Saudi Pro League, storia e albo d'oro del campionato saudita

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L'inizio del prossimo massimo campionato di calcio saudita è alle porte, la Saudi Pro League promette spettacolo (e ascolti tv) come mai prima d'ora. Facile pensarlo, visto l'incredibile afflusso di calciatori di caratura internazionale arrivati dall'Europa già solo quest'estate. Già 42 in tutta la lega, tra cui giocatori di altissimo livello, e resta ancora tempo fino al gong della finestra di mercato previsto il 20 settembre.

Questo fenomeno, indubbiamente, porterà buona parte degli appassionati del Vecchio Continente a protendere almeno un occhio o un orecchio verso il campionato saudita, che si appresta a cominciare l'edizione più ricca di ascolti nella sua storia. Ma come si è evoluta calcisticamente l'Arabia Saudita? Chi ha fatto la storia di questo campionato e com'è progredito fino ai giorni nostri?

 

La nascita del campionato e il format

Prima del 1974, in Arabia Saudita non è esistito un campionato che unificasse realmente il Paese in ambito calcistico. Ha fatto eccezione la King Cup, ovvero la coppa nazionale (dedicata al Re) fondata nel 1957, la prima vera competizione a livello nazionale. Da quel 1974, però, dopo aver svolto unicamente tornei a livello regionale in un'Arabia Saudita molto più scarna e povera di come la immaginiamo oggi, si decise di fondare il proprio campionato nazionale.

Sì cominciò con sole otto squadre iscritte alla Lega, fino ad arrivare a un numero di 12 iscritte e alla creazione della Prima Divisione (seconda serie saudita) nel giro di pochi anni. Il format della competizione è cambiato varie volte nel corso di questi 50 anni, fino a evolversi definitivamente nel 2007, quando si decise di lasciar affrontare le squadre in un doppio girone all'italiana (il classico "andata e ritorno"). Dal 2017 il campionato saudita vede partecipare 16 squadre diverse, mentre dall'ormai prossima stagione 2023-2024 le squadre saranno 18.

L'albo d'oro della Saudi Pro League

Concentrandosi unicamente sulla Saudi Pro League, senza badare alla coppa nazionale (che ha comunque una valenza importantissima nel Paese) e al resto delle competizioni internazionali, delle 18 squadre che prenderanno parte al campionato che partirà l'ormai prossimo 11 agosto hanno vinto solamente in sette nella storia di questo campionato.

La tradizione più grande e vincente d'Arabia Saudita è quella dell'Al-Hilal, club sposato da Kalidou Koulibaly, Sergej Milinković-Savić e Ruben Neves quest'estate, che ha il doppio dei titoli conquistati dalle dirette inseguitrici: ben 18. A quota 9, appunto, le inseguitrici: due per l'esattezza, ovvero l'Al-Nassr di Cristiano Ronaldo - dove da oggi giocheranno anche Marcelo Brozovic, Sadio Mané, Seko Fofana e Alex Telles - e l'Al-Ittihad ultima campionessa d'Arabia Saudita, dove da quest'anno vedremo all'opera anche campioni come Karim Benzema e N'Golo Kanté.

 

Dopo il podio troviamo l'Al-Shabab, squadra che vanta 6 titoli, con un passato importante a livello nazionale (e non solo) ma che ora dovrà vedersela con i colossi sopracitati, nonché con l'Al-Ahli, che di titoli ne ha 3 ma che (seppur da neopromosso) punterà sicuramente la vittoria del quarto con i nuovi arrivi quali Roberto Firmino, Riyad Mahrez, Allan Saint-Maximin e Edouard Mendy. A chiudere il roster di squadre vincenti in queste 48 edizioni del campionato Saudita, troviamo l'Al-Ettifaq con 2 titoli che ora sarà guidato dal capitano Jordan Henderson in campo e da Steven Gerrard in panchina (entrambi due importanti ex Liverpool), e l'Al-Fateh che vinse il suo unico titolo nel 2013 (l'ultima delle "sette sorelle d'Arabia" a vincere il torneo). 

 

Il fondo PIF e Mohammad bin Salman

Una parentesi doverosa, anche per spiegare il fenomeno Arabia Saudita che ha colpito il calcio mercato europeo così prepotentemente quest'estate, va fatta sul fondo PIF e anche sulla figura del suo presidente. Mohammad bin Salman Al Sa'ud - appunto figlio di Salman (settimo e attuale Re d'Arabia Saudita) della storica e potente famiglia Al Sa'ud - è appunto il numero uno di questo fondo sovrano che vanta una ricchezza pari a 700 miliardi di dollari statunitensi. Questo fondo nacque nel 1971 con l'intento di operare per contribuire allo sviluppo dell'intero Paese, ovviamente attraverso varie fonti.

Dalla raffinazione del petrolio, ai finanziamenti su fertilizzanti, nell'industria petrolchimica ed elettrica, fino allo sport negli ultimi, con menzione speciale in tal senso per l'acquisto dell'80% delle quote del Newcastle United nel 2021 e del 75% delle quote rispettivamente di Al-Hilal, Al-Nassr, Al-Ittihad e Al-Ahli nello scorso giugno 2023, non a caso le quattro squadre che hanno speso di più finora in Arabia Saudita, aggiudicandosi alcuni dei migliori giocatori nel panorama europeo. L'operato di Mohammad bin Salman sarà assolutamente da monitorare, in quanto rischia di cambiare radicalmente il mondo (e il calcio) così come lo conosciamo. C'è il suo zampino dietro il rapido sviluppo calcistico dell'Arabia Saudita e si occuperà lui, con PIF (Public Investment Fund), anche dello sviluppo in svariati settori con il progetto Saudi 2030 che prende sempre più corpo con il passare del tempo.

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