visto e vissuto situazioni terribili". Una volta giunto in Italia, come accadde anche ad Azdren Llullaku nel 1999, la sua vita si incrociò quasi subito con il calcio: "Arrivai a Lampedusa e poi mi trasferirono a Roma. Qui ho avuto la fortuna di conoscere la famiglia Melli che si è presa cura di me, ho trovato un nuovo papà ed una nuova mamma. Mi videro giocare a pallone. Capirono che era la mia passione e mi fecero conoscere un loro cugino che organizzò un provino per l’Aquila, andò bene ma non potevo essere tesserato in Serie C per problemi burocratici".

Dall'inferno al Paradiso

"Attendemmo il permesso di soggiorno e cominciai la mia vita da calciatore nell’Avezzano, in eccellenza abruzzese" ha proseguito Lamin. "Il Presidente Gianni Paris mi accolse benissimo e vincemmo il campionato, approdando in Serie D. Una gioia indimenticabile. Passai dall’inferno al paradiso in pochi mesi. Da quel momento son rimasto sempre in D perché, purtroppo, ancora oggi non posso giocare tra i professionisti’. Lamin ha raccontato a gianlucadimarzio.com le sue emozioni, quelle sensazioni di un ragazzo scappato da violenze e povertà. Che oggi si gode questa meritata rivincita. "Il gol? Sono contento, non mi aspettavo tutto questo clamore. Mi è venuto di istinto, sono bravo ad attaccare la porta e sapevo che il mio compagno mi avrebbe dato quella palla. Nel mio paese giocavo già a calcio, per strada. Amo il pallone da quando avevo 6 anni. Giocavo per divertirmi dopo la scuola. Seguivo il campionato italiano e quello inglese, ho sempre tifato Manchester United ma mi piaceva anche il grande Milan di quei tempi’.

Esempio

Lamin ci saluta con un sogno e un segnale di speranza: ‘Credo che la mia storia possa essere di esempio, in Italia ho conosciuto tante persone che mi hanno voluto bene. Il mio sogno? Quello di tutti i calciatori, arrivare nel calcio che conta, ma sono già contento cosi...’ Da un gommone allo scorpione, dalle lacrime ai sorrisi. Un gol per la speranza.

A cura di Fabrizio Caianiello

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