Parla Petriccione, il "Modric del Salento": tatuaggi, NBA e Liverani
Una fascetta per capelli a tenere insieme i suoi ciuffi lunghi e castani, una passione per l’NBA e degli amici, nel mondo pallone, che sono già arrivati davvero in alto, bruciando una tappa dietro l’altra. E pensare che, a guardare la carta d’identità, già lui, a 23 anni, pare essere sulla retta via per guadagnarsi un ruolo da protagonista nel calcio italiano. Jacopo Petriccione è il nuovo faro del Lecce di Liverani, con otto presenze collezionate sin qui in maglia giallorossa e un soprannome, guadagnato a suon di ottime prestazioni, piuttosto impegnativo: per i tifosi giallorossi, Petriccione è già diventato il “Modric del Salento”. Mica male.
LA PRIMAVERA VIOLA: JACOPO CAPITANO, CHIESA E "BERNA" A FARE GOL
L’acconciatura è la stessa, il ruolo in campo pure. “Ma non mi pesa affatto - spiega Jacopo ai microfoni di gianlucadimarzio.com -. La differenza tra me e Mdoric è talmente vasta che non posso che prenderla sul ridere!”. Dal Lecce al Real Madrid di strada da fare ce ne sarebbe ancora tanta. Nel calcio, però, non si sa mai. E Jacopo lo sa perfettamente: “Tre anni fa ero in campo con la Fiorentina Primavera e avevo la fascia da capitano al braccio. Con me c’era gente come Mancini, ora all’Atalanta, Venuti e Bandinelli. Poi, Chiesa e Bernardeschi. Erano fortissimi, ma mai avrei pensato che tre anni dopo avrebbero già raggiunto questo livello”.
Questione di opportunità e di bravura a coglierle al volo. Bernardeschi e Chiesa, oggi, sono le stelle di Juventus e Fiorentina, nonché "i migliori italiani in quel ruolo. Berna poi, per caratteristiche, può davvero giocare in qualsiasi posizione”. Dal settore giovanile viola alla Nazionale loro, un po’ di gavetta tra Serie C e B per “capitan Petriccione”: prima la Pistoiese, poi Ternana, Bari e adesso Lecce.
QUESTIONE DI FEELING: DA LIVERANI ALLA... PUGLIA
Liverani l’ha voluto a tutti i costi con sé, dopo averlo allenato due anni fa a Terni. “A lui devo tanto, lo so bene. È un martello vero e proprio, non molla un attimo ed esige davvero tanto da tutta la squadra. A me poi, lui che giocava nel mio stesso ruolo, dà sempre dei consigli preziosissimi. “Vai a chiedere palla”, “mettici personalità”, insiste sempre. E con la carriera che ha fatto, come non dargli retta? È stato tra i migliori in quella posizione”.
La chiamata del Lecce è arrivata quando Jacopo era in ritiro col Bari, con i biancorossi in attesa di conoscere il loro futuro, poi culminato con il fallimento della società di Giancaspro. “Mi chiamó prima Meluso, poi Coppola, oggi vice di Liverani ma con me in campo alla Ternana, e infine l’allenatore. Mi hanno convinto, e sono soddisfatto della mia scelta”. Dal Bari al Lecce, Petriccione è sulla retta via per diventare un pugliese d’adozione. Lui che, nato a Gorizia, è cresciuto al Nord.
“Mio padre è originario della provincia di Caserta, perciò in fin dei conti sono un mezzo meridionale dalla nascita - scherza il centrocampista -. In Puglia mi trovo benissimo, qui la gente è molto più aperta e socievole rispetto a come sono abituato a vederla io, ed è una cosa che mi fa davvero piacere. Il mare? Non ho ancora avuto il tempo di girare come si deve, ma senza dubbio nei prossimi mesi dovrò provvedere a scoprire le bellezze di questa terra”.
Il passaggio al Lecce, per Petriccione, si è rivelato una mossa azzeccata: il feeling con l’allenatore é in crescita costante e per Jacopo, a 23 anni, è fondamentale giocare quanto più è possibile: “Liverani riesce sempre a farmi trovare la giusta continuità e con lui posso puntare a fare il salto di qualità”. E pensare che, la prima volta che si sono incontrati, Petriccione non sapeva molto sul conto di Fabio: “Arrivò alla Ternana quando ormai, nello spogliatoio, quasi ci davamo già per retrocessi, nessuno ci sperava più. Non lo conoscevamo come allenatore, aveva ancora poca esperienza alle spalle. È stato lì, però, che Liverani dimostrò il suo valore: con lui siamo riusciti a fare una cavalcata verso la salvezza che nessuno avrebbe mai creduto possibile”.
Dopo la salvezza con la Ternana, per Liverani, ecco la promozione con il Lecce in Serie B e, ora, un avvio di campionato al top: “Non ce lo aspettavamo così, è vero. Non parlo dei punti in classifica, ma della personalità mostrata su campi come Verona e Benevento. Siamo davvero contenti di quello che stiamo facendo ma il nostro obiettivo principale resta la salvezza. La Serie B funziona così, ne vinci una e sei terzo in classifica, ne pareggi due e ti ritrovi in zona play-out. Il nostro però è un calcio propositivo, un bel gioco, e potremmo toglierci della soddisfazioni importanti. È chiaro che, se dovessimo continuare così...” si potrà alzare l’asticella. Per ora, però, nessuna pressione.
E se l’obiettivo a lungo termine del suo Lecce è, chiaramente, quello di tornare in Serie A, anche Petriccione ambisce al salto di qualità: “Vorrei confrontarmi con il campionato di Serie A, lavoro per quello e spero di poterci arrivare. Il sogno, invece, è quello che tutti i giovani calciatori condividono: vestire la maglia della Nazionale”. Magari, in camera a Coverciano con Chiesa e Bernardeschi: come ai bei vecchi tempi...
TATUAGGI, NBA E KOBE: LE PASSIONI
Un’esperienza del genere meriterebbe di essere ricordata come si deve. Indelebile nella mente, potrebbe diventarlo anche sul corpo di Jacopo, appassionato di tatuaggi: “Ne ho parecchi, alcuni hanno un significato, altri no: mi piacciono e basta. Ora, però, sono fermo da due anni perché la mia ragazza non vuole vedermi ricoperto di tattoo. Purtroppo per lei, però, questa è da sempre una mia passione. Ho deciso che il prossimo lo farò in occasione di un evento importante. Vedremo quale...”
Tatuaggi e PlayStation, le passioni di Jacopo sono quelle tipiche dei suoi coetanei. In più, quel canestro di fronte casa a Gorizia dove si diverte con gli amici : “Mi piace l’NBA, anche se non sono un vero e proprio esperto. La guardo con piacere e il mio cane si chiama Kobe in onore di Bryant”. Un Labrador, la fidanzata, i tatuaggi e il pallone: Jacopo è un ragazzo come tanti altri. Fino a quando, prima di entrare in campo, non indossa la fascetta per capelli. Energia e qualità, concentrazione e determinazione: avete mai sentito parlare del “Modric del Salento"?