Zamparini-story: Palermo, tutte le trattative del Presidente

C'erano due arabi, un russo, un messicano, più di un italoamericano e un inglese, tutti uniti da un imprenditore italiano. No, non è l'inizio di una barzelletta, ma la storia del Palermo dal 2010 ad oggi. Una sceneggiatura che neanche il miglior regista hollywoodiano avrebbe potuto scrivere per il club rosanero, ormai da quasi dieci anni in perenne vendita. Il tutto iniziato nella stagione 2010-11, anno in cui il Palermo raggiunse la finale di Coppa Italia, quando Maurizio Zamparini decise di mettere in vendita la società, cercando il passaggio di consegne a chi potesse garantire un futuro solido al club. Da quel giorno, in Viale del Fante, c'è stata una vera e propria sfilata di gente pronta a entrare nella società, ma senza mai mettere realmente soldi in cassa.

PALERMO, ZAMPARINI, GLI ARABI E LO SCUDETTO

Nella mente dei palermitani i primi che sorgono sono relativi agli arabi. Addirittura in due momenti differenti alcuni di loro hanno manifestato l'intenzione di investire nel Palermo. Bisogna tornare indietro fino all'estate del 2010, quando nel ritiro estivo del Palermo a Bad Kleinkirchheim in Austria il presidente Zamparini arrivò accompagnato dal principe Abdul Mohsen Al Hokair. Impero finanziario valutato 2 miliardi di dollari, il principe ammise di voler investire nel Palermo e nel sogno nel cassetto di Maurizio Zamparini: il nuovo stadio del club rosanero. Un sogno, ad oggi, rimasto tale così come l'ingresso di Abdul Mohsen Al Hokair che dopo le foto di ritiro con staff e giocatori dell'epoca non entrò più nel club, nonostante anche un altro principe della famiglia, Majed Al Hokair, presenziò con Zamparini alla finale di Coppa Italia del maggio 2011 all'Olimpico contro l'Inter.



I primi arabi a mettere piede in città e al "Renzo Barbera", però, furono altri. Era il 4 febbraio 2012, giorno in cui in Viale del Fante arrivarono Abdulrahman Owidan (Owidan Group), "l'amico indiano" Shabbir Vakil (Vakil Group) e Ahmed S. Al Zubeidi (Presidente e CEO di AMA Group). Presentazione in grande stile davanti alla stampa e una grande promessa: quella dello scudetto nel giro di tre anni. "L'obiettivo è di arrivare a portare qui in Italia, da qui a 5 anni, business per miliardi di euro - raccontò Al Zubeidi - Ci saranno investimenti sul Palermo per 100-200 milioni tra stadio e nuovi calciatori nei prossimi tre anni". Anche in questo caso, dopo la presenza di rito anche all'apertura del centro commerciale di Zamparini a Palermo, gli arabi uscirono di scena.

Il tutto prima di anni di transizione, tra il 2014 ed il 2015, con nomi "fantasiosi" come i messicani della Comex, i russi della Kirsen Group, un gruppo di libanesi ed uno di cinesi. Clicca per continuare.



PALERMO A STELLE E STRISCE

Abbandonata l'idea araba, con Zamparini arrivano a trattare gli italoamericani. Siciliani emigrati negli States con il sogno di tornare nella madrepatria e l'obiettivo di investire nelle società calcistiche. Il primo nome che viene fuori è quello di John Viola, appartenente ad una ricca famiglia italoamericana con origini siciliane. Al tempo stesso, però, a fare passi in avanti è Frank Cascio, amico intimo di Michael Jackson, presentato a Zamparini dal presidente del Venezia Joe Tacopina. Lo sbarco di Cascio a Palermo, nell'agosto del 2016, è quasi da profeta in patria: più di 50 tifosi ad attenderlo all'aeroporto, sciarpe, cori e abbracci per lui che trattò l'acquisizione del club da Zamparini prima che lo stesso non ritenesse adeguate le garanzie finanziarie portate.

Al fianco di Cascio, però, c'era chi è diventato in un secondo momento il nuovo presidente del Palermo: Paul Baccaglini. L'ex iena, entrato dopo l'esperienza televisiva in Italia nel mondo della finanza, venne annunciato a Marzo 2017 dalla società come il nuovo presidente del club rosanero. Stretta di mano ed un bel sorriso in posa con Zamparini, con una chiara deadline: entro il 30 aprile dovrà avvenire il trasferimento del 100% delle quote. Un closing slittato più volte e mai arrivato, con strascichi importanti visto che Zamparini denunciò Baccaglini, raccontando che l'ex iena presentò una documentazione falsa per acquisire il Palermo.





Dopo l'addio di Baccaglini, che rimosse anche il tatuaggio sul Palermo che "Le Iene" avevano fatto la notte prima della presentazione alla stampa palermitana, a tornare all'assalto è nuovamente Cascio. Sul Palermo, però, inizia a pendere l'inchiesta della magistratura con i controlli della Guardia di Finanza nella sede rosanero. Un fatto che, secondo Zamparini, rallentò le operazioni di vendita tanto che anche Cascio svanì nel giro di qualche settimana.



PALERMO-ZAMPARINI: IL PERIODO DI TRANSIZIONE, TRA ISTANZE DI FALLIMENTO E INCHIESTE

Per il Palermo arrivano i guai giudiziari. Maurizio Zamparini viene indagato per appropriazione indebita, riciclaggio, impiego di proventi di provenienza illecita, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e falso in bilancio aggravato dalla transnazionalità. Al centro dell'attenzione della Magistratura c'è l'operazione Mepal, società che deteneva il marchio del Palermo, ceduta alla lussemburghese Alyssa per 40 milioni di euro. Una plusvalenza che consentì alla società rosanero di chiudere il bilancio in attivo, ma senza che entrassero mai soldi nelle casse del club.

Una spirale involutiva che porta fino all'istanza di fallimento presentata dalla Procura di Palermo nel novembre 2017. Un buco da 70 milioni di euro, quaranta dei quali relativi all'operazione Mepal. A difendere il Palermo a spada tratta è Giovanni Giammarva, genero di Maria Falcone e subentrato nel ruolo di presidente. Il club ne uscì indenne con il Tribunale di Palermo che nel marzo 2018 respinse l'istanza, mentre Giammarva si dimise nell'agosto 2018 per i contrasti con il direttore amministrativo Daniela De Angeli, la fedelissima di Zamparini.

Ecco che allora l'imprenditore friulano torna all'assalto per vendere il club: prima un gruppo americano incontrato in Friuli, poi l'italosvizzero Antonio Ponte (presidente in pectore all'inizio di questa stagione per questa settimana) e infine l'offerta presentata dal foggiano Raffaello Follieri. Tutti nomi che tornano nel passato recente.



UN PASSAGGIO INGLESE SENZA TRACCE

Zamparini improvvisamente accelera l'operazione di vendita del Palermo, complice la magistratura che continua ad indagare nonostante l'istanza di fallimento sia stata respinta. Un'uscita di scena da parte dell'imprenditore friulano con un chiaro obiettivo, quello di evitare gli arresti domiciliari poi disposti lo scorso mese. Zamparini, però, aveva dato mandato alla società milanese Financial Innovation di trovare investitori disposti ad entrare nel Palermo.

I registi dell'operazione che portano gli inglesi di Global Futures Sport in Viale del Fante sono Corrado Coen e Dominic White, un progetto illustrato il 12 novembre 2018 a Clive Richardson in una cena a Milano. Proprio quel Richardson che assunse la carica di presidente, presentato alla stampa ai primi di dicembre in una conferenza stampa che segnò da una parte "l'addio" di Zamparini e dall'altra il "one man show" di Maurizio Belli, l'advisor della trattativa.



Una conferenza ricca di imbarazzo, con tante perplessità e con i dubbi raddoppiati dalla poca chiarezza delle loro parole. A fare eco è il "non necessariamente coinvolto" di Belli relativa alla Sport Capital Group, società con socio Emanuele Facile (poi diventato amministratore delegato del Palermo) e gli inglesi Richardson e Treacy che poi si rivelò soggetto acquirente del Palermo. Tre persone che per qualche settimana hanno formato il consiglio d'amministrazione del club rosanero, ma con in mezzo tante bugie (per esempio il ruolo di advisor di GFS di David Platt, presentato alla stampa e poi sostituito da Dean Holdsworth) e pochi soldi immessi in una delle tante scatole cinesi create ad hoc, ma mai entrati nelle casse del Palermo.



PALERMO, E ORA? UN PRESENTE CHE SA DI PASSATO

Il presente è storia recente. Maurizio Zamparini, attraverso i suoi legali, dopo il disimpegno da parte degli inglesi ha messo l'amministrato delegato Facile - che il giorno prima della chiusura del mercato aveva firmato la lettera di licenziamento di Foschi - con le spalle al muro. Le quote passano nelle mani di Daniela De Angeli (giocoforza non possono essere intestate a Zamparini) che gestirà il club in questa fase di transizione insieme a Rino Foschi, diventato il nuovo presidente del Palermo.

Un ritorno al passato per cercare di mettere una pezza alla situazione attuale, con il club rosanero che pagherà gli stipendi evitando la penalizzazione in classifica, e poi con calma cedere ad un soggetto che ha già manifestato il proprio interesse. Senza scadenze imminenti a livello economico si potrà trattare con tutta calma, ma il Palermo intanto, come nel gioco dell'oca, è tornato nelle mani di Zamparini.

a cura di Giovanni Mazzola Google Privacy