Vecchi, il Re Mida di Bolzano: "Vi racconto il mio Sudtirol"
Bolzano saluta il 2019 con l’Happy Moon Year 2020. In pratica, in Piazza del Tribunale, si celebra l’Apollo 11, che il 20 luglio del 1969 sbarcò sulla luna. Stefano Vecchi non era ancora nato. Ha 48 anni ma nello spazio è come se ci fosse stato. Nel novembre del 2016, per esempio, si ritrova sulla panchina dell’Inter in Inghilterra. Europa League, dall’altra parte il Southampton: “Chi ci segnò? Fammi pensare… Ah sì, Nagatomo!”, ricorda sorridendo ai nostri microfoni. 2-1 il risultato finale, decisiva - in negativo - un’autorete del giapponese. Nel mezzo, però, anche il gol di un certo Van Dijk, che poi sarebbe diventato il difensore più pagato di sempre.Stefano ha questa particolarità: ciò che vede o tocca diventa oro. Un po’ come Zaniolo, che ha allenato ai tempi della Primavera dell’Inter: “Siamo stati insieme un anno. Ha sempre dimostrato di avere doti fisiche e tecniche straordinarie – ci racconta - gli veniva tutto facile, a volte rischiava di accontentarsi del minimo. Allora lo riprendevo. Faceva parte del mio ruolo, gli dicevo che doveva andare sempre a mille. In un paio di situazioni non lo convocai per fargli capire che doveva metterci più impegno. Faceva sempre gol ma poteva fare di più, vedevo potenzialità enormi in lui. Così, a fine stagione, fece due mesi impressionanti tanto che Spalletti lo portò in prima squadra. Ogni tanto ci scriviamo e lo bacchetto ancora”, sorride.
"Vi racconto il mio Sudtirol"
Roma-Bolzano, lontane ma vicine se si usa WahtsApp. Già, Vecchi è finito in Alto Adige: “Anche se non amo la neve – scherza – non so sciare, non so fare niente”. La panchina è quella del Sudtirol, con cui aveva sfiorato i playoff già nel 2012: “Quando mi hanno richiamato, ho detto che sarei tornato pure a piedi. Ci siamo visti solo una volta, è stato tutto molto chiaro fin da subito. Sapevo che avrei trovato un gruppo disponibile”.
La stagione inizia bene in Coppa Italia, dove il Sudtirol si arrende solo all’Udinese. In campionato le cose vanno peggio, con una sola vittoria nelle prime quattro giornate: “Dopo lo 0-3 subito in casa dalla Reggio Audace, ci siamo guardati in faccia, analizzando i problemi. Da lì c’è stata una svolta”. Arrivano 9 successi in 11 gare e la squadra accarezza il secondo posto. Poi, nell’ultimo mese, i ko negli scontri diretti con Triestina, Vicenza e Piacenza l’hanno rallentata.
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"Quella volta che fermai la Juve..."
“Non mi pento dei problemi che mi sono creato, perché mi hanno portato fin dove desideravo arrivare”, scriveva Paulo Coelho in Manuale del guerriero della luce. Un libro che Vecchi era solito regalare ai suoi ragazzi per Natale e che ha fatto suo. Lui che da giocatore sembrava Oriali, anche se non è mai andato oltre la Serie C. Una volta, però, in Coppa Italia fermò la Juventus. Era il 1997 e giocava nel Brescello: “Pareggiammo 1-1 a Reggio Emilia. Fece gol Franzini, pareggiò Conte. Lippi a fine partita era furibondo. Lo eravamo anche noi, perché vincevamo e giocavamo in 11 contro 10, ma alla fine prendemmo gol. Il divario tecnico era enorme, noi abbiamo dato il 120% e loro il 50. Nel ritorno, in un Delle Alpi deserto, perdemmo 4-0”.
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Delle volte, quando passeggia per il centro di Bolzano, ci ripensa. La mente torna anche al campionato Primavera vinto da ragazzo con l’Inter di Giampiero Marini, agli esercizi di tecnica con Trapattoni: “Si fermava per mezz’ora dopo ogni allenamento. Io ero scarso, doveva avere pazienza”, al ritorno ad Appiano Gentile da allenatore 25 anni dopo, al “benvenuto” di Icardi al suo primo giorno da tecnico della prima squadra e alle chiacchierate in palestra con Spalletti: “Avevamo un bel rapporto, discutevamo sulla cyclette o a pranzo”. Vecchi, il Re Mida di Bolzano che vuole trasformare in oro anche il Sudtirol.
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