Quando Casillo chiese a Zeman di fumare tre pacchetti di sigarette
Corsa, pressing, gradoni e il 4-3-3. Ciò che con il passare degli anni è divenuto un marchio di fabbrica, nel 1989 a Foggia ancora veniva guardato con scetticismo. Ma solo per qualche settimana, perché sarà ben presto calcio spettacolo. L’attore protagonista? Zdenek Zeman. Il regista? Pasquale Casillo. Sua, e del DS Pavone, l’intuizione di portare in Puglia il boemo e di affidargli una squadra neopromossa in B. Suo il merito di aver dato vita a una delle favole più belle del calcio italiano.
E oggi c’è un po’ di nostalgia in più, perché questa notte Pasquale Casillo è morto nell’ospedale di Lucera all’età di 71 anni, spento da un brutto male.
Zemanlandia
Il tutto iniziò qualche anno prima, quando nel 1986 Pavone consigliò a Casillo di affidarsi a un giovane allenatore che aveva fatto bene a Licata. Il presidente, inizialmente scettico, dovette ricredersi dopo aver affrontato lo stesso Licata, rimanendo affascinato dal gioco espresso dalla squadra avversaria.
Ottavo posto nella prima stagione alla guida del club, con tutti i presupposti per poter far bene l’anno seguente. Ma Casillo, convinto che il Boemo stesse trattando con il Parma e sentendosi tradito, decise di esonerarlo.
Paradossalmente fu l’inizio della svolta: i rossoneri vennero affidati a Caramanno, che riuscì a portare la squadra in Serie B, salvo poi essere esonerato. “Colpa” di Zeman, che aveva fatto innamorare Don Pasquale. Di nuovo il ceco in panchina, Signori-Baiano-Rambaudi in campo, lo “Zaccheria” tutto esaurito: trinomio perfetto per la promozione in A.
“Il segreto del successo sono Pavone e Zeman, formano un binomio perfetto”, dichiarò a Il Centro qualche anno più tardi. “Sono due persone oneste, con la squadra in mano a loro ho sempre dormito sonni tranquilli”.
Un costante rapporto di amore e odio tra lui e il boemo, con il quale ha avuto sempre un ottimo rapporto. “Abbiamo avuto diverse divergenze, è vero. Una volta gli portai tre pacchetti di sigarette e gli chiesi di fumarle tutte, così sarebbe morto e me lo sarei levato di torno. Lui rideva e mi guardava fisso negli occhi”.
Foggia Bis
Dopo la fine di Zemanlandia, il “re del grano” si defilò dal mondo del calcio a causa di vicende giudiziare, per le quali poi venne scagionato. Fece il suo ritorno sui campi di gioco divenendo proprietario prima della Salernitana e poi del Bologna e dell’Avellino. E in Irpinia diede ancora fiducia a Zeman in panchina.
Fino ad arrivare al “Foggia Bis”, nell’estate del 2010. Assetto societario praticamente identico alla precedente gestione, con Zeman seduto in panchina. Questa volta però la scalata non va a buon fine, nonostante i diversi giovani lanciati dal boemo come Insigne, Romagnoli, Sau, Laribi, Regini. Dopo due anni privi di gioie sportive Casillo lascia la presidenza rossonera.
Fino ad arrivare agli ultimi anni, stanco e provato dalla malattia. Questa notte si è spento a Lucera, nell’ospedale in cui era ricoverato. Nell’anno del centenario del suo Foggia, che con Pasquale Casillo al comando ha vissuto gli anni più belli della sua storia.
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