Martusciello, anima e cuore: la Salernitana ribalta il Cittadella: 2-1

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28 maggio 2017: l’ultima di Giovanni Martusciello da allenatore (eccezion fatta per l'interregno tra Sarri e Tudor alla Lazio), prima di tanti anni da vice di Sarri tra Juventus e biancoceleste. Un ultimo ballo che costò la retrocessione in Serie B all’Empoli, caduto in casa del Palermo con un risultato complessivo di 2-1. Ma si sa: ogni fine, in realtà, è solo un nuovo inizio. Sette anni dopo è tornato, più maturo, con idee di gioco più moderne, ma con la stessa anima di prima. Sofferenza, riscatto, anima e gioia. Quattro parole per descrivere la sua prima partita ufficiale in campionato da allenatore della Salernitana, la sua Salernitana, che ha dovuto ricostruire dalle ceneri di una stagione a dir poco disastrosa. E non era facile, soprattutto ripensando alla frattura quasi totale tra squadra, dirigenza e tifoseria. 

 

Anima e cuore

La prima di campionato della Salernitana di Giovanni Martusciello è la fotografia di ciò che non c’era stato a Salerno l’anno prima. Sofferenza, cuore e voglia di riscatto. Uno svantaggio nato nei primi minuti contro un Cittadella solido, rodato, che conosce a memoria la categoria, nel segno di Simone Rabbi. Attimi di sbandamento che sono costati cari, e che hanno tenuto fino all’ultimo Salerno e la Salernitana sulle spine. Eppure, l’anima dei granata non è mai venuta meno. Nemmeno quando, allo scoccare dei novanta minuti, sembrava ormai tutto perduto.

 

 

Un primo tempo pensato, di spinta, grinta e sacrificio, accompagnato da un secondo tempo un po’ più caotico, disordinato, alla ricerca costante del pari e della rimonta. Un’anima che, probabilmente, sarebbe emersa a prescindere dal risultato. Poi un cross in mezzo di Amatucci raccolto da Daniliuc di testa e uno stop e tiro di Simy deviato in rete da un difensore.

 

 

Un boato. L’Arechi, dopo un anno di sofferenza, torna a gioire, cantare e respirare. Uno scrittore diceva che  “non c'è meta troppo alta per chi vi si prepara con la pazienza”, ed è ciò che chiede Giovanni Martusciello ai suoi. Le rinascite non avvengono velocemente, ma bramandole e coltivandole con cura.

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