Pellissier dice addio al calcio: "Volevo finire quando e come volevo io"

Una carriera da bomber e capitano, simbolo di un sogno chiamato Chievo Verona. Sergio Pellissier annuncia l'addio al calcio a 40 dopo 512 partite, 139 gol e 29 assist con la maglia gialloblu del Chievo. Una seconda pelle, una maglia pesante per lui che è stato per 19 anni il simbolo e la sua vita. Ora è venuto il momento di salutare tutti, chiudere l'armadietto per l'ultima volta e ricominciare una nuova vita con la sua famiglia e magari nel Chievo, non come simbolo, ma come uomo di responsabilità. Perché Pellissier si è sempre sporcato le mani e nella sua nuova vita vuole avere un ruolo centrale come in questi lunghi anni passati a segnare e difendere i colori del Chievo:

"E' una decisione che ho preso da tempo, maturata ormai da tre/quattro settimane. Il presidente Campedelli, che ringrazio, ha provato a convincermi a restare e continuare, ma ormai avevo deciso. Credo sia giusto che si cominci con gente nuova, con gente che deve credere in quello che ho creduto io in questi 19 anni. Credo sia la scelta giusta per chi come me non sopporta a questa età di stare in panchina, anche giustamente. Io non voglio essere negativo o un peso per questa società, dunque è giusto che lasci ora. Ringazio il presidente, i compagni, il mister (che spero mi faccia giocare nelle prossime partite), gli amici e la mia famiglia che ci è sempre stato e anche i tifosi che mi hanno sempre supportato. Auguro il meglio ai tifosi e a questa società, il Chievo si merita il meglio".

Poi tocca al presidente Campedelli: "Già nel '98 volevamo prenderlo. Lui incarna il Chievo, più del presidente e di tanti altri. C'è sempre stato: nel bene e nel male. Si è sorbito il fango ingiusto di persone che non meritano di essere nominate. E' stato spirito e anima del Chievo e il Chievo non può prescindere da lui... lo dico già ora anche se prematuro. Posso solo dirgli grazie come persona e giocatore per quello che ha fatto in questi anni".

Poi ancora Pellissier: "Il presidente fin da quando ho iniziato a giocare un po' meno mi ha sempre dato le motivazioni per continuare. Il problema che mi ha portato a smettere è che secondo me finiva un ciclo, avrei potuto ricominciare un ciclo in B, ma non posso giocare fino a 100 anni. Se inizio una cosa la porto a termine e iniziare un nuovo ciclo non mi avrebbe portato, per l'età, a finirlo. Il mio domani? Come ho detto prima io voglio giocare, voglio concludere al meglio e dare il mio contributo alla squadra in queste ultime gare. Io voglio chiudere giocando in casa e festeggiare con i miei tifosi. Poi io vivo giorno per giorno, è un problema del presidente. Se ci sarà qualcosa per me resterò qui sennò andrò in vacanza con la mia famiglia.

Campedelli: "Ritireremo la sua maglia. E' una maglia talmente storica e pesante che non penso possa indossare qualcuno. E' una maglia storica per questa società come può esserlo quella di Del Piero per la Juve o quella del Napoli per Maradona". Pellissier scherza: "E' uno numero strano tanto... non lo vuole nessuno (ride ndr.). Magari la prenderà mio figlio...". Campedelli subito aggiunge: "Ecco, solo un altro Pellissier potrà indossarla".

"Messaggi? Sì tanti. La carriera di un calciatore è abbastanza breve, non è come il golf. So che non ce lo si aspetta mai e quest'anno non volevo rimandare all'anno prossimo. Non volevo più sentirmi dire da mio figlio "Papà ma cosa vengo a fare se non giochi?". E' una cosa difficile da affrontare, per me era difficile spiegarlo ormai e volevo chiudere così e credo che sia il miglior modo. Ho parlato di qualche ruolo con Campedelli? Io voglio responsabilità, non voglio essere l'uomo simbolo. Non voglio rubare i soldi, li ho già rubati giocando (ride ndr). Io voglio solo che lui mi capisca e che capisca il mio desiderio di avere responsabilità importanti, ma poi siamo amici e qualunque decisione la accetterò..

Già lo scorso anno volevo lasciare, ma al presidente non interessava del contratto e mi ha convinto a rimanere, abbiamo tamponato una voglia di smettere che c'era. Poi sono rimasto ho iniziato bene quest'anno, ma per colpa di qualche infortunio e di recuperi molto più lenti mi sono accorto che non riesco a reggere l'urto di 38 partite. E non è detto che in Serie B riesca a fare tante gare e per la cattiveria agonistica che ho dentro non riuscirei mai ad accettarlo anche se è giusto e inevitabile. Ho preferito lasciare così adesso che sono in Serie A. Cosa mi mancherà? Scendere in campo e dare il mio contributo, fare il meglio per raggiungere gli obiettivi della società. Quando non giochi non puoi dare il tuo contributo ed è diverso. Il mio contributo l'ho dato anche fuori dal campo, in allenamento ma farlo sul rettangolo verde è un'altra cosa, è inevitabile".

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