Radu: "Uno scudetto non si perde per un singolo errore. Ora penso solo alla salvezza dell’Auxerre"

"Ho in testa solo la salvezza dell’Auxerre e la ricetta è solo il lavoro", poche parole ma chiare: Ionut Radu, portiere di proprietà dell'Inter e in prestito proprio al club francese, è concentrato solo a fare bene con la sua attuale squadra. Il classe '97 ha parlato della sua avventura in Francia ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.

 Arrivato in Francia a gennaio dopo aver interrotto il prestito alla Cremonese, all'Auxerre Radu sta ritrovando spazio e fiducia. Con le sue parate sta tenendo in vita la squadra francese, ora al diciassettesimo posto in Ligue 1. Dal suo arrivo, l'Auxerre ha ottenuto due vittorie e tre pareggi in sette partite, risalendo in classifica e rilanciandosi nella lotta alla salvezza. Proprio Radu è stato decisivo nell'ultima gara contro il Nizza con un rigore parato: "Avevo studiato Laborde e sapevo che tira forte e centrale. Così ho fintato il tuffo di lato e sono rimasto in mezzo alla porta. Lui ha sparato sotto la traversa e io ho avuto i riflessi per deviare".

Le parole di Radu

Radu ha parlato del suo buon momento in Francia e del perché ha lasciato la Cremonese ha gennaio: "Fiducia ritrovata? Non l’ho mai persa. Ma indubbiamente fa bene avere intorno un po’ di entusiasmo. L’esperienza di Cremona è stata troppo breve. Carnesecchi ha futuro e gli auguro fortuna: non posso avercela con lui, ma io ho bisogno di giocare. A 25 anni devo capire dove posso arrivare".  

 

Nella passata stagione Radu è stato - suo malgrado - protagonista in negativo con l'errore decisivo nel recupero dell'Inter contro il Bologna: "Si è parlato tanto di quell’errore, ma io resto dell’idea che uno scudetto non si può perdere per una svista in una singola partita: i conti si fanno su 38 tappe".  

 

Il portiere ha ancora due anni di contratto con l'Inter, ma sul suo futuro non si sbilancia: "Il mio cuore resterà nerazzurro, che torni o no. Sono arrivato che avevo 15 anni e, dal collegio di Cormano in poi, sono diventato uomo alla scuola interista. Gli amori però devono essere corrisposti e io non vivo di ricordi, anche se conservo ottimi rapporti con tutti. Sento spesso Calhanoglu e Dumfries".

L’intervista completa nell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport

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