Serie C, la crisi delle toscane: cosa non ha funzionato

L’epilogo è infelice: la Serie C saluta quattro realtà toscane. Forse qualcuno se lo aspettava, forse qualcuno un po’ di meno. Ma Arezzo, Lucchese, Pistoiese e Livorno dovranno ricostruire dalla Serie D tutto un percorso. C’era chi aveva ambizioni diverse, ma il viaggio al centro della crisi non ha origini estemporanee.

 

 

AREZZO: probabilmente, la retrocessione della società di Gentile è quella più inaspettata di tutte. Ultimo posto nel Girone B nonostante investimenti pesanti, sia a livello di organico, sia a livello di società e staff. A metà stagione, era stato anche promosso Roberto Muzzi: dal settore giovanile alla direzione dell’area tecnica, per risollevare le sorti del club. Con lui, come allenatore, era arrivato Roberto Stellone, che si era rimesso in gioco con un curriculum davvero importante. E invece, nonostante gli sforzi, il giro non è avvenuto: 19 punti in 19 gare, con 28 gol subiti contro 21 segnati. Troppo poco.

 

 

LUCCHESE: dopo un solo anno di Serie C, la squadra allenata nelle ultime partite da Di Stefano è costretta ad arrendersi. Non era facile trovare la salvezza, troppe cose sono andate storte. Tanti cambi in panchina (tre esoneri: Monaco, Lopez, quindi proprio Di Stefano) e retrocessione diretta con 31 punti in 38 gare. Era stato un bel sogno, il passaggio in Serie C. Purtroppo, si è trasformato in un incubo.

 

 

PISTOIESE: girone A, come la Lucchese. 31 punti, come la Lucchese. Solo che la Pistoiese partiva con tutte altre ambizioni. E forse, non c’è stata abbastanza pazienza di aspettare. In panchina, per il nuovo progetto, era stato chiamato Nicolò Frustalupi: l’ex vice di Mazzarri, alla sua prima da primo allenatore, tornava a casa sua. E si è subito ritrovato con molti problemi da gestire. Troppi. La squadra non era completa e si è visto. Forse non è stata l’inesperienza (relativa, visto il curriculum da vice) di Frustalupi a essere il problema: con più tempo a disposizione, sarebbero arrivati risultati migliori. Perché nemmeno i due allenatori che lo hanno succeduto (Riolfo e Sottili) sono riusciti a incidere. La poca qualità della rosa è stata purtroppo decisiva.

 

 

LIVORNO: la terza toscana del Girone A che saluta, con grande tristezza e rammarico, la Serie C. Fino a pochi anni fa, del Livorno si parlava tanto come realtà quanto meno da B. Ora è cambiato tutto: tra trattative societarie mancate e stipendi non pagati, la difficoltà di tenere in piedi un gruppo è stata davvero altissima. Non a caso, è arrivato addirittura l’ultimo posto, con 34 punti conquistati a cui ne sono stati tolti 5 di penalità. Ultimo posto a 29. È l’epilogo più triste di una realtà che ha bisogno di ritrovare prima di tutto se stessa. Ripartire sarà dura, ma magari anche propedeutica a un futuro decisamente migliore. Che una piazza come questa, merita da sempre.

Google Privacy