Roma, De Rossi: "Contro l'Inter servono coraggio, intelligenza e conoscenza"

Dopo la vittoria contro il Cagliari, la Roma si prepara per tornare in campo. All'Olimpico infatti arriva l'Inter di Simone Inzaghi per la ventiquattresima giornata di campionato. Fischio d'inizio in programma alle 18:00 di sabato 10 febbraio. Daniele De Rossi accoglie i nerazzurri sulla scia di tre vittorie consecutive.

Alla vigilia della partita, De Rossi è intervenuto in conferenza dalla sala stampa di Trigoria per presentare la gara: "Come si gioca questa partita? Col coraggio dei giocatori forti, noi siamo pieni di giocatori forti. Coraggio, intelligenza, conoscenza. Ogni squadra è battibile, ma sappiamo quanto è forte la squadra che affrontiamo. Si alza il livello, è una squadra abituata a tenere in pugno la palla. Siamo consapevoli di affrontare una squadra molto forte, ma siamo consapevoli della nostra forza e di poter fare una grande partita".

 Roma, la conferenza stampa di Daniele De Rossi

Poi, De Rossi ha parlato della sua assenza al funerale di Giacomo Losi, scusandosi nuovamente per non esserci stato: "Parlo a nome mio, non ho chiesto quando era il funerale. È un mio errore, me ne prendo la responsabilità. Mi dà fastidio, non è una questione di ruolo, è una questione di rapporto che avevo con lui. Il figlio sa benissimo che rapporto c'era. Mi dispiace tanto non averlo salutato. La distrazione è grave perché c'era un rapporto umano. Io non ero impegnato, ero a casa,  ho aperto un social e ho visto le foto e mi sono detto 'non ci credo'. Ho chiesto scusa al figlio, credo sia quello l'importante. Sono stato disattento, ho chiesto scusa e credo debba finire lì".  

L'allenatore giallorosso si è poi soffermato su Lukaku, grande ex della partita: "Io cerco di scindere l'aspetto emotivo da quello calcistico. Io parlo alla testa e al cuore della persona e del giocatore. A me basterebbe facesse la partita fatta contro il Cagliari, perché ha fatto una grande partita. Se continua a tirare 5-6 volte a partita, segnerà tantissimi gol secondo me. Non è un ragazzino, saprà gestirla. A volte contro la tua ex squadra fai grandissime partite e altre volte fai fatica, ma è normale quando giochi contro grandi squadre". 

De Rossi ha poi parlato delle poche vittorie ottenute dalla Roma negli ultimi scontri diretti: "La casualità nel calcio non esiste, non ci credo. Non posso commentare scontri diretti in cui non c'ero. I numeri parlano ed esistono, ma noi vediamo come andiamo domani. Quando giochi contro squadre forti, ci sta perdere e ci sta che loro giochino meglio di te. Però anche a rotazione, prima o poi toccherà anche a noi. L'Inter è tanto forte, il Milan è tanto forte, la Juventus sta tornando forte. Io sto cercando di far partire un percorso, che non so quanto durerà, però voglio far capire a questa squadra che anni fa queste partite si vincevano. Noi vincevamo contro l'Inter, contro il Milan, contro il Napoli... problemi di testa? Parliamo di giocatori che hanno giocato con il Manchester, campioni del Mondo, giocatori che hanno vinto un Europeo, una Copa America... sarebbe offensivo dire che ci sono problemi di testa. A volte nel braccio di ferro si può perdere, però non credo ci siano problemi di testa per questi giocatori, altrimenti non avrebbero fatto la carriera che hanno fatto e non avrebbero ottenuto i risultati che hanno ottenuto".  

L'ex centrocampista è poi tornato sulla sfida con l'Inter, che in carriera ha già affrontato diverse volte: "Ci sono stati tanti anni in cui Roma e Inter si sono giocate scudetto e Coppa Italia. A parte qualche Coppa e una Supercoppa, hanno vinto sempre loro. Ho bei ricordi, era una sfida bella calda, ma c'è sempre stato rispetto. Mi dispiace non tornare a San Siro, che a parte il nostro è lo stadio più emozionante. Sarà bello ritrovare alcuni ragazzi con cui ho lavorato in Nazionale, sarà una bella sfida, come quelle del 2008-2010. Il nostro obiettivo è tornare a giocare queste sfide punto a punto e non a meno 20". 

L'allenatore si è poi soffermato sulle condizioni di Sanches e Smalling: "Renato è un elemento fondamentale, come tutti. Si stanno rimpicciolendo le distanze fisiche che Smalling e Sanches hanno con gli altri. Si allenano, la testa e la condizione stanno tornando. Sono giocatori che ancora non ho visto tanto sul campo, ma quello che ho visto mi piace e saranno importanti".  

De Rossi è poi tornato a parlare della mentalità con cui la sua squadra dovrà giocare, soffermandosi anche su El Shaarawy: "Affrontare una squadra che sta giocando e facendo meglio di te è difficile, serve rispetto ma anche spavalderia. Non siamo gli ultimi arrivati, siamo la Roma e giochiamo in casa. Troppo rispetto si trasforma in paura, servirà una partita intelligente. Ci saranno dei momenti di difficoltà domani, ne siamo consapevoli. Ci saranno 10-15 minuti in cui ci schiacceranno, ma non devono diventare 30, se no poi ci schiacciano. Non è una missione impossibile, possiamo vincere. Nella partita singola possiamo vincere, poi il campionato dimostra che non stiamo tenendo il loro passo. El Shaarawy lo conosco da tantissimi anni, sta avendo una crescita mentale. Era molto morbido, io mi ci arrabbiavo da morire, adesso è diventato un giocatore vero. Quando vedevo la partita da fuori, da tifoso, ogni volta che entrava avevo la sensazione potesse cambiare la partita. Mi piace moltissimo, come mi piace moltissimo Zalewski. Sono contento di questa coppia a sinistra, Nicola sta giocando meno ma credo in lui e può darci molto. Contro il Cagliari è entrato molto bene. Gioca Stephan? Mo' volete sape troppo (ride, ndr). Se ti dico se gioca o non gioca, capisci pure la formazione".  

De Rossi ha spiegato che la squadra è concentrata sulla gara contro l'Inter e non pensa alla sfida di giovedì contro il Feyenoord: "Siamo concentrati su questa partita. Sappiamo che quella con il Feyenoord è importante, ma metterò in campo la formazione migliore per vincere contro l'Inter. Non facciamo rotazioni in base alla partita successiva. Possiamo fare dei ragionamenti sulla lista, ma cambiamenti tattici non ne faremo". 

Infine, ha commentato l'etichetta di "predestinato", che alcuni giornali gli hanno dato: "Non lo so. Ho letto questi articoli del predestinato anche alcuni anni fa, poi però dopo l'esonero alla Spal in pochi pensavano che lo fossi. In pochi hanno deciso di prendermi, le porte sono rimaste chiuse, come era giusto che fosse dopo quei 4-5 mesi. Per me i predestinati non esistono. Un po' per caso mi sono ritrovato qui, dove vorrei stare tutta la vita, e farò il massimo. Essere qui può essere una casualità, mi fa affacciare con una parte del calcio che conosco meglio rispetto a dove mi trovavo l'anno scorso. Mi sento a casa mia, ma non penso alle etichette. Non so quanto durerà, ma questa avventura mi sta piacendo molto". 

Google Privacy