Rimettiamoli in gioco: l’iniziativa sociale della Lazio

La Lazio è un ente sociale dal 1900”: ci ha tenuto molto a sottolinearlo Cristina Mezzaroma, presidente della fondazione S.S. Lazio. La società biancoceleste, infatti, si distingue continuamente per progetti che uniscono il calcio alla società con l'obiettivo di essere vicina agli ultimi.

Nella giornata di oggi, 25 maggio, è stato presentato il progetto “Rimettiamoli in gioco”, con la finalità di donare calzature ai detenuti delle carceri romane di Rebibbia e Regina Coeli. La volontà è quella di dare una seconda vita sia ai materiali sportivi sia ai detenuti, che tramite lo sport possono trovare una rinascita

Rimettiamoli in gioco 

Fino al 31 dicembre 2024 verranno raccolte queste calzature che saranno poi donate agli istituti carcerari. Sarà possibile donare le scarpe in tutti gli impianti sportivi e gli oratori del CSI di Roma ma anche nelle strutture della S.S. Lazio e nei principali atenei universitari romani. Oltre al CSI Roma, all'iniziativa partecipano anche Francescani nel Mondo e Calcio Free Style. 

A presentare la collaborazione della S.S. Lazio con questa lodevole iniziativa sociale è stata proprio la presidente della fondazione S.S.Lazio, Cristina Mezzaroma: “La scarpa che veste i nostri piedi ha un significato ben profondo. Camminando possiamo cambiare strada. Donando scarpe a chi è meno fortunato, a chi ha sbagliato, come può capitare a chiunque, possiamo dargli la possibilità di cambiare strada. La Lazio, essendo un ente morale, si è sempre presa cura e ha sempre aderito alla sensibilizzazione su determinate tematiche. Andiamo nelle scuole, per educare i bambini all’importanza dello sport”.


 
Facciamo incontri mensili per parlare di contrasto al bullismo e al cyberbullismo. La Lazio è sempre pronta ad ascoltare e a muoversi per chi ne ha davvero bisogno. Oltre questa iniziativa, mi fa piacere anche anticipare che a settembre offriremo una decina di iscrizioni gratuite a corsi di scuola calcio a chi non può permetterseli, per contrastare l’abbandono dell’attività sportiva”, ha poi concluso Mezzaroma.

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