'Fatta in casa' ma non più europea. La Roma si consola (solo) con i giovani

Roma e Verona si erano lasciate, un girone fa, con un 3-2 gialloblù in rimonta alla prima di Tudor in panchina. Esattamante 5 mesi dopo, la rincorsa è chiamata a farla la squadra di Mourinho dopo un primo tempo non all'altezza delle ambizioni europee da quarto posto dei giallorossi.

Barak e Tameze in 20 minuti battono Rui Patricio e il Verona spiazza la Roma e gli oltre 30mila tifosi che hanno riempito lo stadio, per quanto consentito (capienza al 50%). Gli stessi che tifosi che hanno presto trasformato i cori in fischi, prima di un intervallo in cui stavolta era José Mourinho che doveva inventarsi e applicare la strategia migliore per rientrare in partita. La remuntada non è riuscita, il recupero sì. Due gol per un punto, l'unico conquistato in 180 minuti contro un Verona che si è confermato squadra prolifica, in forma e ora a soli 3 punti da quota 40. 

 

 

La Roma di punti, invece, ne ha 41 e per quanto in questa stagione con Mourinho si possa essere riscoperta giovane e 'fatta in casa', al momento non è più europea: fotografia del settimo posto in classifica. 

L'unica consolazione arriva dai primi gol di Volpato e Bove in Serie A. Diciotto e 19 anni. Lampi di Primavera che hanno raddrizzato la prima partita del nostro campionato in cui sono andati a segno due giocatori nati dal 2002 in avanti. Una generazione che lo scudetto giallorosso del 2001 non l'ha nemmeno vissuto. 

 

 

Volpato: "Totti come un fratello, Maradona il mio idolo"

Primavera 'saccheggiata' da Mourinho, visti i 9 indisponibili tra i big, ma Volpato per Alberto De Rossi era un'assenza annunciata. Doppio giallo contro il Sassuolo, squalificato, via libera ancora più deciso verso la prima squadra e - soprattutto - verso il primo gol in Serie A.

"Sono molto contento di aver segnato oggi ma mi dispiace per il pareggio - ha detto nel post gara a DAZN -. Sono entrato per provare a cambiare la partita. Le indicazioni di Mourinho prima di entrare? Mi ha detto: 'Gioca semplice e prova a fare l'ultimo passaggio'. Alla fine ho fatto gol". Nato e cresciuto in Australia, alla Roma da 2 anni. E non con una maglia qualunque, ma con quella #10 che (tra i grandi) non ha indossato più nessuno dall'addio al calcio di Totti. "E' come mio fratello, mi dà sempre consigli - parole da assistito, visto che è parte della famiglia della CT10 -. Il mio ruolo è trequartista da sempre ma posso giocare anche da numero 8.

Mourinho? E' un allenatore top, ha vinto tutto. Il mio obiettivo quest'anno era debuttare in prima squadra. Ero emozionato anche solo per quei due minuti, mi sono innamorato e anche oggi quando sono entrato ho provato sensazioni molto forti. Il mio idolo? Maradona".

 

 

Bove: "Non è una nuova Roma"

"E’ una grande emozione il primo gol ma c’è rammarico per il risultato, volevamo fare di più". Così Edoardo Bove ha iniziato a raccontare il suo Roma-Verona. Agrodolce per lui come per Volpato; ma che gioia il primo gol all'Olimpico per lui che l'esordio in Serie A l'aveva già vissuto la stagione scorsa e grazie a Fonseca.

"Cosa ci ha detto Mourinho all’intervallo? Nulla in particolare ma è cambiato l’atteggiamento - ha proseguito ai microfoni di DAZN - siamo stati più aggressivi e siamo riusciti a recuperare una partita che si era messa male. Il mio gol? Da lì un portiere si aspetta un cross o una palla sul secondo palo. Allora ho pensato di tirare sul primo palo.

Il primo pensiero dopo il gol? Quando cresci in una squadra da quando sei nato, il primo pensiero è ai genitori che hanno fatto di tutto sempre per me per farmi trovare qui. Una nuova Roma? Non lo definirei così ma tutti ci aiutano a crescere, c’è un buonissimo clima. E se cogliamo l’opportunità, prendiamo quello che l'allenatore ci concede". Anche a gara in corso, talvolta con il peso di provare a cambiare una partita sotto di due gol. E cambiare, in parte, l'umore di uno stadio stordito da due gol presi nel giro di 20 minuti. Anche se per l'Europa al momento questa scossa non basta.

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