Atalanta, Papu Gomez: "Ecco perché non tiro più i rigori"
Viaggio nel passato e racconti del presente per il Papu Gomez, oggi in diretta Instagram per intrattenersi con i suoi fan. Il capitano dell'Atalanta ha parlato dei suoi inizi e dell'attualità in una squadra che l'ha reso grande. "Sono arrivato in un momento buio perché avevo qualche problema fisico, la situazione in Ucraina non era bella, mi ero allenato per tre mesi da solo in Argentina e l’ultimo giorno di mercato venni ingaggiato dall’Atalanta dopo tante trattative" ha detto per raccontare il suo approdo a Bergamo, prima di fare un flashback sulla sua avventura argentina.
Argentina dove la sua carriera si è decisa, in particolare in una Copa Sudamericana del 2007 che ha rappresentato il suo vero trampolino di lancio. “Uno dei momenti più importanti è stata la finale di Coppa Sudamericana 2007: ero titolare in Coppa, mentre in campionato mi alternavo. In semifinale mi hanno messo in panchina contro il River Plate. Fu un colpo duro, anche se entrai, ma ci qualificammo per la finale. Nella finale giocai titolare, facendo doppietta all’andata, e spesso mi chiedo come sarebbe stata la mia carriera se non avessi disputato quel match”.
Carriera che l'ha lanciato poi in Europa, dove inseguiva il sogno di giocare per una grande. "Quando ero giovane avevo sempre il pensiero di arrivare in una big, poi mi sono reso conto che potevo far diventare l’Atalanta una big insieme a compagni, mister e società. Dal giorno che mi sono proposto di fare questo, ho deciso di rimanere qui. In passato sono stato vicino all’Atletico Madrid, ma il destino ha voluto che io andassi in Ucraina”.
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La sua Atalanta grande soprattutto grazie a Gasperini, capace di dare un'identità totalmente nuova alla squadra. “Con Gasp è cambiato tutto. La stagione precedente abbiamo fatto un periodo con 14-15 gare senza vincere, ma ciò nonostante andava quasi tutto bene. Con lui perdemmo il Trofeo Bortolotti ed era arrabbiato, ci ha dato un altra mentalità. Non voleva che la squadra arrivasse a 40 punti e poi si lasciasse andare, voleva lottare sempre, darsi sempre obiettivi. Con il passare del tempo, la mentalità è cambiata e abbiamo iniziato un percorso incredibile”.
E qui con l'Atalanta le intenzioni di chiudere la carriera e iniziare un nuovo progetto sembrano abbastanza chiare. “La mia idea è quella di dare una mano ai ragazzi più giovani, cercando di creare una scuola calcio qui a Bergamo. Abbiamo la fortuna di avere uno dei migliori settori giovanili d’Europa come l’Atalanta da cui poter trarre qualche insegnamento”.
Tanti i suoi gol, così come gli assist, eppure per il Papu Gomez non sono solo le voci nel tabellino da dover elogiare. “Chi fa gol importa solo al fantacalcio. Oggi nessuno nota i dettagli, la qualità dei passaggi. CI si sofferma solo ai gol ed è grave. Per me è importantissimo anche se un difensore fa cinque lanci perfetti o un passaggio filtrante a un centrocampista. Molti non lo notano e si fermano solo a chi fa gol. Petagna (LEGGI QUI il botta e risposta tra i due) ad esempio faceva un gioco pazzesco, mi metteva sempre uno contro uno, ma purtroppo oggi il calcio si ferma ai gol. Mi piace farli, ma so che faccio anche altre tante cose belle”.
E infine il racconto del perché non batte più i rigori con l'Atalanta. "Ne ho sbagliati quattro di fila e mi sembrava giusto non calciarli più. Non me la sentivo. Non sono bravo a calciarli e devo allenarli. In questo campo Muriel invece è un fenomeno”.