Scoprirsi grandi: la Croazia di Dalic che incanta i Mondiali

Doveva essere la notte bianca di Leo Messi, ma ad illuminare il cielo sopra Nizhny Novgorod è stata la Croazia.

Per trovare il modo di fermare La Pulce e mettere in crisi l’intera offensiva argentina, Zlatko Dalic aveva scelto due assistenti d’eccezione, individuando nel compagno blaugrana Ivan Rakitic e nel rivale madrileno Luka Modric le chiavi del successo croato, e dopo una serata che entra di diritto nella storia sportiva della nazione, il c.t. può dirsi decisamente soddisfatto.

A scrivere il primo capitolo di un thriller pronto a dominare le classifiche come best seller non poteva che essere il più inaspettato del talentuoso attacco croato, quell’Ante Rebic che in Italia si è fatto notare per le esperienze a Verona e soprattutto a Firenze. Proprio la maglia viola, nonostante un rapporto complicato contraddistinto da svariati addii a titolo temporaneo, è rimasta nel cuore dell’attaccante ora all’Eintracht Francoforte, tanto da portarlo ad indossare i parastinchi fiorentini già dalla gara d’esordio con la Nigeria. Proprio in Bundesliga durante l’ultima stagione c’è stata una vera e propria rinascita per il classe ’93, che in patria venne forse prematuramente indicato come erede di una leggenda del calcio croato come Alen Boksic, mostrando tutto il proprio potenziale nella cavalcata verso la vittoria della Coppa di Germania, riportando un trofeo al club esattamente 30 anni dopo l’ultimo successo.

Se il protagonista del primo atto difficilmente poteva essere previsto - nonostante un aiuto che sta diventando purtroppo una costante delle partite di Caballero - era pronosticabile che a condannare definitivamente l’Argentina di Sampaoli fosse la coppia di assistenti scelti da Dalic nei giorni precedenti alla gara, talenti di un centrocampo che poche nazionali al mondo possono ad oggi eguagliare. “Pirlo è il calciatore più importante per l'Italia. Modric però è anche meglio”, diceva questo del numero 10 l’allora c.t. Bilic nel 2012, quando durante i gironi si sarebbe trovato di fronte il Maestro pochi mesi prima di diventare il fulcro del centrocampo del Real Madrid. Un paragone che all’epoca spiazzò in molti, ma che a distanza di sei anni non sembra più poi così fuori luogo.

Il ruolo di outsider è oggi più che mai stretto a questa Croazia, capace di mettere in campo una squadra piena di talento in tutti i ruoli e che finalmente ha raggiunto una maturità calcistica tale da poter dire la sua in maniera importante contro qualunque avversaria. Il prossimo passo sarà superare anche una vecchia conoscenza come l’Islanda, che lo scorso novembre aveva costretto i croati alla gara da dentro o fuori con la Grecia, prendendosi quella vendetta che il destino ha voluto concedergli con la sicurezza di un posto negli ottavi.

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