Ramos e il Siviglia: 18 anni dopo di nuovo insieme nel ricordo di Puerta
"Non aveva senso andare altrove senza venire qui, era un debito che avevo nei confronti di mio padre, di mio nonno, del Sevillismo e di Antonio Puerta". Con queste parole, Sergio Ramos ha spiegato la sua scelta di tornare al Siviglia, diciotto anni dopo il suo addio con destinazione Real Madrid.
Non ci sarebbe molto altro da aggiungere, sembra aver già detto tutto lui, Sergio. Casa, famiglia, tifosi e un vecchio amico che purtroppo non c'è più: gli ingredienti perfetti per un romantico ritorno. Ma c'è di più. Sì, perché la storia tra Ramos e il Siviglia non è così semplice come potrebbe sembrare. Lui, che neanche ventenne ha lasciato il club del suo cuore per trasferisi al Real Madrid, è sempre rimasto molto legato al Siviglia, ma non tutti i tifosi rojiblancos sono rimasti affezionati a lui.
Da Siviglia a Madrid per entrare nell'élite del calcio
Andiamo per gradi. Nato nel 1986 a Camas, ad appena venti minuti di macchina da Siviglia, nel 1996 il piccolo Sergio entra nel settore giovanile del club biancorosso, la sua squadra del cuore e della sua famiglia. Dopo due stagioni nel Siviglia Atletico (la seconda squadra del club), nel 2003 viene promosso in prima squadra. Nel 2004, ad appena 17 anni, esordisce in Liga con la maglia rojiblanca.
In poco tempo diventa un titolare della squadra e in appena due stagioni colleziona 50 presenze e 3 gol, preludio di un feeling speciale (e insolito per un difensore) con la rete. È l'estate del 2005 e Sergio è da tutti considerati uno dei prospetti più interessanti del calcio spagnolo ed europeo. Il Real Madrid decide puntare di lui e spendere ben 25 milioni per portarlo nella capitale. È il momento del grande salto per il giovane Sergio, che sceglie di lasciare la squadra del suo cuore per trasferirsi nel club più importante della Spagna.
Il resto è storia nota. Sedici stagioni con la maglia dei blancos, più di 600 presenze, 101 (centouno!) gol - non proprio pochi per un difensore - e ventidue trofei. A tutto ciò aggiungiamo due Europei e un Mondiale vinti con la Spagna. Sei anni capitano del Real Madrid e quarto giocatore di sempre per numero di partite giocate. Statistiche e numeri che raccontano la grande carriera del difensore spagnolo, che nei suoi anni da dominatore al Real Madrid non ha mai dimenticato il suo primo amore: Siviglia.
Durante i festeggiamenti delle tante coppe vinte, Sergio ha sempre la bandiera dell'Andalusia con sé, un omaggio alla sua terra e alla sua gente. Ma come lui non ha mai dimenticato Siviglia, anche i tifosi rojiblancos non hanno mai dimenticato il suo addio.
I fischi e gli insulti della sua gente
Nelle tante sfide da avversario al Ramón Sánchez-Pizjuán, lo stadio deli Siviglia, i tifosi di casa non hanno mai mancato di sottolineare la loro delusione e rabbia nei confronti del grande ex. Fischi, insulti e polemiche, le partite giocate da Sergio a Siviglia, nella sua Siviglia, non sono mai state banali.
Due i casi più eclatanti. Il primo nel 2015: Sergio viene sostituito e al momento del cambio lo stadio lo ricopre di fischi. Lui, deluso, si siede in panchina scuro in volto. Nel post partita, però, tende la mano alla sua gente giurando amore eterno al Siviglia: “Quando mi farò seppellire, vorrò nella mia tomba una bandiera del Real e una del Siviglia”.
Una dichiarazione d'amore che non è però bastata a riportare la pace tra i tifosi del Siviglia e Ramos. Due anni più tardi, sempre Ramón Sánchez-Pizjuán, Sergio viene fischiato e insultato da alcuni tifosi di casa per quasi tutta la partita. Nel finale della gara l'arbitro assegna un rigore per il Real, che Ramos trasforma con un bellissimo cucchiaio. Tanto bella la trasformazione, quanto polemica l'esultanza: Sergio indica il suo nome sulla maglia e poi il settore che lo aveva preso di mira per tutta la partita.
Nel post partita spiega il suo gesto: "Non ho mancato di rispetto a nessuno. Ho chiesto scusa a Soria, il portiere, ma non ero da biasimare. Non posso essere tifoso di una sezione di pubblico che ha insultato me e mia madre dal primo minuto. Sopporto gli insulti a me, ma non quelli a mia madre. Questa sarà sempre casa mia, ma sono il capitano del Real e devo fare il meglio per il mio club. Vorrei essere accolto in maniera diversa. Rakitic e Dani Alves vengono trattati come degli Dei quando tornano in questo stadio. Io decisamente no".
Sergio Ramos torna a Siviglia nel ricordo di Antonio Puerta
Ma arriviamo ora ai giorni nostri. Dopo due stagioni in Francia, al PSG, Ramos ha detto no ai soldi dell'Arabia Saudita e della Turchia per tornare a casa, nella sua Siviglia. Diciotto anni dopo Sergio tende la mano alla sua gente e il motivo è tutto spiegato nelle sue parole rilasciate a Marca: "Sono emozionato, sì, è un giorno speciale, tornare a casa è sempre un giorno speciale. È da qualche mese che aspetto questo momento, ma sono felice di essere tornato e di essere pronto a iniziare il prima possibile. Non vedevo l'ora di tornare a casa, non aveva senso andare altrove senza venire qui, era un debito che avevo nei confronti di mio padre, di mio nonno, del Sevillismo e Antonio Puerta".
Sergio torna a casa, la sua casa e quella di Antonio, il suo storico amico. I due sono cresciuti insieme nel settore giovanli del Siviglia, Sergio ha poi scelto di fare il grande salto e andare al Real, Antonio no, voleva diventare una bandiera del Siviglia. Scelte diverse, persone diverse, ma legate per sempre. Sergio non ha mai dimenticato Antonio (scomparso il 28 agosto del 2007). Per Antonio, Sergio ha sempre indossato il numero 15 con la nazionale spagnola e ora, anche per Antonio, Sergio torna a Siviglia. Sergio torna a casa.
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