Quagliarella: “Dopo la sentenza sono rinato”

“In un primo momento, quando mi hanno prospettato il documentario ero molto scettico, anche perché non ho avuto la carriera di Totti e di Del Piero. Ma avevo, purtroppo, questa particolarità nella mia vita della quale faccio fatica a parlare, aprire di nuovo quella voragine non era facile: ci ho pensato un po’, poi col passare del tempo mi sono fidato di Goffredo (D'Onofrio, ideatore del progetto, ndr) e di tutta la sua troupe". 

"Ci siamo aperti, sia io che la mia famiglia, il documentario dura un’ora e mezza ma c’era materiale per una serie tv”. Queste le prime parole di Fabio dalla sala Grecale dei magazzini del Cotone a Genova, in occasione della premiere Quagliarella - The Untold Truth, il docu-film sull’attaccante della Sampdoria che ripercorre i fatti risalenti al 2010 quando uno stalker portò l'attaccante di Castellammare di Stabia a lasciare il Napoli.

Tante stelle alla prima

Tanti gli ospiti presenti che non sono voluti mancare all’appuntamento. Dalla Sampdoria al completo all’ex compagno di stanza alla Juventus Bonucci: “Per quattro anni ha sopportato i miei silenzi”, ha raccontato Fabio. “Poi ho capito il perché di quei silenzi, sono felice di essere qui oggi in un una giornata così importante per un grande calciatore e prima ancora un grande amico”, la risposta di Leonardo.

 E poi gli ex compagni Sala e Foti, gli amici, la fidanzata Debora e i genitori Susanna e Vittorio. Chi non ha potuto esserci - come Conte, Buffon, Pirlo, Viviano, De Silvestri e Soriano, Lippi, Ranieri e Giampaolo - gli ha mandato un video messaggio. “Una bella sorpresa, non me l’aspettavo”. Luci che si spengono, è tempo di lasciare che ha parlare siano le immagini. Novanta minuti di racconto, come una partita di pallone: terminati tornato sul palco Fabio non riesce a trattenere le lacrime.

La sentenza

“Per me da quando c’è stata la sentenza è cambiato tutto, sono molto più libero di testa, posso vivere la quotidianità, quello che prima mi era stato tolto per tanti anni: potermi allenare spensierato, pensare solo al calcio, a fare gol e ad allenarmi bene, cosa che prima non potevo fare perché dovevo pensare anche a quello che mi poteva succedere fuori dal campo. Credo che da quel giorno sia rinato io e soprattutto la mia famiglia", le parole a Sky Sport dell’attaccante.

"Senza quella vicenda non sarei mai andato via da Napoli? Mi premeva moltissimo quella cosa lì, non poter vivere serenamente tra la mia gente, andare a trovare la mia famiglia, perché comunque Napoli è una città che vive di calcio e di passione: tante cose loro giustamente non le avevano capite, quando è uscita la sentenza ho percepito un affetto esagerato da parte della mia gente, dei tifosi napoletani. Da quel giorno è come se fossi tornato a vestire la maglia del Napoli. Ancora a distanza di anni mi abbracciano e c’è chi mi chiede scusa, ma nessuno deve farlo perché non sapevano nulla. Lo sapevamo solo io e la mia famiglia”. Un segreto custodito per lunghissimi anni, impossibile da dimenticare ma finalmente alle spalle.

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