Ad un passo dalla finale: Parma, anche il settore giovanile è rinato
Li guardi negli occhi e li vedi tristi. Qualcuno piange, perché uscire in semifinale è una pugnalata. Che fa malissimo, soprattutto se la subisci per due anni consecutivi. È quello che è successo al Parma, eliminato dal Torneo di Viareggio dal Genoa. Tutta colpa di un gol subito allo scadere, di un destino che sa essere beffardo. Come lo era stato l'anno scorso, quando il sogno era stato spezzato dall'Inter.
Con i nerazzurri poteva chiudersi un cerchio. Da Chianciano Terme a Viareggio, da uno Scudetto sfumato sul più bello al fallimento. Poi la rinascita. Già, perché anche il settore giovanile del Parma è stato smantellato. E non è successo una vita fa. Giugno 2015, gli allenatori non vedono lo stpendio da mesi. Non il modo migliore per avvicinarsi alle vacanze estive e staccare la spina. Manca tutto, non la loro passione e il loro amore per il calcio. Continuano ad allenare, lo fanno alla grande. Tanto che i Giovanissimi, appunto, arrivano a giocarsi la finale Scudetto con l'Inter. Ultimo baluardo di una società storica che si prepara a ripartire da zero. Orgoglio di una città ferita. 4-3 il risultato finale. Sconfitta, ma a testa alta.
"La nostra forza? L'attaccamento alla maglia"
I talenti costruiti in casa con tanta cura e fatica sono costretti a fare le valigie. In tanti vanno al Sassuolo, che dista pochi chilometri e che si appresta a vivere stagioni da protagonista. L'inferno vero e proprio, ecco perché la seconda eliminazione consecutiva alle semifinali del Viareggio deve essere visto come un punto di partenza: "La nostra forza? Le tante motivazioni. E l'attaccamento alla maglia. L'abbiamo cucita nel cuore". A dircelo è Luca Piazzi, responsabile del settore giovanile. È arrivato a Parma un paio di anni fa: "Quando la situazione era già stata risollevata più che dignitosamente - spiega - ad oggi Primavera e Under 17 sono le squadre che più risentono del fallimento. Le altre viaggiano più spedite e stanno ottenendo grandi risultati".
Luca è uno di quelli che ha creduto fin da subito nel progetto: "Qui ho trovato una societa accogliente, che cerca di valorizzare le idee. Mi stuzzicava ripartire dal basso. I grandi successi iniziano dalle piccole cose". Sì, perché i punti di forza sono tre: motivazioni, amore per la maglia e condivisione: "Bisogna creare un modello comune - spiega Luca - da questo poi nasce la metodologia. I giocatori si devono identificare con questi colori, devono credere in quello che fanno"'.
Come una cantera
Come una cantera insomma. Luca ne sa qualcosa, perché viaggia tanto e assorbe come una spugna: "Il modello più affascinante ovviamente è quello del Barcellona. Ma ci sono molte cose da imparare anche da Ajax, Benfica, City, Schalke 04 e Arsenal. In Italia uno dei luoghi comuni più diffusi è quello secondo cui prima squadra e settore giovanile debbano essere separati. No, così non si crea senso di appartenenza. Tutti i più grandi club del mondo hanno un unico centro sportivo. Per questo abbiamo deciso di far allenare grandi e giovani a Collecchio".
L'esempio da seguire è quello spagnolo: "Non solo Barça e Real, ma anche Athletic Bilbao e Siviglia". Per questo il 9 e il 10 aprile al Tardini è atteso Joan Vilà, ex direttore metodologico del Barcellona con quasi 50 anni di esperienza nella Masia. Approfondirà temi quali la pianificazione dei Principi del Modello di Gioco, la progressione della complessità nel processo formativo del Giovane Calciatore e il disegno di esercitazioni, secondo una visione sistemica. Chi poi tutto questo dovrà farlo vedere sul campo è Pasquale Catalano, uno che solo un anno fa retrocedeva in Serie D con il Prato: "Ma sul quale abbiamo deciso di puntare - ha spiegato Luca - per una certa attitudine alla filosofia di gioco e alla mentalità che ricerchiamo". Beh, missione compiuta. Per la seconda volta consecutiva il Parma Primavera è arrivato ad un passo dalla finale del Viareggio. Delusione e amarezza, ma anche tanto orgoglio da parte di chi - solo quattro anni fa - non aveva niente.