Quando Perugia-Bari divenne Gaucci contro Matarrese. Olive e Innocenti: "Oggi siamo amici!"

Ci sono immagini destinate a restare scolpite nella memoria collettiva. Sequenze che diventano souvenir della mente. Viste e riviste su Youtube, tramandate per generazioni e condivise nel tempo. La lite fra Gaucci e Matarrese, dopo un turbolento Perugia-Bari, è una di queste.

Era il 6 novembre del 1999, nona giornata di un campionato che avrà il suo clamoroso epilogo proprio al Renato Curi in una piovosa domenica di maggio. Anche quel sabato pioveva in Umbria. Incontro vinto dal Bari 2-1, ma questo lo ricordano in pochi. Quello che nessuno dimentica è invece l’infuocato scontro verbale nel parcheggio dello stadio.

Breve cronaca per chi non avesse visto il filmato. Il presidente del Perugia Gaucci sta redarguendo l’arbitro Pellegrino, reo di non aver sanzionato una gomitata del difensore barese Duccio Innocenti a Renato Olive, centrocampista del Perugia, al 10’ del primo tempo. “Il giocatore è in ospedale e ha la frattura. E lei non ha fatto nulla”, tuona Gaucci. A pochi metri da lì, il pullman del Bari sta per partire. Sul predellino si affaccia Matarrese e grida contro il presidente degli umbri. “Gaucci noi siamo di serie A, Gaucci”, prima di essere ricacciato dentro. Il resto è cinema. Più commedia all’italiana che action movie: insulti di ogni tipo, goffi tentativi di aggressione e telecamere pronte a riprendere tutto, forse inconsapevoli che quel minuto sarebbe diventato un cult.

A 18 anni da quella gazzarra mediatica, tante cose sono cambiate. I due club hanno da anni proprietà diverse, Matarrese è morto nel giugno del 2016 mentre Gaucci ha avuto grossi guai giudiziari e lotta da tempo con una salute precaria. I protagonisti dello scontro sul terreno di gioco invece calcano ancora i campi, seppure con ruoli diversi: Olive è collaboratore di Donadoni nel Bologna, mentre Innocenti assiste Inzaghi al Venezia. E a poche ore da Perugia-Bari, entrambi raccontano quella giornata, in esclusiva a gianlucadimarzio.com.

Ogni volta che vedo il video, mi viene da ridere. Con i massaggiatori della squadra, facciamo spesso la scenetta”, sorride oggi Olive. “Duccio ha avuto un raptus. Eravamo nella nostra area, stavo proteggendo l’uscita del portiere Mazzantini. Poi lui mi ha colpito con il gomito”.

È stata una cosa davvero fortuita, una situazione di gioco come tante altre. Stavo cercando di andare in verticale, lui era in protezione e la differenza di statura fra me e lui ha fatto il resto. Non mi ero minimamente accorto di aver causato un danno”, spiega Innocenti. Neanche l’arbitro si accorge di nulla. La Var è ancora un acronimo sconosciuto. Innocenti resta in campo, Olive va al pronto soccorso: frattura allo zigomo destro, operazione immediata. Un déjà vu per Olive che due anni prima, ad Ascoli, aveva subito lo stesso infortunio. “Mi trovavo in ospedale ed ero veramente arrabbiato. Duccio mi chiamò, lo ascoltai ma non credetti alla sua versione. Diceva di non averlo fatto apposta. Io intanto stavo lì nel letto con una prognosi di 40 giorni”. Innocenti conferma. “Sì, lo chiamai subito per spiegarmi. Ero molto dispiaciuto per lui e altrettanto sorpreso dalla reazione isterica dell’ambiente perugino. Anch’io ho subito incidenti gravi in campo: una volta mi hanno messo 32 punti sul tendine per un intervento duro. Mai ho pensato alla volontarietà di chi me li ha procurati. La sconfitta aveva sicuramente acceso la loro voglia di rivalsa”.

I giorni seguenti sono un incubo per entrambi. Olive deve fare i conti con il dolore fisico e con le ripetute offese ai suoi familiari in Puglia: già, perché il centrocampista del Perugia è nativo di Putignano, provincia di Bari. Quoque tu, è il senso delle offese dei suoi conterranei. “Se la prendevano con me, anche per le parole di Gaucci, ma io non sapevo cosa dire”. Su Innocenti invece si abbatte la scure della giustizia sportiva. Un verdetto durissimo arriva dalla prova tv: 4 giornate di squalifica. “Mi sono fatto un mese di vacanza forzata ma è stata una decisione assurda perché la prova tv non era contemplata in quella fattispecie. Non era una situazione in cui la palla si trovava lontana dall’azione, condizione necessaria per l’ausilio televisivo. Credo di aver pagato più il trambusto successivo che l’episodio in sé”.

Sulla sentenza il giudice Laudi scrive però che “il fatto è avvenuto in un punto lontano dall’azione di gioco”. E intende lontananza “in senso funzionale”, ossia, “quando entrambi sono divenuti estranei all’azione”. Laudi sostiene che “il fatto presenti connotati di eccezionale gravità”. Alla fine, Olive riesce a rientrare in anticipo rispetto a Innocenti. “Dopo una ventina di giorni ero già in campo. A Bari fecero molta dietrologia sul mio recupero precoce, ma io ho sempre cercato di rientrare prima possibile”. Al ritorno erano entrambi titolari. Nessuna scaramuccia, nessuna cordialità. Risultato invertito. Il Perugia sbanca il San Nicola, Olive esce vincitore fra gli insulti della sua gente. “Ricordo che gli steward mi insultavano in dialetto nel tunnel. Con molti di loro sono diventato pure amico negli anni successivi”.

Non solo con loro. Anche con Duccio, qualche anno, dopo arriva il momento di fare pace. Merito di Franco, amico comune e proprietario di un bagno a Torre Canne in Puglia. Lì, nella terra in cui Olive è nato e Innocenti ha giocato, tutto si appiana. Non serve tornare sull’episodio, meglio godersi insieme un pranzo e il mare di una terra amata da entrambi. “Siamo diventati amici – racconta Olive - anni prima avevano aperto persino un’indagine per lesioni nei suoi confronti. Una procedura d’ufficio legata ai tempi della mia prognosi. Io l’ho sempre considerata una perdita di tempo. Mi chiamavano a testimoniare e non andavo mai. Poi un giorno si sono presentati i carabinieri al campo e mi hanno intimato di andare”. Poche parole per ribadire che quella vicenda era acqua passata. Un processo finito prima di iniziare, che Innocenti ha già rimosso. “Con Renato quando ci troviamo non parliamo mai di quella partita. Abbiamo un bellissimo rapporto, è come se quell’episodio non fosse mai avvenuto”.

Resta quel video, che oggi li fa sorridere e ripensare ai loro due presidenti con affetto e simpatia. Oggi hanno due proprietari nordamericani, Saputo e Tacopina, un canadese e un newyorkese. Due che insieme hanno portato il Bologna in serie A prima di prendere strade diverse. Difficile immaginarli in una scena simile al Dall’Ara o al Penzo. “A Duccio auguro di salire in serie A col Venezia, così ci vediamo un paio di volte in più”. Innocenti dall’altra parte sorride, ringrazia e ricambia i saluti. Male che vada si vedranno da Franco quest’estate in Puglia. E magari col telefonino faranno vedere a qualcuno quella sequenza memorabile. Scena finale di un film drammatico diventato, per fortuna, commedia all’italiana.

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