Santander, 'l'armadio' con l'espressione da duro idolo di Bologna
Grande e grosso. Tanto grosso da esser soprannominato in patria ‘el ropero’, ovvero ‘l’armadio’. A Bologna stanno imparando a conoscere e ad amare in fretta Federico Santander. Anzi, è già stato eletto vero e proprio idolo della tifoseria dopo una campagna acquisti senza nomi da prima pagina. A testimoniarlo il coro dedicato all’attaccante del Paraguay – primo paraguaiano della storia del Bologna – classe ’91, che da canto scherzoso si sta trasformando in realtà: “Che ce frega di Ronaldo noi c’abbiamo Santander, Santander”. Cantato ancor di più a squarciagola dopo i gol contro Roma, Udinese e Torino.
Tutti e tre segnati al Dall’Ara, davanti alla sua gente. Sì, perché Santander si ritiene e si riterrà per sempre uno di loro. Nonostante un aspetto rude da vero duro, il paraguaiano sa come farsi amare. Merito del suo essere un guerriero in campo con una garra fuori dal comune ma soprattutto di un carattere gentile e disponibile fuori. Ragazzo alla buona, Santander. Tutto campo, famiglia e… asado: la sua grande passione. Senza troppi grilli per la testa.
Un attaccante fisico, che fa del sacrificio per la squadra la sua qualità migliore: non certo elegante ma terribilmente efficace. Pensate che da giovane giocava a centrocampo, poi un compagno in attacco si fece male e così l’allenatore lo schierò in attacco. Fece gol e non lo tolsero più da lì. In tre stagioni in Danimarca, dove ha giocato anche in Champions e in Europa League, ‘el ropero’ ha segnato rispettivamente 14, 12 e 12 gol. Al Copenaghen ‘Santa’ era amatissimo, tanto che gli fu applicata una speciale Santander-cam in occasione della vittoria del titolo per riprendere tutti i festeggiamenti visti proprio con gli occhi di uno dei protagonisti.
Il Bologna ha deciso di puntare fortemente su di lui spendendo circa 6 milioni di euro. Rendendolo così di fatto il pezzo pregiato della campagna acquisti rossoblù. Un’operazione semplificata anche grazie a Mikael Antonsson, ex gloria del Bologna, che Santander ha avuto modo di conoscere in Danimarca e che non ci ha pensato due volte prima di consigliare Bologna all’attaccante.
Anche se forse l’Italia era nel destino del classe ’91. Da ragazzo infatti fece un provino con l’Inter primavera dopo un torneo di Viareggio, ma fu scartato. Arrivò in Europa solo nel 2010. In Francia, al Tolosa. Tuttavia l’adattamento non fu semplice e pochi mesi dopo tornò in Paraguay. Non riuscì ad ambientarsi come avrebbe sperato ma l’esperienza gli servì da lezione. Infatti, quando arrivò in Danimarca, cercò di imparare l’inglese più in fretta possibile per favorire il dialogo coi compagni. Ha avuto un insegnante per un lungo periodo e inizialmente attaccava piccoli post-it su tutto: 'frigorifero', 'forno' e tante altre parole inglesi sono state apprese così.
In Italia pare che si stia ambientando in modo ancor più rapido, con la moglie che l’ha raggiunto a Bologna appena terminato il ritiro estivo. Inoltre, la possibilità di essere allenato da un certo Pippo Inzaghi non può che avergli facilitato l’apprendimento. Santander non vedeva l’ora di rubare più ‘segreti del mestiere’ possibile ad un grande attaccante come l’ex Milan, suo idolo da bambino insieme a Ronaldo il brasiliano e Ibra. Ora le speciali lezioni di Pippo stanno iniziano a fruttare. Al Bologna e a Santander, grazie ai 3 gol messi a segno finora. Quell’attaccante grande e grosso che dalle parti del Dall’Ara stanno imparando ad amare in fretta.