A tutto Schelotto dai tatuaggi alla voglia di ricominciare a correre: “Aspetto un’occasione, non vedo l’ora di tornare in Italia” 

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I tatuaggi lo dipingono dalla testa ai piedi e lo raccontano meglio di ogni altra parola. Ezequiel Schelotto infatti ne  ha tanti, tantissimi, tra ricordi e date da immortalare. Una su tutte il derby di Milano, riacciuffato da un suo gol di testa al primo pallone toccato. “Galgo se segni contro il Milan domani te lo tatui”. Scommessa rispettata, con un grazie speciale all’amico Ricky Alvarez che fu profetico. “È una di quelle cose per cui la gente ti ferma per strada”. Frammenti sparsi che ti porti dentro per la vita. 

 

 

Oggi se passeggia per le vie di Buenos Aires e sente chiamare ‘Galgo’ si gira con un sorriso. Gli vogliono bene tutti e in Italia ha lasciato un ottimo ricordo ovunque sia andato. “Cesena, Atalanta, Sassuolo, Parma, Inter e Chievo. Sono arrivato nel vostro Paese che ero un bambino, oggi sono un uomo e sono pronto a tornare. L’Italia è la mia seconda casa, non vedo l’ora di poterci giocare di nuovo. Aspetto un’occasione”. Schelotto è così, dribbla le domande e va dritto al punto. “Mi sento bene, sono in grande forma e aspetto una chiamata”. Ora è al Racing, ha recuperato da un infortunio e sogna di poter tornare dove tutto è iniziato.  

 

 

 

Già, perché per Ezequiel l'Italia vuol dire casa. Tanti ricordi, aneddoti e addirittura una convocazione in azzurro prima dell’Europeo del 2012. Al tempo aveva 23 anni, oggi ne sono passati dieci ma la voglia è rimasta la stessa. “Davvero eh non lo dico per dire, forse ancora di più di prima. Mi sento un giocatore maturo. Non mi importa che sia A o B, vorrei un progetto in cui sentirmi coinvolto e potermi mettere in gioco”. 

 

 

El Galgo di cose da raccontare ne ha tantissime, ogni tappa della sua carriera ha un capitolo a se di cui parlare. Tanti compagni forti e insegnamenti che ti restano. “Ti racconto questa. All’Inter uno in dei primi allenamenti per fare bella impressione scelgo di andare al campo con grande anticipo. Arrivo e c’erano già tutti. Da Zanetti a Milito, Stankovic, Samuel e Cambiasso. Tutta gente che due anni prima aveva vinto il triplete, eppure continuava ad avere la stessa fame di sempre”. Lezione ricevuta a pieno, di quelle da cerchiare in rosso e non dimenticare mai. “Avevano un’umiltà incredibile, ho imparato che fare il calciatore non vuol dire solo allenarsi ma arrivare prima, avere cura di sé e del proprio corpo”.  

 

 

 

All’Inter lo spogliatoio era pieno di campioni. “Non mi voglio scordare nessuno, dovrei farti venti nomi”. Con un ricordo in particolare. “Tra i fenomeni di quella squadra va citato anche Cassano. È il numero uno, sopra la media. Poi anche in spogliatoio, quante risate e quanti scherzi! Mi piaceva perché è diretto, sincero e ti dice sempre quello che pensa. Voleva sempre la palla e se non gliela davi si incazzava. Antonio è così, lo devi saper prendere”. Anche in campo c’era intesa. “Mi diceva ‘Galgo tu corri e vai nello spazio’. Lui te la dava sempre dove volevi. Se vedi il 4-2 contro il Milan andò proprio così. Due gol suoi e due assist miei, loro davanti avevano Kakà e Balotelli, ma noi andavamo a duemila”. Cose che ti rimangono dentro.  

 

 

 

Adesso l’obiettivo numero uno è rimettersi in gioco, dimostrare di essere ancora pronto a dire la sua. "Spero in un progetto che mi convinca e in cui tornare a essere protagonista”. Poteva andare a Torino o al Cagliari, adesso firmerebbe volentieri per restare nel nostro Paese. “La mia testa è già lì”. Schelotto non vede l’ora e ha tanta voglia di ricominciare a correre. Sul corpo c’è ancora posto per altri tatuaggi. 

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