'Morning Glory' e sampietrini: Petkovic rivede Roma, la Grande Bellezza
“Grande Bellezza” prima di Sorrentino, Morning Glory insieme agli Oasis, “venti radio che parlano di calcio” e i sampietrini che sanno di mistico, misterioso, perché “chissà quanti attori, registi e politici ci hanno camminato sopra”. Un film.
Vlado Petkovic tornerà a Roma, stadio Olimpico, dove non l’hanno mai lasciato andare. Perché il Sergente di ghiaccio, nonostante il turbolento addio, sarà sempre quello della Coppa Italia vinta contro la Roma. “Ventiseimaggio2013” scritto così, come quando i tifosi della Lazio lo sussurrano tra loro, o ai rivali giallorossi.
“Vlado” tornerà a giugno con la sua Svizzera in occasione del prossimo Europeo. Allena i crociati dal 2014, Lotito lo licenziò per giusta causa, venne accusato di aver firmato un precontratto con la nazionale. “Mi dispiace molto sia finita così, ma la Lazio resterà sempre nel mio cuore”. Come la Svizzera.
Perché lì, nel Ticino, Petkovic si rifugiò dalla guerra in Bosnia insieme alla sorella. Parlava con la sua famiglia solo alcune volte al mese, tra un allenamento e l'altro nella sua carriera da calciatore professionista, e spesso le comunicazioni erano disturbate da spari in lontananza. Pregava di notte, lavorava di mattina - volontario alla Caritas - e allenava di sera, con la difesa a tre: “Sono stato uno dei pionieri, prima di me non ci giocava nessuno”. Ora è il manifesto di Inzaghi.
LA SUA SVIZZERA
Ha plasmato la Svizzera sul 3-4-1-2 in base ai giocatori a disposizione. Nessun fenomeno, ma tanti elementi buoni che si conoscono a memoria: Zakaria in mezzo, il tandem Embolo-Seferovic davanti, Mehmedi dietro le punte, Sommer in porta. Qualche talento come Akanji (difensore del Dortmund), il solito Xhaka. Rodriguez a sinistra e Lichtsteiner a destra, anche per Stephan sarà un deja vu.
La sua nazionale non segna molto - 19 gol in 8 partite - ma subisce poco (6 reti). Il manifesto del suo gioco in un concetto: “Calcio offensivo”. Si è qualificato come primo del girone e ha portato i suoi in semifinale di Nations League (quarto posto).
VENI, VIDI, VICI
La Lazio scoprì i metodi di Vlado nel primo giorno di ritiro: sveglia all’alba, niente colazione, cinque chilometri di corsa e quattro ore di seduta. Quanto basta per entrare nella storia. Il bosniaco che scappò dalla guerra, lo svizzero che si innamorò di Roma, l'allenatore che vinse la Coppa, sulle note di Morning Glory.
Ogni tanto porta la Svizzera nel suo Ticino, dove vive con la famiglia, e gli allenamenti sono sempre di mattina presto, quando la nebbia copre le vette delle Alpi e il freddo punge la pelle. L’obiettivo è migliorare gli ottavi raggiunti nell’ultimo Europeo.
Affronterà Mancini e ritroverà i ricordi: “Future generazioni si ricorderanno di noi”, disse il 26 maggio, a mente fredda. Otto lingue, due passaporti e un accento slavo inconfondibile: “È sempre bello tornare a Roma”. E camminare di nuovo su quei sampietrini, dopo gli attori, con una coppa in mano.
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