Acquafresca, una vita tutta curve: "Napoli e Inter, quanti sbagli. Ma non mollo"

La storia di Acquafresca è in un vocale su Whatsapp: “Scusa se ti mando un audio, sono in una strada piena di curve”. Tornanti in serie, tutti di fila, come quelli incontrati in carriera: “Ho sbagliato delle scelte, è stata colpa mia, mi aspettavo il massimo”. Spesso è arrivato il minimo.

Se la sua vita fosse un film sarebbe Sliding Doors di Peter Howitt, e al posto della metro c’è un pallone.

CHE FINE HA FATTO ACQUAFRESCA?

 

 

Robert si volta e vede il Cagliari, il “no” al Napoli di De Laurentiis, quel dialogo fitto con Mourinho dopo un Real Madrid-Levante del 2013, nella ‘pancia’ del Bernabeu. Custode di segreti e rimpianti: “Come dimenticarlo? Si ricordava di me, mi lasciò il suo numero di telefono. Un paio di scherzetti glieli ho fatti”.

Due ganci all’Inter tra andata e ritorno, poi un montante dal destino. Acquafresca ko nel suo momento migliore. A 21 anni aveva già segnato 24 gol in Serie A, oggi gioca in Svizzera nel Sion: “Il mio contratto scade a giugno, ho 31 anni e voglio un nuovo progetto. Sono ancora vivo”.

 

INTER, GIOIE E DOLORI

Sperando che stavolta la strada proceda dritta come nel 2009, quando Acquafresca - per tutti Bobo - poteva finire all’Inter dello Special One: “Mi chiamò Ausilio, la segretaria di Moratti mi consigliò perfino dove prendere la casa. Zona San Siro, c’erano Ibra e Cambiasso, vicino alla Pinetina”.

Niente di fatto: “Dopo qualche giorno Branca mi disse che erano cambiate delle cose. Sfumò tutto, ci rimasi male”. Papà interista come nonno, si chiude una porta e il portone non c’è. Tutto nella settimana di Cagliari-Inter, 24 maggio 2009: “Segno il gol decisivo, poi esulto come un pazzo. Ero pieno di rabbia, va bene così dai”.

Acquafresca lo dice con un filo di voce: “Avrei potuto fare di più, molto di più. Ma è andata così”. Dopo aver segnato 14 reti in Serie A finisce al Genoa, nel maxi-scambio che porta Milito e Tiago Motta nel futuro Inter del Triplete: “Io, Bonucci, Ranocchia e altri rientrammo nell’operazione, si può dire che ho contribuito al successo”. Stavolta sorride, anche se per il Genoa ha rifiutato il Napoli: “Non era la squadra di oggi, ma ricordo le chiamate di De Laurentiis. Dissi ‘no’ a parecchi soldi, ma avevo preso un impegno. Il Genoa giocava in Europa”.

Meglio ricordare il Cagliari: “I migliori anni della mia vita, sono stato benissimo, ormai sono un sardo acquisito”. Un piemontese in Sardegna: “Mia moglie è di Cagliari, siamo sposati da più di dieci anni, ci siamo conosciuti lì. Sono stato anche convocato dalla Nazionale sarda”.

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LA SCINTILLA CON ALLEGRI

 

 

Uno scrigno senza bivi, solo successi. Max Allegri in panchina: “Parliamo di un vincente, un fenomeno nella gestione del gruppo. Aveva la battuta pronta e sapeva trattare le situazioni”. Acquafresca insegna: “Nel 2008 gioco le Olimpiadi e la squadra va male, perdiamo le prime 5 partite. Negli spogliatoi abbiamo un confronto molto accesso, ma decisivo. Nella gara successiva, contro il Torino, entro a 10’ dalla fine e segno. È cambiato tutto”.

La scintilla: “Quel giorno Marchetti parò anche le mosche. Allegri mi diede fiducia, mi spronò, era molto contento. Fu una stagione storica”.

Nono posto, 53 punti, il primo Nainggolan: “Era già fortissimo”. Anche il primo Astori: “Ce lo ricordiamo spesso, anche con la mia famiglia. Mi figlia ha quasi due mesi ed è nata il giorno del suo compleanno, il 7 gennaio. Era una persona unica, speciale, soprattutto semplice”. Davide in difesa, Acquafresca in attacco con la 9. Il numero preso in ‘un’asta’ tra compagni di squadra, chiusa da Diego Lopez: “Robert, prendilo tu. Tira fuori gli attributi”. Scelta giusta.

 

ITALIA CALLING

 

 

Come la Nazionale azzurra: “Mia madre è polacca, negli anni ‘80 scappò dal regime di Jaruzelski. Avrei potuto scegliere di giocare per loro, Boniek mi chiamò diverse volte, incontrai anche i dirigenti della federazione. Nel 2012 organizzavano gli Europei”.

Meglio l’Italia però, da Alpignano - paese vicino Torino - all’Under 21. Terzo posto agli Europei del 2009: “Avremmo vinto a mani basse. C’erano Giovinco, Balotelli, Marchisio, una squadra fortissima. Perdemmo 1-0 con la Germania di Ozil, Khedira e Neuer. Presi due pali e una traversa, poi loro vinsero il titolo battendo l’Inghilterra 4-0”.

10 gol con l’Under 21, un altro a Buffon durante un’amichevole coi ‘grandi’. Un numero a Zola: “Ho avuto l’onore di essere all’allenato da lui e Casiraghi nell’U21. In partitella gli feci un tunnel, lui cercò di rifarmelo per tutta la partita e ci riuscì. Un fenomeno”.

 

CANCELLARE BOLOGNA

 

 

Sette anni fa l’ultimo gol in Serie A, 4 marzo 2012, 1-0 al Novara. Cinque anni da incubo al Bologna: “Speravo andasse diversamente, ogni sessione di mercato ero in partenza, non è stato facile. Donadoni mi ha lasciato fuori rosa senza un motivo. Devono ancora spiegarmi il perché di quelle scelte”.

A Napoli l’ultima gara in Serie A, 19 aprile 2016, stadio San Paolo. Quello in cui avrebbe potuto giocare: “Ci sono stati dei bivi in cui ho preso la scelta sbagliata, ho rifiutato anche la Cina. Ora non ci penso, quando torno a casa vedo la famiglia e sono felice. Sono partito da Alpignano, ho giocato in Serie A. In quanti l’avrebbero detto? Se mio figlio volesse diventare calciatore non sarei contrario. Non mi lamento, ho realizzato il mio sogno”. Nonostante una strada tutta curve.

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