Roy Essandoh, dal divano a quel gol in FA Cup: “Grazie al televideo”

La palestra “Physi-kal Fitness” a Cambridge è ancora chiusa. In Inghilterra non riapriranno ancora per un po’. “Faccio lezione online. Personal trainer a distanza, l’unica cosa che posso fare adesso”. Roy Essandoh è un ex calciatore, ha 44 anni e ci risponde su Zoom. Da lì oggi allena persone di ogni età.

“Qualcuno di loro conosce la mia favola, altri no. Non sono il tipo che tiene ritagli di giornale o foto di quel 10 marzo 2001”.

10 marzo 2001, Leicester: 20mila tifosi delle Foxes a tifare Golia contro Davide. Ancora non sanno che, in uno stadio costruito 200 metri più avanti, diventeranno immortali nel ruolo di Davide. Succederà 15 anni dopo, con un allenatore italiano che in quel 2001 ha da poco preso il posto di Vialli al Chelsea.

Quel giorno intanto sono pronti a fare a pezzi il piccolo Wycombe e il bomber preso dal televideo, che all’inizio parte dalla panchina. “La differenza era enorme, ma la storia della FA Cup insegnava a credere nei miracoli”. Dopo aver chiuso pari il primo tempo, a inizio ripresa succede l’impensabile: cross in area del Leicester e deviazione vincente del compianto Paul McCarthy, difensore quasi omonimo del numero due dei Beatles. Wycombe in vantaggio, Roy esulta dalla panchina. Per poco, perché qualche minuto dopo Muzzy Izet pareggia per il Leicester. “A quel punto l’obiettivo era arrivare al replay e giocarcela in casa. Mantenere il pareggio era già un’impresa”. E per farlo, Sanchez decide di affidarsi proprio a Roy Essandoh, che al 75’ fa il suo esordio in FA Cup.

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Tre minuti dopo il suo allenatore viene cacciato per proteste. La storia la vedrà da un piccolo televisore nei corridoi dello stadio. Perché al 91’, ecco la scena da Hollywood. Una sequenza che “continuo a rivedere alla moviola nella mia mente:  traversone che scavalca l’area, sponda di un mio compagno, prendo il tempo sul difensore, salto al momento giusto e quando colpisco il pallone di testa capisco subito che l’incredibile è successo. Poi solo rumore e felicità”.

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Essandoh ride rivedendo quelle immagini. Corre verso compagni di cui non conosce bene i nomi, poi si butta fra le braccia di tifosi che forse non sanno il suo. L’arbitro fischia la fine, Roy festeggia sul campo e corre negli spogliatoi. “Ricordo di aver chiamato mio fratello, mia mamma e i miei amici dell’high school. Erano tutti davanti alla tv. Mio padre invece era in Ghana, a lavorare in ospedale. Era tutto così surreale”.

Il contratto e zero gol: "Mai tornato a Wycombe"

Quel gol gli valse l’estensione di contratto fino a fine stagione. Non segnò più, neanche una volta. In semifinale contro il Liverpool, il Wycombe perse 2-1, con onore. Roy giocò gli ultimi venti minuti e l’unico trofeo fu la maglia di Sami Hyypiä, difensore finlandese del Liverpool. “Prima della partita venne a chiedermi del mio passato nel suo Paese. Tengo quella maglia incorniciata a casa di mamma, a Belfast”.

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Il Wycombe alla fine riuscì a salvarsi, anche senza le sue reti. In ogni caso quel gol di Leicester valse circa mezzo milione di sterline. A lui, come ai compagni, toccarono solo briciole. “Il bonus per il passaggio del turno era sui 1000 pound, nessuno credeva a quell’impresa”. A fine stagione se ne andò, senza rimpianti, ma lasciando una traccia mai dimenticata. Non sono mai tornato a Wycombe. Avrei dovuto farlo questo giugno per una partita di beneficienza, peccato. Spero che ci sia un’altra occasione”.

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Nella sua carriera non ci furono altri 10 marzo. Tante squadre cambiate a livello dilettantistico, poi la scelta di aprire una palestra e il ritiro. Ma quel gol è ancora un’icona, “perché è la dimostrazione che tutti possono realizzare il loro sogno. Serve crederci sempre e farsi trovare pronti”.

Perché in fondo tutti sogniamo di vivere un attimo come Roy Essandoh, il centravanti che - grazie al televideo - si alzò dal divano e sfiorò Wembley.

 

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