Venerdì 17: riti, scaramanzie e amuleti nel mondo del calcio

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DI COSIMO BARTOLONI

Oggi è venerdì 17. Uno spauracchio per i superstiziosi di natura. Non sono pochi i protagonisti del mondo del calcio che per vari motivi hanno adottato, o adottano tuttora, dei veri e propri riti scaramantici prima di un incontro, o addirittura durante la partita stessa. Fasciature, foglie di basilico nei calzini, impermeabili gialli anche se splende il sole, magliette scaccia-spiriti e chi ne ha più ne metta. Per alcuni calciatori (e non solo) è impossibile fare a meno di questi amuleti.

GRAZIA DIVINA E OROSCOPO

Indimenticabile l’acqua santa portata in campo dal C.T. Giovanni Trapattoni ai mondiali del 2002. Dopo la partita contro il Messico dirà: “lo sapete che io sono credente, ma anche in messicani lo sono. Penso, però, che la mia acqua santa sia stata un’arma in più rispetto alle loro preghiere”. Per vincere Byron Moreno, tuttavia, sarebbe servito ben altro. Ancora più assurda la scelta del tecnico della Francia Raymond Domenech, noto per considerare l’oroscopo come fattore determinante per la scelta della formazione da schierare in campo.

SPIRITI E LAVATRICI FATTE TROPPO TARDI

E che dire delle scelte stilistiche dei calciatori e dei dirigenti. Vi ricordate il portiere del Messico ai Mondiali di USA ’94 con quelle magliette stravaganti? Jorge Campos. Pare che quelle tenute fossero ideate da lui stesso, e non per sembrare arlecchino, bensì per cacciare gli spiriti malvagi. E parlando di portieri, impossibile non citare il più recente Gábor Király, che la maggior parte degli appassionati avrà conosciuto agli Europei del 2016 con la maglia dell’Ungheria e i pantaloni della tuta. E se la scelta dei pantaloni è dovuta alla soggettiva comodità a confronto con gli indumenti tecnici, quella del colore grigio è pura scaramanzia: abituato a giocare con pantaloni di tuta neri, una volta fu costretto ad indossarne un paio grigi, a causa di un mancato passaggio in tempo in lavatrice. La partita per Kiraly andò talmente bene che da quel giorno decise di vestire solo di grigio.

CRAVATTE, IMPERMEABILI E MAGLIE REGALATE

Più sobria la cravatta gialla di Adriano Galliani, un po’ meno l’impermeabile dello stesso colore del presidente del Livorno Aldo Spinelli. Ma c’è di più: c’è stata la storia di un certo Edson Arantes do Nascimiento, meglio conosciuto come Pelé, che andò a riprendersi la maglia regalata ad un tifoso sugli spalti dopo che da quel momento ebbe un notevole calo di rendimento. Si riprese la maglia e magicamente tornò a segnare. Coincidenze?

MUTANDE, FOGLIE DI BASILICO E SCACCIA-INFORTUNI

Per non parlare di chi si metteva le mutande al contrario e due foglie di basilico nei calzini: stiamo parlando di Adrian Mutu, che faceva di questi due strani gesti i suoi amuleti per proteggersi dai seri infortuni. Curiosissima anche la scelta stilistica di un’icona come David Beckham che più volte ha indossato gli slip della moglie Victoria. Ma tornando agli infortuni: a nessuno sarà sfuggita la fascia sul ginocchio destro di Juan Sebastian Verón. Pare che dal momento della guarigione dall’infortunio al ginocchio, la Brujita non abbia più voluto fare a meno della fasciatura, per scaramanzia, anche se il giocatore ha affermato che si trattasse di abitudine, più che di un rito scaramantico. Ancora per la rubrica infortuni: Diego Armando Maradona, dopo il grave incidente alla tibia e al perone sinistro, quando indossava la maglia del Barcellona, entrò sempre in campo zampettando sulla gamba reduce dall’inconveniente.

Più recentemente il Napoli di Sarri (stagione 2016/2017) decise di scendere in campo nei match casalinghi con la maglia di trasferta, giudicata come portafortuna, essendo stata la tenuta con cui i partenopei avviarono un ruolino di marcia molto favorevole; o come l’Ascoli di Davide Dionigi, che ha risfoderato i calzini rossi dei tempi del presidente Costantino Rozzi.

Parliamoci chiaro: a chi non è mai venuta in mente una frase del tipo: “Ma dai, superstizioni e maledizioni sono cose insignificanti”? Beh, provate a dirla ad un tifoso del Benfica, che ancora maledice il giorno in cui Bela Guttmann pronunciò la frase in cui predisse il mancato successo in campo internazionale dei lusitani per almeno 100 anni, lui che li aveva portati sul tetto d’Europa per due anni di fila, prima di quella fatidica frase. Da quel giorno, il Benfica ha perso otto finali europee. Siete sempre convinti che sia solo un caso?

Credenze, amuleti, riti scaramantici: pur di vincere ci si attacca a tutto. Lo avete fatto anche voi, almeno una volta nella vita. No? Bugiardi …

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