Sassuolo, Acerbi: "Inter? Sembrava tutto fatto, ma la situazione si è complicata"
"Cerco la perfezione": dal dramma del tumore al riscatto in campo, Francesco Acerbi non è più una novità. Il centrale lombardo è uno dei migliori difensori del campionato italiano, forse un lusso per una squadra di medio livello, che ha ora si trova convolta nella lotta per non retrocedere. Il numero 13 spiega l'avvio difficile del suo Sassuolo:
"E' stato un avvio soft" - dichiara Acerbi nel corso di un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport - "E l’allenatore non c’entra. Abbiamo patito i carichi di lavoro maggiori rispetto al passato, ma adesso stiamo bene. Mi dispiace che Bucchi venga criticato perché è bravissimo. Lui e il suo staff hanno passione, voglia e conoscenze. Dobbiamo trovare dentro di noi le motivazioni per fare meglio. A Sassuolo si sta troppo bene ed è pericoloso perché inconsciamente rischi di non fare quello che potresti. Bisogna pensare in grande sempre, sennò ce ne pentiremo. Dobbiamo garantirci la salvezza in fretta e poi alzare l’asticella: mica possiamo accontentarci di arrivare quartultimi. La testa è fondamentale: senza le giuste motivazioni la stagione diventa un’agonia".
Modulo? A Francesco non interessa molto: "Il modulo magari sarà temporaneo. Anche lui ha iniziato col 4-3-3, poi è passato al 3-5-2 per dare compattezza. In campo vuole aggressività. Lascia libertà al giocatore che si muove dietro la punta e questo a Berardi dà fiducia e responsabilità. Tutti possono sganciarsi ma poi devono tornare e aiutare. Io sono un cavallo pazzo, giocando a tre dietro salgo molto più spesso. A volte è come se fossi un terzino, cerco di produrre superiorità numerica. Quello che non cambia è l’atteggiamento: do tutto e se perdo non riesco a dormire. Non sopporto gli alibi. Se l’avessimo persa saremmo dei polli. Ce l’abbiamo dentro e dobbiamo tirarla fuori. Ma tra qualche anno parleremo del Sassuolo di Bucchi così come ora giustamente ricordiamo il Sassuolo di Di Francesco".
Acerbi è stato vicino all'Inter: "Io avevo deciso di lasciare Sassuolo e con l’Inter sembrava tutto fatto, ma la situazione si è complicata e non ho capito perché. Poi sono arrivate le offerte di Zenit e Galatasaray. Io non avrei fatto la guerra al Sassuolo: ho ottimi rapporti con Squinzi e Carnevali. Alla fine ho deciso di restare e sono contento. Certo, quando alla tv vedo l’Inter mi dico: “Dovrei esserci io lì”. Ma questo mi dà anche un’ulteriore motivazione: voglio giocare benissimo col Sassuolo per meritarmi un grande club e dimostrare che non sono l’Acerbi del Milan. Sarei ancora lì se quell’anno avessi avuto la testa di adesso. Anzi, bastava una testa normale. Ho avuto i sensi di colpa quando facevo la chemioterapia: mi dicevo che ero stato scemo a sprecare quell’occasione. Ma poi ho capito che sono stato fortunato e che quell’esperienza mi ha fatto crescere. Ora so che non fallirò più, perché cerco la perfezione".
Il difensore lombardoindica anche il momento in cui scoprì che qualcosa non andava: "A Malaga: debuttai in Champions e sentendo l’inno non avvertii nessuna emozione. Adesso avrei i brividi. E quando vedo ex compagni come Vrsaljko, Pellegrini e Defrel giocare in Champions sono contento per loro e aspetto che anche per me torni quel momento". In chiusura d'intervista l'ex difensore del Milan parla della Nazionale: "Ventura ha chiamato un po’ tutti e me no quindi... Però l’esperienza in azzurro conConte è stata eccezionale. Lui mi ha dato tantissimo, una carica incredibile. Quella che io cerco di trasmettere al Sassuolo".