Perché lo Zenit è una squadra cool

style="text-align: justify;">Lo Zenit San Pietroburgo è una squadra cool. Particolare. E nonostante sia così da qualche mese ce ne siamo accorti solo ora. Semplice motivazione: lo Zenit si sta allenando a Roma, sta preparando il ritorno di Europa League contro il Celtic al centro sportivo dell'Acqua Acetosa. C’è curiosità, interesse, voglia di andare oltre. Parliamone quindi.


I MENO RUSSI DI RUSSIA

Lo Zenit ha dei lati alla moda e belli da vedere. Sembra una boy band anni '90 ancora in erba, ruvida, ma con picchi di potenzialità. E' un primo Monet che ancora non conosceva le Ninfee. E' un Di Caprio in "Voglia di ricominciare" prima del Titanic. Ha vari talenti, un progetto serio, i fondi della Gazprom e un nuovo stadio costato un miliardo. In estate, poi, ha speso quasi 100 milioni per ricostruire tutto. Il futuro è loro, ma da loro dipende. Potremmo definirla la squadra meno russa di tutta la Russia. E amen. Vari motivi alla base. Sarà per quel fascino argentino che tocca Everest di qualità assoluta: Paredes, Driussi, Rigoni, Kranevitter, Mammana. La chiamano “la banda”. Teoricamente un soprannome, praticamente una sentenza di bel gioco. Tikitacheggiante, veloce, per certi versi estraneo alla Premier russa. Nel bene e nel male. Lo Zenit è secondo in campionato a 8 punti dalla Lokomotiv Mosca, ha iniziato alla grande ma è calato alla distanza. Tipico degli argentini, a volte altalenanti e altre letali. Leziosi e concreti. Unicità latine.





KOKORIN E' DIVENTATO GRANDE



Sarà per il Mancio in “globetrotter mode”. Nuova sfida da vincere lontano dall'Italia. O per un Kokorin finalmente maturo, leader tecnico e prolifico. Con uno “spasìba” – si fa per dire – a quel triste passato da poeta maledetto del pallone, figlio di festini e auto di lusso. Quest’anno ha segnato 18 gol, Capello ne sarebbe fiero (ai tempi della Dinamo Mosca lo propose alla Roma). Kokorin ha capito che a 27 anni bisogna crescere. In campo e negli atteggiamenti. Nel 2016 – insieme a Mamaev - “festeggiò” l’uscita della Russia dall’Europeo con una serata a Montecarlo. Un riassuntino: comprò 500 bottiglie di Brignac da 500 euro l’una, finendo su Youtube. Fate voi i conti. In patria venne criticato ed escluso dalla Nazionale. Ora è cambiato. Ma ogni tanto torna bambino con qualche ragazzata standard: al matrimonio di un suo amico si è fatto fotografare con una pistola. Kokorin style. Prendere o lasciare, lo Zenit non può farne a meno. Mancini l’ha esaltato: “E' un talento assoluto”. La Nazionale conta su di lui.




LA "BANDA"

Altri? Mimmo Criscito è il capitano, gioca in Russia da 7 anni ma (probabilmente) tornerà in Italia a fine stagione. Nostalgia di casa. Ah, c’è anche Zirkhov, uno dei tanti enfant prodige rimasti tali. Pure a 34 anni. Quando arrivò al Chelsea fu protagonista (in negativo) di uno dei più brutti riti di iniziazione della storia dei Blues. Quando arrivi lì devi cantare, Ancelotti racconta: “Un orrore, non azzeccava una nota. Dopo pochi secondi volavano già i primi pezzi di pane…”. Gregario da spogliatoio, è uno che fa gruppo. Alla fine è un talento. Lista infinita: Ivanovic gioca titolare e in carriera ha vinto tutto. Esperienza. Kranevitter, invece, sembra aver trovato il suo posto nel mondo.“Volante de contención” alla Mascherano. Dopo Siviglia ha scelto il freddo e sembra gli abbia fatto bene. Rigenerato. Paredes al suo fianco, preso per 23 milioni dalla Roma per far girare la squadra. Un play. 5 gol fin qui, miglior stagione in termini di reti. Il presidente Fursenko stravede per lui fin dal ritiro in Austria. Come per Rigoni, top scorer in Europa con 6 gol, uno che a 7 anni già “calciava con entrambi i piedi”. Ha un tatuaggio dedicato al nonno e uno a sé stesso: un leone sulla schiena.

Lo Zenit è in Italia e ci si chiede dove possa arrivare, quali traguardi possa raggiungere. E' una squadra "cool" con tante individualità con una storia da raccontare. Vacanze romane e testa all'Europa League adesso. Mancini ha fiducia per la gara di ritorno: “Si può recuperare la sconfitta per 1-0 dell'andata”. E si può fare il salto di qualità. C'è tutto. Potenzialità, talento, progettualità e fondi. Bellezza intrinseca. Serve pazienza. Roma non è stata costruita in un giorno. Monet non ha dipinto a vent'anni il Ponte Giapponese.
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