Dai ricordi con De Zerbi ed Hamsik alla gioia per lo Scudetto. Pià: “Napoli, nessuno è come te”
“È bello perché, al di là di aver contribuito in qualche modo alla crescita di questo club, vedere un popolo festeggiare con così tanta passione fa un effetto veramente speciale, spero a giugno di poter scendere giù e respirare l’aria da campioni d’Italia”. Tono squillante, accento marcatamente brasiliano, entusiasmo travolgente anche a chilometri di distanza.
Occorre tratteggiarlo così, João Batista Inàcio (per tutti semplicemente Pià). Un uomo semplice, sincero, voglioso più che mai di trascinare in un vissuto orgogliosamente dipinto d’azzurro visti i trascorsi. “Ho vissuto l’emozione dello Scudetto a casa con i miei figli, abbiamo gioito come penso tutti gli sportivi visto lo spettacolo offerto-ci ha raccontato-. Conto di poter ringraziare personalmente la famiglia De Laurentiis per quanto ha fatto “.
Dalle ceneri alla ribalta: la cavalcata del Napoli di Pià
102 presenze, 21 gol, 7 assist, duttilità offensiva, strappi brucianti, gol deliziosi: il brillante sodalizio tra Napoli e Pià è presto spiegato. Ma com’è nato l’idillio tra il furetto di Ibitinga ed il Vesuvio? E perché il suo nome rappresenta ancora oggi motivo di grande affetto e rispetto per il popolo napoletano?
La risposta è presto svelata, racchiusa in un mercato di gennaio- datato 2005- che funge da perfetto manifesto alle ambizioni della proprietà azzurra. La scelta, per ‘Jo’, si rivela dunque più semplice del previsto. “Scendere dalla A alla C generalmente non è facile ma credo che giocare nello stesso stadio del più grande di sempre insieme a Pelé e riuscire anche a vincerci sia unico, è andata alla grande visto che negli anni dalla C siamo riusciti ad arrivare in Europa”. Parole e musica, quelle dell’ex esterno verdeoro, che racconta, ripercorre e si emoziona lasciandosi andare ai ricordi intrisi di gratitudine. “Sin dal suo arrivo il presidente è sempre stato presente, diretto e trasparente con tutti, non ci ha mai fatto mancare nulla. Allenatori? Conservo un ottimo ricordo di Reja e Donadoni: col primo abbiamo vinto e ci siamo divertiti, il secondo mi ha dato tanto da ogni punto di vista. Ci sono legato e ci sentiamo parecchio “.
“Hamsik era anormale “
Emanuele Calaió, Gianluca Grava, Francesco Montervino, Ezequiel Lavezzi. Il personale spogliatoio partenopeo di Inàcio Pià fa davvero scintille. In mezzo a quei leader, abilissimi anche a sdrammatizzare nei momenti difficili, c’è un ragazzino con la cresta destinato a fare presto la storia del campionato italiano. “Tutti i miei compagni mi hanno trasmesso qualcosa ma senza togliere nulla a nessuno se devo scegliere il più completo dico Marek: aveva una personalità mostruosa per la sua età, era un veterano in grado anche di trascinare i più vecchi. Al di là delle indubbie qualità la caratura ed il carisma che possedeva erano doti anormali per una piazza così importante. Fuori dal campo parliamo di un ragazzo pulito, dedito al lavoro e sempre positivo, una persona eccezionale”. Ma se il passato illumina, ci pensa certamente il presente a spedire ancor più su l’altalena delle emozioni perché la gioia del nuovo ed agognato successo pulsa ancora sul cuore, così come i suoi protagonisti. “Dal punto di vista tecnico Spalletti è fantastico, determinante in settimana e con i cambi in partita, a livello umano invece percepisco dalle interviste una persona sensibile, dotata di grande intelligenza e cultura”. Le lodi di Pià giustamente traboccano, specie se miscelate a gustose coincidenze. “Osimhen? La mia esultanza nacque da una promessa ad un amico perché adoravo Spider-Man, Victor invece ha brillantemente trasformato una situazione spiacevole come l’infortunio in un marchio, ormai la maschera gli porta bene. È un atleta fantastico, l’ho sempre difeso, credo sia tra i primi al mondo, come anche il mister che è stato bravo ad inserirlo”.
Pià, cuore di papà
La città del sole indirizza, il presente però profuma di scoperta. “Sono da quasi sei anni un operatore di mercato per la federazione brasiliana- prosegue l’amatissimo ex attaccante- collaboro con la Fedele Management cercando di portare talenti. Futuro da allenatore? Mai dire mai ma non credo perché amo quello che faccio poiché mi consente di conoscere tanti ragazzi e molte nazioni differenti”. La strada dalla panchina sembra lontana, al contrario di una vecchia conoscenza. “De Zerbi? Ci sentiamo spesso: dovevo andare a vedere il Brighton contro lo United in coppa ma non sono riuscito. Roby è molto preparato, si vedeva già da giocatore perché a colazione leggeva la Gazzetta e studiava tutti i giocatori di tutti i campionati. Il suo percorso ne testimonia la competenza, otterrà ancora tante soddisfazioni”.
Dall’amicizia alla famiglia, il gioco, per Pià, rappresenta un vero e proprio pezzo di cuore. Basti osservare il ‘suo’ Samuele Inàcio, capace con la maglia dell’Atalanta di stupire in ambito giovanile. “Fa la seconda punta o l’esterno alto, un po’ come me, ha qualità importanti, non lo dico da papà ma da addetto ai lavori, adesso deve divertirsi ed avere la testa libera. Cerco dì trasmettergli che nulla é scontato o dovuto, si deve cercare di raggiungere i traguardi conservando immenso rispetto per questo sport e per chi lo circonda”.
“Napoli, godi al massimo”
Gli argomenti spaziano, il pensiero del brasiliano però é ancora lì, a quella Napoli tricolore che non ha mai dimenticato. “Penso con orgoglio al record che mi ha visto segnare con questa maglia in tutte le categorie, spero rimanga mio. Vorrei dire alla gente di godersi al massimo questo momento aspettato 33 anni, costellato da sorrisi e pianti. Sono un popolo meraviglioso, senza considerare l’enorme bellezza del posto, che considero la città più sudamericana fuori dal Sudamerica. Ringrazio ancora oggi tutti per avermi accolto benissimo, dimostrando sempre fiducia ed allegria incondizionate, anche in momenti non semplici. State vicino alla squadra e vivete i vostri luoghi con entusiasmo e gioia, nessuno in questo é come voi”.
Vibrazioni eterne, rese ancor più dolci dalla storia che si aggiorna. ‘Jo’ abbraccia Napoli, a modo suo. Con l’orgoglio di chi ha visto la vittoria germogliare dal principio.