Pigliacelli, portiere rigorista del Craiova: "Ho pensato al cucchiaio! Mamma non ha guardato"
“Rigore!”. Batte il… portiere?! Non è possibile. Invece sì: è tutto vero. “Ho pensato: è il mio momento”, ci svela il numero 13 del Craiova, Mirko Pigliacelli. “In un secondo ero già dall’altra parte del campo”. Nel mezzo, è successo di tutto. “Ho incrociato tanti sguardi straniti, soprattutto dei miei compagni di squadra. Pochi sapevano della scelta che aveva fatto il nostro allenatore, Devis Mangia. Ho percepito subito la massima fiducia di tutti". L’aiuto da casa non è arrivato: troppa tensione. “Mi hanno raccontato che mamma si è alzata dal divano e ha cambiato stanza. E Papà? Il giorno prima mi aveva detto ‘ma chi te lo fa fare’, e io spavaldo gli ho replicato ‘stai tranquillo, vado lì e tiro una botta’. Ieri però era sul punto di spegnere la tv”. Dall’Italia anche il suo agente, Danilo Caravello, che si trovava in compagnia degli altri soci e collaboratori della Football Service. “Nel momento in cui ci siamo resi conto che Mirko - ci confessa Danilo - stava andando sul dischetto per tirare un rigore così importante, nella stanza è calato un gelido silenzio, figlio più della curiosità e dell’attesa di un momento che poteva diventare storico. In cuor mio, però, ero abbastanza sereno perché conosco da sempre le capacità di Mirko anche fuori dai pali e la sua forte personalità. Ero convinto che avrebbe segnato”.
Pigliacelli arriva sul dischetto: è tutto pronto, o quasi. “Il portiere della Steaua si è avvicinato, sorpreso, ed in rumeno mi ha sussurrato “ma che... lo batti tu?”. Era chiaramente spiazzato”. Dalle parole ai fatti. “Poi l’ho spiazzato per davvero!”. Palla da una parte, Balgradean dall’altra. E che liberazione. Lo sguardo concentrato di Mirko si scioglie in un urlo pieno di gioia. “Ero un po’ teso, normale. Il mio primo rigore, davanti a 30mila persone che tifavano contro, in un momento così delicato della partita dato che stavamo perdendo e che eravamo alla fine del primo tempo. Ho calciato esattamente dove volevo anche se…”. La pazzia nella pazzia si chiama ‘cucchiaio’. Mirko ci svela: “E’ stato il mio primo pensiero! Ci ho ragionato per tutta la sera prima della sfida. 'E se succede? Cosa faccio? Dove calcio?’. Parlando con il mio compagno di stanza Matteo Fedele è nata l’idea del 'cucchiaio’. Mi sono detto ‘c’è chi, a 20 anni, lo ha fatto in Nazionale ad un portiere del livello di Van der Saar’, poi mi sono ricordato che dietro quella maglia c’era scritto Francesco Totti quindi ho cambiato idea e mi sono fatto da parte” scherza.
'Piglia' - così lo chiamano a Craiova - alla Chilavert. “Lui era un fenomeno coi piedi! Anche se ho ricevuto tantissimi messaggi in cui sono stato accostato a Rogerio Ceni”, due portieri diventati leggenda grazie alla loro tecnica sui calci piazzati. L’sms più gradito? Quello di Stefano Sorrentino, sui social. “Devo ringraziare il mio allenatore, Devis Mangia, perché ha avuto il coraggio di scegliere proprio me come rigorista in una partita così importante. Gli pagherò una cena”, ride Mirko. Ma nessuno scherzo. "In pochi lo avrebbero fatto. Anzi, a dire il vero qualcuno, in Italia, qualcuno sosteneva che non sapevo giocare la palla con i piedi. La settimana scorsa ho anche fatto un assist contro il Cluj”.
Un portiere moderno, Pigliacelli, che da piccolo, dopo il catechismo, passava ore e ore nel campetto del patronato insieme agli amici. “Ma mai come portiere! Forse ho affinato la mia tecnica proprio durante quegli anni”. Sai palleggiare con le arance? “Mi manca! Ci proverò. Mi diverto con il mio cane, peccato sia un bulldog e mi buchi tutte le palle”. I guantoni da portiere quando e perché? “Dicevano che mio papà fosse forte tra i pali, così un giorno ho provato”. Senza più uscire. Anche se la passione per rigori e punizioni - oltre a quella per la pesca e la caccia - non è mai sbiadita nel tempo. “In allenamento io ci provo sempre, capita spesso che mi unisca agli specialisti della squadra. L’ho sempre fatto per gioco e anche quest’anno è stato così. Poi abbiamo sbagliato 5 rigori importanti o decisivi - non consecutivamente - e l’ipotesi di arrivare sul dischetto ha preso corpo. Fino al gol di ieri contro la Steaua Bucarest. Credimi, non vedevo l’ora! Peccato solo per la sconfitta finale”.
Ma l’hashtag che Mirko ha scelto per etichettare questo momento è tutt’altro che remissivo, anzi guarda al futuro con sfida: #nonmiavetefattoniente, di Ermal Meta. “Mi ricorda quello che ho vissuto in Italia negli ultimi anni. Sarebbe potuto andare diversamente ma più di qualcuno mi ha messo il bastone tra le ruote: con il gol di ieri lo abbiamo spezzato definitivamente”. Ambizioso, esigente e camaleontico anche dagli 11 metri. Perché Mirko, i rigori, li segna anche coi guantoni da portiere addosso.