Scaramantico, tifoso (del Catania), presidente della Vibonese. Caffo si racconta: “Invito Mihajlovic in Calabria a bere il mio Amaro del Capo”
Ai tempi in cui allenava la Sampdoria, i ristoranti dove Sinisa Mihajlovic andava abitualmente a cenare lo ritiravano direttamente dalla Calabria. Guai a non ritrovarsi un goccio di ‘Amaro del Capo’ nel bicchiere a fine pasto. “Ti dico un’altra cosa che in pochi forse sanno: Sinisa il mio amaro, prima ancora che a Genova, lo ha scoperto a Catania. Pensa che mio figlio una volta gliene spedì a casa anche qualche bottiglia. Anzi, approfitto dell’occasione per invitarlo in Calabria nella nostra distilleria a Limbadi (Vibo Valentia) così ne beviamo un bicchiere insieme”. Cin cin, salute. Il brindisi? Alla Vibonese, ovvio. Perché Pippo Caffo, oltre ad essere il produttore dell’ottimo liquore tanto gradito a Mihajlovic (“ma anche a Mazzarri e a tanti altri calciatori”) è il presidente della formazione calabrese adesso in Lega Pro.
“Siamo partiti benino (una vittoria, un pareggio e una sconfitta ndr), la nostra è una squadra giovane che può fare un buon percorso. Dopo che abbiamo avuto la certezza del ripescaggio in Lega Pro, ci siamo messi subito al lavoro con il ds Battaglia per costruire una rosa all’altezza: noi puntiamo prima di tutto all’aspetto umano, poi prendiamo in considerazione il lato calcistico. In passato è successo che io mettessi il veto su alcune operazioni perché magari ero venuto a conoscenza di vicende extracalcistiche che non mi piacevano”. Valori prima di tutto, il presidente Pippo Caffo è uomo dai principi saldi e dalle idee chiare: “Sognare aiutare a vivere. Per quest’anno l’obiettivo è la salvezza, ma la favola Vibonese è solo all’inizio: stiamo gettando le basi anche per il futuro”
Un futuro che affonda le proprie radici nella Sicilia a cavallo tra gli anni ’50 e ‘60, è da lì che nasce la passione di Caffo per il calcio. “Io – rivela il Presidente della Vibonese in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – sono catanese di nascita e calabrese d’adozione: ormai sono trapiantato in Calabria da 60 anni, ma il mio tifo per il Catania è lo stesso di quando ero bambino e scavalcavo le recinzioni per andare allo stadio: Sivori, Schiaffino… ne ho visti di giocatori eh! Senza dimenticare Vavassori: un grande portiere che ha avuto solo la sfortuna di commettere un grave errore in carriera. Pensa che emozione quando tornerò in Sicilia per affrontare il Catania da avversario”.
Memoria a prova di Wikipedia, passato a far da filo conduttore verso il futuro. “Negli anni scorsi tante squadre hanno richiesto la mia collaborazione, ma sai perché ho scelto la Vibonese? Perché quei colori, il rosso ed il blu, per me sono speciali, mi provocano un’emozione unica”. Rifletto qualche istante, provo a trovare una connessione. “Ma presidente, il Catania non è rossoazzurro?”. Risata, poi la replica: “Si vede che sei giovane. Oggi è rossoazzurro sì, ma quando io ero bambino le maglie erano rosse e blu! Capisci adesso?”. Capisco, capisco…
Sorridente, alla mano, sognatore. Scaramantico. “La domenica indosso sempre gli stessi vestiti, almeno finché le cose vanno bene. Poi cambio. E finché vinciamo guai a modificare itinerario: faccio sempre il solito percorso per arrivare allo stadio”. Una repulsione verso gli esoneri. “E’ successo solo due volte nel passato ed entrambe le volte sono retrocesso: all’epoca mi sono lasciato prendere la mano, ma adesso non accadrà più. Gli allenatori lo sanno e possono lavorare tranquilli”. Lui in questioni tattiche non si intromette, però “amo vivere la squadra e fare le trasferte in pullman con i ragazzi”. Che per Natale hanno già un regalo da scartare sotto l’albero: “Amaro del Capo per tutti, ovvio. A maggio, però, il dolce dovranno regalarmelo loro”. Impossibile dire di no ad un presidente così.