La mano lunga della Red Bull, un’accademia da giro del mondo
La Untersberg-Arena - a meno di 10 chilometri da Salisburgo - è un vero paradiso, chiuso tra le vallate del distretto Salzburg-Umgebung e avvolto dall’aroma di pretzel, il vero gioiellino culinario della zona. Da un po’ di anni, però, Grodig non è solo una frazione di assoluta tranquillità a poca distanza dalla più ingombrante città di Mozart, ma è anche il vero cuore pulsante dell’Accademia Red Bull. Stadio di casa del Liefering, ospita anche i match della Primavera del Salisburgo, una squadra che è ormai cuore dell’Accademia del marchio austriaco, sempre più una certezza. Il caso più eclatante oggi sembra essere quello di Erling Håland, norvegese appena maggiorenne che già fa brillare gli occhi delle grandi d’Europa.
Ma i prodotti “fatti in casa” sono tanti: dal terzino Lainer - oggi al Borussia Mönchengladbach insieme a Rose - fino a Naby Keita e Sadio Mané, i quali sono campioni d’Europa con il Liverpool ma hanno avuto la fiducia del mondo Red Bull, che anche in Africa aveva provato ad allargare i suoi orizzonti senza (stavolta) troppo successo). Stessa attenzione, oggi, la merita pure Dominik Szoboszlai, che a 16 anni conosce il toro rosso e dopo la lunga trafila ora primeggia in Champions con i riflettori ben accesi su di lui.
Una filosofia che parte da lontano, un giro del mondo ma in molto più di 80 giorni. Il calcio è un amore sempre più evidente per Red Bull che negli ultimi anni ha messo radici in giro per il globo, diventando una vera e propria multinazionale del pallone. Lo si vede in Europa - con le gestioni del Lipsia, del Salisburgo, ma non solo - lo si vede in America e Sudamerica dove il toro rosso ha già puntato da anni le sue corna affilate. Il progetto è semplice: puntare sui giovani e provare così a stupire, diventare i globe-trotter del calcio a tutto tondo e forse anche abbattere i confini, un unico grande club pronto a fare investimenti e a passarsi la mano quando serve.
Jesse Marsch, che oggi guida il Salisburgo, ne è forse la prova più evidente: l’americano che ha recentemente esordito in Champions League è nato e cresciuto nel mondo Red Bull, da New York (altra roccaforte in Major League Soccer) fino all’Austria. Rimpiazzando su quella panchina un altro volto noto per il mondo Red Bull come quello di Marco Rose, cresciuto in famiglia e poi pronto a spiccare le ali verso la Bundesliga, che oggi guida con il Borussia Mönchengladbach. Una vera e propria famiglia allargata quella che è pronta a coltivare lontano i nuovi talenti e poi portarli nel Vecchio continente quando pronti a sfondare sul palcoscenico europeo.
È il caso della squadra Primavera del Salisburgo, a metà progetto vincente e a metà squadra professionistica: molti dei tesserati delle giovanili Red Bull, infatti, già giocano con la maglia del Liefering, altra squadra di proprietà del marchio che milita in Serie B austriaca, acquistata proprio per dare spazio e possibilità ai nuovi prospetti. Nuovi come nuovo è il volto del brasiliano Luis Phelipe, 18enne esterno che studia da Neymar, nato a San Paolo e cresciuto nel Red Bull Brasil, squadra creata nel 2007 e che da anni ormai è il serbatoio di talento su cui Lipsia e Salisburgo possono investire. Quello di Phelipe - che ha incantato nell’ultimo match di Youth League contro il Napoli - non è il solo caso, visto che nella stessa squadra figura anche il connazionale Nunes Silva, altro elemento scovato in Sudamerica e pronto a fare il salto dell’oceano. Due dei tanti giovani pronti a far impazzire il mercato europeo nei prossimi anni, due scommesse ancora da vincere per il toro rosso più famoso.
DI GENNARO ARPAIA