Fonseca, ritorno alle origini: "Intuizioni e video, salvò la carriera di André Martins"

Il primo impatto dice tutto: “Mi piace vincere giocando bene”. Un biglietto da visita utilizzato più volte: “E’ stata la prima cosa che mi ha detto, prima della firma sul contratto”. Cartoline da Amandio Dias, il presidente che lanciò un 36enne con la ‘mania’ dei video: “Lavorava così, guardava le partite e analizzava i filmati, conosceva tutto e tutti". Specie la sua rosa: “Non lasciava indietro nessuno”.

Neanche André Martins, oggi al Legia, promessa mai sbocciata dello Sporting ma ‘salvata’ da Fonseca 8 anni fa: “Veniva dal Belenenses, aveva avuto dei problemi legati alla malattia della madre, mentalmente era a pezzi e aveva giocato poco, ma se non fosse stato per Paulo avrebbe smesso. Gli ha salvato la carriera”.

André arriva a Pinhal Novo demotivato, assente, voleva dire basta: “Paulo e Nuno Campos (il suo vice ndr) lo hanno recuperato, tempo tre mesi ed era un’altra persona”. È il 2011, 11 presenze e un gol, nel 2013 esordirà anche in Nazionale portoghese. Salvezza completata. 

IL MIRACOLO PINHALNOVENSE

Questione di filosofia, la sua è sempre stata chiara. Paulo Fonseca lo ripeteva ai giocatori dello Shakhtar, l’ha ribadito alla Roma e lo pensava anche a Pinhal Novo, uno sguardo a Lisbona e l’altro a Setubal, 25abitanti a un passo dall’Oceano Atlantico, dove Paulo viene ricordato come “il miglior allenatore di sempre”

Quello che portò la Pinhalnovense a giocarsi un quarto di finale di coppa contro il Porto, dalla Serie B: “Mi disse che non sarebbe mai andato al Dragao per chiudersi. Tenemmo il 50% di possesso palla, giocò a viso aperto e ne uscimmo benissimo”.

La Pinhalnovense pizzica la vetta per 78 minuti, poi cade nel finale: in quel Porto c’erano James Rodriguez e Guarin, Villas-Boas allenatore e un Hulk versione bomber (quel giorno siglò la doppietta decisiva).

Era il 12 gennaio 2011, una squadra di campioni tenuta a bada dai ragazzi di Pinhal Novo guidati da Fonseca. Amandio ricorda quei giorni col sorriso, e quando gli chiediamo di raccontarci il nuovo allenatore della Roma non vede l’ora di parlare. 

BEL GIOCO

Tre concetti per descriverlo: “Preparato, intuitivo, leale. Il miglior allenatore che abbia mai visto”. Amandio è stato il presidente della Pinhalnovense per 15 anni (1997-2012), oggi lavora in Arabia Saudita, ma nonostante la distanza continua a scambiarsi sms con Fonseca ricordando i vecchi tempi: “Ci sentiamo spesso, parliamo delle nostre famiglie, l’ho sentito quando ha firmato con la Roma. Il tempo dirà se hanno preso quello giusto, ma io non ho mai dubitato delle sue capacità”. Due anni di bel gioco, altrettanti quarti di finale di Coppa e un quarto posto nel 2011 come miglior risultato

Anche se il merito della scoperta è del direttore sportivo Albino Cacoete: “È stato lui a portarlo da noi, io ci parlai pochi minuti e capii subito che era la persona giusta. Voleva soltanto costruire una buona squadra e avere successo”. Qualità? “Lavora per la squadra, mai per se stesso”. 

Amandio e Paulo hanno discusso una sola volta: “Ci serviva un difensore, ne avevamo uno ma a lui non piaceva, mentre io ero più orientato verso la conferma. Aveva parlato con un altro ragazzo, mi disse che era molto forte e mi fidai”. Risultato scontato: “Quello che avevamo non ha sfondato, si è perso, mentre quello scelto da Paulo ha giocato nel Siviglia e ora è allo Sporting Braga”. Anche grazie a lui. 

Parliamo di Diego Figueros, classe ’91 con un passato anche nel Genoa (9 presenze e 1 gol nel 2014/15), titolare contro il Porto in quel 2-0 che ha fatto conoscere Fonseca agli occhi di tutti: “Ero sicuro che sarebbe arrivato ad alti livelli. È partito dal Portogallo, nel 2013 ha portato in Champions il Pacos de Ferreira, ha battuto il City con lo Shakhtar”. Questione di bel gioco. Perché il primo impatto è quello che conta, e spesso non tradisce. 

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