Ruben Amorim, fra Pep e Mou: lo Sporting cerca l'impresa contro il City
"Guardiola? Il miglior allenatore del mondo. Ma - e sono realista - possiamo batterlo. Abbiamo già fatto dei miracoli e possiamo ripeterci". Parola di Ruben Amorim, che stasera col suo Sporting allo stadio Alvalade di Lisbona sfida il Manchester City nell'andata degli ottavi di finale di Champions.
Chissà che oltre al realismo ci sia qualcosa di più, la convinzione di poter ripercorrere le orme di colui che Amorim considera un modello da seguire nel suo lavoro in panchina, vale a dire quel José Mourinho di cui è spesso considerato l'erede.
Gli inizi in panchina
Amorim è stato un ottimo centrocampista. Ha trascorso la maggior parte della sua carriera al Benfica, con cui ha raggiunto, sotto la guida di Jorge Jesus, una finale di Europa League poi persa ai rigori contro il Siviglia allo Juventus Stadium di Torino. Ha smesso molto presto, ad appena 32 anni, ed è sùbito diventato allenatore. Prima un'esperienza in terza divisione, al Casa Pia, che si conclude con una sanzione della federcalcio portoghese comminatagli per aver esercitato la professione senza possedere la licenza. Poi il passaggio al Braga B, l'ingaggio in prima squadra dopo l'esonero dell'allenatore in carica, un ottimo finale di campionato fino all'approdo sulla panchina dello Sporting nel 2020. Con lui in panchina, i "Leoes" tornano a vincere la Primeira Liga a diciannove anni di distanza. L'ultima volta era accaduto nel 2002, sotto la guida di quel László Bölöni che fece esordire in prima squadra Cristiano Ronaldo, peraltro coetaneo dello stesso Amorim.
L'ossatura della squadra
Le spina dorsale della squadra che nel 2020-21 ha infilato la striscia di imbattibilità più lunga della storia del calcio portoghese, 21 partite, è costituita dal portiere Antonio Adàn, dal difensore Sebastian Coates, e dal centrocampista Joao Palhinha. Un'ossatura che si fonda su centimetri e fisicità: Adàn ha ridato certezze dopo la partenza di Rui Patricio; Coates, uruguayano che non ha sfondato al Liverpool, è un'"arma impropria" sui piazzati offensivi; Palhinha in nazionale portoghese sta scalando le gerarchie, prendendosi quel posto di metodista che in passato è stato di William Carvalho, André Gomes o Danilo Pereira.
Ma se il 3-4-2-1 di Amorim, come da insegnamenti mourinhani, fa della solidità del reparto arretrato (soprattutto in patria) un caposaldo, la svolta in Champions League è arrivata grazie a giocatori di fantasia, come Pedro Goncalves, detto Pote, fantasista ventitreenne acquistato dal Famalicao e scelto come erede di Bruno Fernandes, e anche Pablo Sarabia, arrivato come esubero del Paris-Saint-Germain nell'affare che ha portato a Parigi il promettente esterno sinistro Nuno Mendes (classe 2002, svezzato proprio da Amorim). Oggi a sinistra il testimone di Mendes lo ha raccolto Matheus Reis, ventiseienne in prestito dal Rio Ave. A destra agisce invece Pedro Porro, spagnolo che affrontò l'Italia con la sua U21 nell'Europeo poi perso in finale dalla "Roja" contro la Germania, giocatosi proprio nel nostro paese.
Nel ruolo di centravanti si alternano il "movimentista" Paulinho, che Amorim si è portato con sé dal Braga dopo che in due edizioni dell'Europa League aveva messo a segno 7 reti, e il più "classico" Bruno Tabata. In campionato, lo Sporting non sembra in grado di ripetere il ruolino della scorsa stagione, ma è comunque in lotta per il titolo: dopo 22 giornate, si trova al secondo posto a 6 punti dal Porto, appena affrontato in una partita che i Leoes hanno terminato in 8 uomini, per via di una rissa che ha coinvolto il recidivo Pepe e gli scatenati Palhinha e Tabata, e che Amorim spera non abbia lasciato scorie negative nei suoi.
Il percorso in Champions
Il percorso nel girone di Champions era cominciato in salita per lo Sporting di Amorim, con le sconfitte patite contro l'Ajax (un netto 1-5 all'Alvalade) e il Borussia Dortmund (1-0 in Germania). La svolta contro il Besikas, a Istanbul: 4-1 con due gol pressoché identici di Coates, e poi Sarabia e Paulinho. Al ritorno, due settimane dopo, altri 4 gol, questa volta a 0, e soprattutto le prime marcature in Champions di Pote, che poi diventerà assoluto protagonista. Il match decisivo è quello del 24 novembre contro il Borussia: arriva un 3-1, una vittoria mai in discussione, frutto di un dominio territoriale e tecnico inaspettato. Segnano Pote (doppietta) e Porro, il Dortmund "retrocede" in Europa League e lo Sporting torna agli ottavi di Champions dopo 14 anni: l'ultima, e unica volta, era stata nel 2008-09 contro il Bayern Monaco, e la doppia sfida si era conclusa con l'aggregate di 12-1 per i tedeschi.
Amorim ha faticato prima di trovare l'assetto giusto per il suo Sporting, in questa Champions: è passato da un 3-4-3 la cui simmetria era garantita dal ruolo di esterno di Jovane Cabral, passato alla Lazio nel mercato di gennaio, al 3-4-2-1 che si fonda sugli scambi di posizione fra Pote, Sarabia e Paulinho. Anche in difesa, una linea a 3 molto aggressiva, l'equilibrio è stato raggiunto con un cambiamento tattico: posizionando il classe 2001 Gonçalo Inácio da braccetto di destra, dopo la terrificante prova contro Haller da centrale. La caratteristica dei tre difensori centrali (in rosa c'è anche Luis Neto, ex Siena e Zenit) non è certo la reattività, e potrebbero andare in difficoltà contro l'attacco mobile e velocissimo dei "Citizens". Un ruolo centrale ce lo avrà Palhinha, frangiflutti di una linea di centrocampo che rischia di essere sovrastata dalla qualità degli uomini di Guardiola, senza un'ottima prestazione del suo "bodyguard".
Fra Mourinho e Guardiola
Amorim diventerà questa sera il secondo allenatore portoghese più giovane della storia della Champions League ad allenare in un ottavo di finale dopo André Villas Boas. Il suo Sporting è una squadra che mescola esperienza e gioventù, e che rifugge dallo stereotipo solitamente associato alle squadre portoghesi: è una squadra che segna tanto, e che cura la fase difensiva. Nella formazione di Amorim ha avuto un ruolo fondamentale anche Jorge Jesus, alla guida dello Sporting in uno dei periodi più complicati della sua storia, culminato con l'aggressione dei tifosi ai giocatori nel 2018, ma anche uno degli allenatori portoghesi più influenti e vincenti degli ultimi anni.
Del suo maestro Amorim apprezza soprattutto la capacità di entrare nella testa dei suoi giocatori, e la maniacalità che ne caratterizza il lavoro settimanale: tratti distintivi che Jesus condivide proprio con Mourinho. Che con Amorim non ha mai lavorato, ma condivide il fatto di essere stato "acquistato" da un club che ne ha pagato la clausola rescissoria: è accaduto a Mou nel passaggio dall'Inter al Real Madrid dopo la notte del Bernabeu, è accaduto ad Amorim, approdato nel suo club attuale nel 2020 dopo una decina di partite sulla panchina del Braga, che gli erano bastate per battere le tre grandi di Portogallo e aggiudicarsi una coppa nazionale.
Se nell'urna di Nyon non si fosse verificato il colossale "pasticcio" che ha obbligato, in dicembre, alla ripetizione del sorteggio degli ottavi, Amorim avrebbe avuto l'occasione di tornare in quello Stadium in cui all'ultimo rigore crollò il sogno di vincere un trofeo internazionale, nel 2014, complice anche la celebre "maledizione" di Béla Guttmann, una scure pendente sui destini europei del Benfica. Invece gli è toccato "Pep", di cui Amorim disse, in un'intervista all'Expresso di qualche anno fa, di non voler replicare lo stile di gioco, per quanto ne conosca e ne apprezzi le radici storiche, a partire dal Milan di Sacchi e degli olandesi.
Emanuela Audisio ha usato una metafora più che calzante per definire la differenza fra Guardiola e Mourinho: "di fronte a un cerchio di fuoco, Pep ti spiega in base a quali leggi della fisica puoi passarci in mezzo senza bruciarti. Mou ti convince che, semplicemente, il fuoco non esiste". Ma al di là delle differenze ormai troppo spesso caricaturalmente connotate fra i due allenatori più influenti degli ultimi dieci anni, Mourinho e Guardiola hanno in comune il fatto di essere, per dirla con Luca Gotti, degli "animisti", cioè dei grandissimi ed efficacissimi motivatori. Ecco, da questo punto di vista, in una linea di continuità evolutiva con il pensiero applicato dei due maestri, si potrebbe collocare proprio lui, Ruben Amorim. Che da stasera intende rivelarsi al mondo.