'Special One' Tacopina, 'Ramos' Modolo e... Inzaghi: ecco come Venezia sogna la B
C’è uno ‘special one’ che porta giacca e cravatta e parla americano: Joe Tacopina. Ma anche un difensore centrale che risolve le partite a suon di testate all’ultimo minuto: ‘Sergio Ramos’ Marco Modolo da San Donà. In panchina, un 'ansioso di natura e meticoloso da far paura’ che è letteralmente ossessionato dalla vittoria: Filippo Inzaghi. Grandi protagonisti, il trailer Venezia intriga, e l’ambientazione è tra le più affascinanti d'Italia. Pronti? ‘Play’. “Tiro di Falzerano, Zampano la sfiora di tacco al ’94 e... gol. Gente che corre a caso, Inzaghi cerca di abbracciare qualsiasi cosa ma non trova niente e nessuno intorno a lui e gira a vuoto per qualche secondo. I giocatori si abbracciano, il presidente in campo...”. E lei direttore? Perinetti fissa un punto nel vuoto e racconta. “Io mi sono alzato dalla panchina aggiuntiva in cui ero seduto e con passo felpato ho raggiunto il bambino raccattapalle del Bassano che era lì a due passi. L’ho abbracciato. Aveva una faccina stupita, sconsolata, dispiaciutissima, quasi dicesse ‘ma cos’è successo?’. Gli ho sussurrato un ‘dai, è il calcio, può capitare’”. Rec. Si torna live. Con uno sguardo alla classifica del girone B di Lega Pro: Venezia primissimo a più otto sul Padova secondo. Serie B alla finestra. “Ora bisogna concretizzare: se non porti a casa il risultato non vale niente”. Pragmatico, Giorgio Perinetti, uno che ha vinto tutto in tutte le categorie, Champions esclusa. E che di questo mondo ne sa una più del diavolo. “Dice bene Pippo ‘non abbiamo ancora fatto nulla’. Siamo avviati a…”. Che in veneziano si dice? “Non chiedermelo! Lo capisco, sto cercando di impararlo ma serve tempo! Il vantaggio è che sono cresciuto in mezzo a parenti bresciani che il dialetto bresciano lo hanno sempre parlato e magari sono più facilitato di un siciliano oppure di un romano ma insomma...”. Anche se Venezia ‘l’ho sempre amata’. Quasi fosse nel suo destino. Perinetti spiega: “Ricordo il mio primo viaggio a Venezia, in treno, da solo. Mi ero messo da parte un po’ di soldi e andai a mangiare da Quadri, con vista Canale. Una meraviglia unica, una città che merita il massimo”. Anche nel calcio.
“Il Venezia arrivava da tre fallimenti”. E costruire una squadra da zero che potesse essere subito competitiva fu ‘un vero e proprio miracolo’. Ma non solo a parole. Perinetti racconta i fatti, com’è nato il Venezia che oggi punta dritto alla promozione in B. “Era il 20 luglio, tutte le avversarie del nostro girone di D erano già in ritiro e io dovevo ancora fare la squadra. Tutta!”. Ok. “In 7/8 giorni sono riuscito a creare un gruppo di 22 ragazzi che partissero per la preparazione ma…”. C’è un ma. “Non esisteva la matricola societaria, non potevo compilare contratti perché non avevo a disposizione la carta intestata. Ho dovuto convincere calciatori di un certo livello, che fossero stati in grado di vincere quel campionato al primo colpo, dicendo ‘fidatemi di me’. Sulla base della mia parola. Non potevo neppure nominare Tacopina perché era ancora al Bologna. Ripetevo ‘c’è un grande progetto, arriverà un grande presidente’, parlavo di soldi ma non potevo dare alcun appunto scritto! E per di più chi è partito per il ritiro lo ha fatto senza avere garanzie dal punto di vista degli infortuni. Penso sia stato un riconoscimento alla carriera. Un vero e proprio miracolo! E’ stata l’esperienza più incredibile della mia carriera”. E oggi il Venezia è realtà e punta in altissimo. “Con uno stadio in terraferma sarebbe il massimo. Io ci credo, le premesse sono buone, stiamo parlando di un impianto che possa garantire e supportare anche altri eventi per la città”.
Società seria e programmazione. “Gli stipendi vengono pagati regolarmente. I giocatori sanno esattamente cosa guadagneranno l’anno prossimo, che giochino ancora in Lega Pro o che salgano in B”. Un allenatore ‘pompiere’ che spegne i facili entusiasmi e che non molla un centimetro, nemmeno sull’alimentazione. “Inzaghi mangia sempre riso, pollo e bresaola. Sta cercando di convincere tutti i giocatori della rosa a fare come lui, è un tasto che tocca tantissimo”. E un gruppo di ragazzi che lo segue, fino al ’94 di ogni partita. Perché il trailer è avvincente, ma il finale del film può essere davvero uno spettacolo... Bellissimo.
foto di Luca Marchesini.