Il Siviglia di Rakitic vince il derbi col Betis: ora in Liga è corsa a due

rakitic-siviglia-screen

Ivan Rakitic è croato, eppure è difficile trovare qualcuno più innamorato del Siviglia di lui. “Non sono nato sevilliano, ma morirò sevillano e sevillista”, dice di sé. Immaginatevi, allora, la pressione di sollevare il pallone e sistemarlo sul dischetto con 80.000 occhi che fissano solo te, da ogni angolo del Sánchez-Pizjuán, aspettandosi una e una sola cosa. In campo, il gran derbi, quello contro il Betis terzo, mentre tu sei secondo. Secondo anche perché, quando hai tirato l’ultimo rigore, quello che ti avrebbe permesso di avvicinarti al Real Madrid primo, l’hai sbagliato. Questa è l’ultima chiamata: segni o è finita, vedi tu da che parte stare. Pressione, dicevamo.

Pressione, però, è anche quella che il Siviglia ha messo dal primo istante sui cugini del Betis. Li hanno spazzati via dal campo, affrontandoli con un agonismo famelico inedito per la squadra di Lopetegui. Padroni del ritmo, delle occasioni, della palla. Quasi non la toccano quelli del Betis, che nei 10’ iniziali fanno il 10% del possesso, il loro primo tiro arriva al 46’. Quando giochi così, e ora parliamo del Siviglia, non esistono brutti pensieri che possano turbarti. Rakitic prende la rincorsa e spiazza Bravo. 1-0 dopo 25’. Morirà sevillano, sevillista e, per il momento, come miglior marcatore nella storia del gran derbi: è il suo quarto gol contro il Betis, come Berrocal, José Diéguez, Raimundo, Ramón e Torrontegui.

Siviglia in controllo

I blanquiverdes tornano in campo nel secondo tempo con più convinzione, ma sotto 2-0 (gol di Munir, su assist di Bono, il portiere) sbagliano troppo per rientrare davvero in partita. Difficile per il Siviglia replicare la prestazione del primo tempo, il dispendio mentale e fisico sarebbe insostenibile, ma si difende con ordine.

Entra anche Joaquín a rianimare il Betis in quello che sarà il suo ultimo derbi, a 40 anni. Dall’altro lato, record di un altro “vecchietto” come Jesús Navas, che a 36 diventa il più presente di sempre in un derbi di Siviglia, con 23 match. Festeggia con una vittoria: è troppo tardi quando Canales insacca da calcio di punizione. 2-1, Il Pizjuán si scuote in un carnevale rosso e bianco.

🏟️ La asistencia en el Ramón Sánchez-Pizjuán esta tarde es de 37.250 personas.

¡Gracias, afición! 👏🏻#ElGranDerbi #WeareSevilla pic.twitter.com/1gC5mCAlMm

— Sevilla Fútbol Club (@SevillaFC) February 27, 2022

Corsa a due per la Liga

Questo era facilmente uno dei derbi di Siviglia più significativi della storia. Mai sono arrivate in Champions insieme, Siviglia e Betis, e mai erano state, fianco a fianco, le più accreditate pretendenti al titolo. La vittoria dei rojiblancos, a meno di ribaltoni, accredita la squadra di Lopetegui come l’unica, vera sfidante di un Real Madrid dominatore della Liga. Questo perché i blancos, dopo questa partita, hanno sei punti di vantaggio sul Siviglia. La terza rimane il Betis, autore comunque di una stagione eccellente, ma i 14 punti di differenza dal primato cancellano le ambizioni di titolo. L’Atlético è a -15, potrebbe arrivarci anche il Barça se battesse l’Athletic, ma sembra davvero troppo anche nelle più rosee aspettative.

Speranze

Prima di oggi, il Betis poteva dirsi l’unica squadra spagnola ancora in corsa in tre competizioni. Matematicamente è ancora così, ma le vere speranze di trofeo ora risiedono in Copa del Rey e in Europa League. La cui finale si giocherà, come la gara di oggi, nel Sánchez-Pizjuán. Chissà se sarà un altro derbi. Sicuramente lo giocherebbero in maniera diversa: quello di oggi ha insegnato agli uomini di Pellegrini come compete una squadra davvero matura. Per loro è ancora presto, solo due anni fa arrivavano quindicesimi in campionato, ma sono sulla strada giusta per diventarlo.

Google Privacy