Viaggio alle origini di Luca Pellegrini: così è nata una stella
Seduto su un muretto del campo della ‘Nuova Tor Tre Teste’ Luca Pellegrini aveva già capito il suo futuro: “Mi’ te devo dì una cosa: quando sono venuto qui ero un ragazzino un po’ pienotto e bravo solo con il sinistro. Adesso sono un giocatore’”. Mister Mastropietro ha quasi gli occhi lucidi quando ricorda quel momento: “Mi ha riempito di gioia, quelle sono parole che ti rimangono dentro”. Prima la Lodigiani, poi la Roma dall’’86 in poi prima di passare alla Nuova Tor Tre Teste. Mastropietro ne ha allenati tanti: Gorgone, Amelia, Stellone. Soprattutto Totti: “Una cosa accomunava Francesco e Luca: la voglia e la consapevolezza della loro bravura- racconta Mastropietro a Gianlucadimarzio.com - venivano un’ora prima, se ne andavano dopo e recepivano al volo quello che gli dicevo. Erano un esempio in questo”.
Luca aveva dieci anni e la Roma aveva superato la concorrenza della Lazio. Tutti in fila per quel talento sbocciato alla ‘Nuova Tor Tre Teste’, a Roma est, a due passi da casa Pellegrini. Società storica, di quelle che lanciano talenti e vincono trofei: “Guardi quelle tre coppe, rappresentano lo storico ‘triplete’ Giovanissimi, Allievi e Juniores, tutte in trionfo lo stesso anno”, ci dice orgoglioso Alessio di Bisceglia, presidente della Tor Tre Teste. Lì è cresciuto Luca Pellegrini, 19 anni e un futuro da predestinato. Due anni fa la convocazione di Spalletti, quest’anno il salto definitivo: esordio in prima squadra in campionato e Champions e prima volta dal 1’ con l’Empoli. Da queste parti però non è una sorpresa: “Quando passò alla Roma gli dissi ‘ci metterai una settimana a convincere tutti’. Era un leader già da bambino”, racconta Fernando Mastropietro.
Corsa spaventosa, destro, sinistro, tiro potente. Luca faceva la differenza già a quell’età: “Era un bambino coraggioso: nelle scelte in campo, nelle giocate che faceva. In allenamento era sempre il primo a proporsi. Appena arrivato voleva giocare davanti, si sentiva un’ala sinistra. Noi invece pensavamo dovesse giocare più in mezzo, toccare più palloni”. Una crescita continua. La personalità però è rimasta sempre la stessa: “Comandava già all’epoca la difesa come lo ha fatto ad Empoli. Era un leader e lo è ancora. Ha la spavalderia giusta per fare la cosa giusta al momento giusto, non si tratta di presunzione”.
Ora Luca si ispira a Maldini e sogna Bale. In estate lo volevano United, PSG e Juve ma ha scelto la Roma anche per i tifosi, che lo hanno sempre sostenuto dopo il brutto infortunio. Non si è mai montato la testa, è rimasto sempre un ragazzo semplice. Esce ancora con gli amici storici, preferisce le cene alla discoteca e quando può fa un salto alla Tor Tre teste per salutare presidente e mister.
Sempre umile: merito di papà Mauro e forse anche di un episodio che risale a qualche anno fa: “Durante un torneo importante, in una partita contro l’Udinese ha avuto un atteggiamento che non mi è piaciuto- ricorda Mastropietro - così l’ho tolto dal campo e gli ho spiegato il motivo. Uscito lui l’Udinese ci stava prendendo a pallonate. E’ stato fuori 5 minuti. Nel momento in cui stava rientrando ci siamo guardati ed aveva uno sguardo diverso: in campo è entrato un ragazzo nuovo, uno che voleva veramente fare il calciatore”.
In quel torneo c’era anche la Roma. E Muzzi. Che lo segue da tempo, lo vede in azione e lo vuole con sé. Questione di giorni, una stretta di mano e Luca Pellegrini passa alla Roma: “Lo voleva anche la Lazio, ma visti gli ottimi rapporti che avevamo con Bruno Conti, in accordo con la famiglia, abbiamo preferito portarlo alla Roma - rivela Alessio Di Bisceglia, presidente della Tor Tre Teste- con coi è stato due anni, quando ancora il calcio è solo divertimento, il percorso vero l’ha fatto poi in giallorosso”. Dove è diventato grande. A volte però al campo della Nuova Tor Tre Teste ci torna ancora, e magari si mette gambe penzolanti su quel muretto e pensa a quando ha deciso di diventare un calciatore.
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