Novara, Daniele Cacia: "Futuro? Mi vedo come dirigente. Nainggolan era un fenomeno già a 16 anni"
La carta d’identità dice 35 anni, ma l’entusiasmo e la grinta sono quelli di 20 anni fa. Stiamo parlando di Daniele Cacia, bomber senza età del Novara. E potremmo usare diversi luoghi comuni per raccontare come “invecchiando si migliori”. Cacia fa sicuramente parte di questa categoria, lo dicono i numeri: 161 reti totali di cui 134 in Serie B ad un solo gol di distanza dal record da Schwoch, il miglior marcatore di sempre del campionato cadetto.
Un traguardo che avrebbe potuto raggiungere e superare tranquillamente in questa stagione, ma a cui Daniele ha dovuto rinunciare a malincuore, come ha raccontato ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com a Novarello, centro sportivo del Novara, per mancanza di richieste da squadre di B.
“Credo di essere un po’ vecchietto in questo mondo, compio 36 anni in estate, ma ho sempre un grande entusiasmo e lo dimostro anche in questa avventura. La Serie C è un mondo diverso rispetto alla Serie A. Quest’estate in Serie B non ho avuto nessuna opportunità. Credo che abbia pagato il fatto di essere stato fermo più di 4 mesi per infortuni l’anno scorso”.
DANIELE CACIA: "QUALCUNO HA SBAGLIATO A CONSIDERARMI FINITO. IL GRUPPO? VIENE PRIMA DEL SINGOLO"
Infortuni che spesso hanno tormentato la carriera di Cacia, che ha saputo, però, rialzarsi sempre senza mai perdere la voglia di scendere in campo. L’ultimo di una lunga serie l’ha smaltito da poco tempo ma è già pronto ad essere nuovamente protagonista: “Ultimamente ho avuto un piccolo problemino ma ho dimostrato di stare ancora bene, sul piano fisico ho fatto vedere che qualcuno ha sbagliato a giudicare. Ho fatto 4 gol fino ad ora, ma è una categoria diversa dalla Serie B, l’80% delle squadre che incontri si chiudono e per una squadra come la nostra che è tecnicamente sopra la media diventa un grande ostacolo”.
Un attaccante di assoluto livello che antepone ai propri obietti sempre quelli del gruppo: “Gli aspetti singolari vengono dopo quelli di squadra, io a Verona ho vinto il campionato ed ero capocannoniere, quindi mi sono tolto una doppia soddisfazione. Questa società e questa squadra da inizio stagione si è posta come obiettivo di lottare per il campionato”.
DANIELE CACIA: "LA MAGLIA DEL PIACENZA E' L'UNICA CHE HO BACIATO IN CARRIERA. ODIO I SOCIAL, CHI MI VUOLE MI CHIAMI"
Tante le squadre cambiate nel corso della carriera, ma quella a cui è rimasto più legato ci confida essere il Piacenza, a cui ironia della sorte in questa stagione ha siglato una doppietta senza però esultare. “A Piacenza sono rimasto legatissimo, abito ancora lì. Nonostante in altre piazze abbia fatto bene, quella del Piacenza è l’unica maglia che ho baciato. In questo mondo in cui se ne vedono di tutti i colori, io penso di essere sempre stato coerente. A volte si vedono giocatori che dopo una partita baciano la maglia dopo solo 20 giorni che sono lì come a volersi arruffianare le persone. Poi non dico che sia sbagliato, questo è il mio pensiero ma sono contento di pensarla così”.
Un messaggio secco e anticonvenzionale in un mondo in cui Cacia rappresenta un’eccezione anche sul campo dei social. “Zero social, chi mi vuole deve trovare il mio numero di cellulare. Tutti i social credo siano una rovina in tante situazioni, non ne ho mai avuto bisogno. Su questo aspetto sono molto orgoglioso del mio pensiero e spero di trasmetterlo anche ai miei figli”.
DANIELE CACIA: "LA FAMIGLIA PRIMA DI TUTTO. MI PIACEREBBE SE I MIEI FIGLI SEGUISSERO LE MIE ORME, MA DOVRANNO ESSERE PIU' SEGUITI RISPETTO A ME"
Ed è proprio la famiglia l’unica e vera passione del bomber: “Al di fuori del campo mi dedico totalmente alla famiglia, credo che sia la cosa più importante della vita. Sono tanti anni che la mia compagna e i miei figli mi seguono, cambiando spesso amicizie, scuole e abitudini e quindi è doveroso da parte mia dedicare tanto tempo.
“Se i miei figli ripercorressero le mie orme sarei felice, magari cambiando alcune cose che ho vissuto io da piccolino. Io a 12 anni e mezzo abitavo a Torino con altri ragazzi, ma non c’era nessun tipo di controllo. A ripensarci oggi stare a quell’età, dopo essere arrivato dalla Calabria, in una città così grande puoi fare quello che vuoi senza regole ed è più facile perdersi che trovare la strada giusta”.
DANIELE CACIA: "DA PICCOLO ERO UN TIFOSO SCATENATO DELLA SAMPDORIA. NAINGGOLAN? UN FENOMENO FIN DA PICCOLO"
Nato nel 1983 Cacia si è appassionato al mondo del pallone fin da piccolo, vivendo gli anni gloriosi della coppia Vialli-Mancini della Sampdoria, di cui era follemente innamorato: “Ora simpatizzo Milan, Roma mi piace il calcio in generale. Da piccolo ero tifosissimo della Sampdoria e negli anni ’90 ho vissuto Vialli e Mancini ed ero praticamente malato dei blucerchiati. Poi ho un po’ perso quel grande tifo, ma seguo la squadra sempre con affetto”.
Lo stesso affetto con il quale ricorda Radja Nainggolan, il centrocampista dell’inter conosciuto ai tempi del Piacenza che già dimostrava doti in campo straordinarie “Ho giocato con Radja quando aveva 16 anni e si vedeva già che sarebbe diventato un fenomeno a Piacenza. Aveva qualcosa in più rispetto agli altri, si vedeva già che era molto eccentrico e stravagante. A livello di qualità era fortissimo. Anche Favilli, togliendo i problemi fisici, penso che sia un giocatore che possa arrivare a livelli importanti”.
DANIELE CACIA: "AL MIO RITIRO NON HO ANCORA PENSATO. MA NON MI VEDO DA ALLENATORE, PIUTTOSTO DA DIRIGENTE"
Sul capitolo futuro e sul ruolo che potrà rivestire nel mondo del calcio dopo aver appeso le scarpette al chiodo Cacia è sicuro, sulla data del ritiro invece ancora incerto: “Non lo so se sarà l’ultima tappa, oggi il calcio ti può dare certe cose e tra 20 giorni e un mese tutt'altro. Ho imparato a non focalizzarmi su un episodio ma di pensare giorno dopo giorno. E’ da quasi 120 anni che sono in questo mondo, il mio obiettivo è quello di continuare a rimanerci finché fisicamente mi accorgo di poter stare al passo dei ragazzi giovani”.
“Ho fatto solo calcio nella mia vita e il pensiero di uscirci mi fa un po’ paura. Ma mi piacerebbe rimanere in questo mondo ma a modo mio e con la mia testa e se dovessi pensare di vedermi in futuro dico dirigente piuttosto che allenatore. Mi vedo più a livello caratteriale da direttore”.
E guai a chiamarlo vecchietto, potrebbe stupirvi segnando ancora…