Calcio, storia e identità: Siena, dove il tempo si ferma

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Dicono che chi passa da Siena, prima o poi, ci ritorni. Lo sa Antonio Conte, che ha iniziato proprio lì la sua carriera da allenatore. Faceva il secondo a De Canio: "Gigi - gli dice il primo giorno - non mi mettere a spostare i birilli. Io voglio allenare". Sarebbe tornato cinque anni dopo, riportando la squadra in Serie A. Quando era al Chelsea non ha resistito alla tentazione di un aperitivo in Piazza del Campo. Allo stesso tavolo c'era anche Anna Durio, presidente dal 2016. Non presidentessa, se la chiamate così si arrabbia. E' ligure, ma va pazza per l'ossobuco e la finocchiona: "Qui c'è da farsi del male - ci racconta - i primi giorni sono dimagrita, ma penso per lo stress. Ora sto riprendendo tutto!".

Donna solare, che da ragazzina ha amato prima il Cagliari di Riva e poi, tanto per cambiare, Cabrini. Oggi, insieme al marito Michele, è titolare di un'azienda di riparazioni meccaniche navali ma nella vita ha fatto tutto: "I primi soldi li ho guadagnati con le trofie fatte in casaIl pastificio faceva fare la pasta alle donne del paese. Ci portavano il sacco della farina e poi passavano a raccogliere il prodotto finale. Chiedere soldi a mamma e papà mi scocciava, così ho cominciato. Le ho fatte anche qua, al Siena Club Fedelissimi. Otto chili di trofie, ma a cena si presentarono 120 persone". Poi la benzinaia, ma anche la guardarobista nelle discoteche e la lavapiatti, oltre alla cameriera e alla radiotelegrafista sulle navi. Padre muratore, madre casalinga. Famiglia umile di campagna, ma lei ha sempre avuro il mare dentro: "E ora anche Siena. Un giorno ero a prendere un caffè davanti alla Torre del Mangia. Mi sono innamorata, c'è qualcosa di magico in questa città". 

Strade, monumenti e palazzi che nessuno conosce meglio di Enrico Toti, storico dell'arte. Senese ancora prima che professore. Fiero della sua città, ricca di contraddizioni ma con un forte senso d'identità: "Da una parte forse è un limite - spiega - dall'altra è la nostra caratteristica. Ci ha aiutato a superare tante difficoltà. Per sottomettere Siena, ci è voluto Carlo V, un imperatore. I Medici non ci sono riusciti. Al massimo Siena è stata infeudata nello stato mediceo, ma attenzione: è una cosa molto diversa". Sorride mentre sorseggia il suo amaro in Piazza del Campo. Il cuore della città, che pulsa all'impazzata due volte l'anno. Il Palio non si può spiegare. Chi viene da fuori lo può vedere, ma non lo può capire: "E' la corsa dell'anima. Non rievochiamo niente, ribadiamo la nostra identità con gli strumenti del gioco e i mezzi del rito". Enrico non è più un bambino, ma si emoziona ancora per la sua Oca, la contrada che ha vinto di più fra le 17 che dividono la città. 

Sogno sfiorato

Ci racconta di Italo Calvino, che si sentì male a Castiglione della Pescaia. Un ictus lo colpì nella sua villa di Roccamare, poi la corsa all'ospedale Santa Maria della Scala, proprio di fronte alla cattedrale. Non è lucido, ma capisce esattamente dove si trova: "Siamo a Siena, lo sento dall'aria", furono le sue ultime parole. Anna sorride: "A storia con un 6 ero già a posto", scherza seduta accanto al prof Toti, che continua a raccontare della caduta della Repubblica, dei Medici, del Governo dei Nove e di Piazza del Duomo: "Non invidio mai nessuno, lui un po' sì". 

"Il Siena ha vissuto tre fasi - spiega Enrico Toti - quella pionieristica delle prime partite giocate nel campino di San Prospero. Poi l'edificazione dello stadio in quello che era il vecchio podere del Rastrello. La terza, la più felice, quando la città ha raggiunto le vette massime dal 2000 fino a poco tempo fa. Infine l'avvento della signora Durio, che ha riequilibrato la barca dopo le note vicende legate al precedente sponsor". Il Siena, che nel 2014 fallisce ripartendo dalla D, adesso è quinto in classifica. Piena zona playoff, il sogno è sempre la B. L'ha accarezzato, gli è sfuggito sul più bello. Nel 2018 la vittoria nella semifinale con il Catania, sei giorni dopo il ko sul neutro di Pescara contro il Cosenza. 90' che cancellano tutto, per un momento anche il suo immancabile sorriso: "Anna, ora ti interrogo - la incalza il Prof Toti - dimmi tutti i termini del Palio che conosci". "Allora - risponde - il giubbetto, l'alfiere (da non confondere con lo sbandieratore, sarebbe una bestemmia), il tamburino, lo zucchino, il tufo, la mossa, il mossiere...". "Ah, ma è bravissima". Promossa, con lode. In attesa che lo faccia anche la squadra. Per tornare a correre forte, proprio come un cavallo in Piazza del Campo. 

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