Non solo Kololli: quando esultare diventa (molto) pericoloso
Esultare può essere molto pericoloso. L’esplosione di gioia dopo un gol, a volte, può mettere in pericolo il calciatore, che non riuscendo a contenersi finisce per andare incontro a qualche imprevisto e - nei casi più estremi - anche a un infortunio. Nella partita di Europa League tra Zurigo e Aek Larnaca, il centrocampista Kololli ha rischiato seriamente di farsi molto, molto male. Dopo aver segnato, infatti, il giocatore si è letteralmente lanciato verso i suoi tifosi. Peccato che sotto i suoi piedi ci fosse il vuoto. Una caduta di quasi 3 metri - come ha poi raccontato lo stesso giocatore nelle scorse ore. Kololli è scomparso nel vuoto prima di essere ‘ripescato’ dai suoi compagni di squadra. La corsa, poi la caduta che oggi il calciatore kosovaro può raccontare con il sorriso.
Un’esultanza tanto divertente quanto pericolosa, un episodio che non è però del tutto nuovo. Anche in passato parecchi calciatori hanno rischiato di farsi il male seriamente con qualche imprevisto durante la festa per un gol. È il caso di Antonio Candreva, che nella gara tra la sua Lazio e il Palermo (nel 2015) corse sotto la Curva Nord per un simbolico abbraccio con i suoi tifosi. Uno scivolone gli ha però impedito di arrivarci in piedi: il centrocampista costrinse così l’allenatore a sostituirlo per una botta rimediata contro la rete di recinzione d’acciaio dello stadio. Curioso che nello stessa giornata di campionato, durante Milan-Cesena, anche Bonaventura abbia rischiato di farsi male dopo essere caduto scavalcando i pannelli pubblicitari a bordo campo.
Stesso discorso anche per Bonucci in uno Juventus-Milan di qualche anno fa, per Zidane dopo una rete in Friuli contro l’Udinese ai tempi della militanza nella Juventus o per Inzaghi nella finale di Atene nel 2007: SuperPippo non fece in tempo a cadere che già si era rialzato, pronto a correre verso i tifosi rossoneri impazziti di gioia per una rete pesantissima in una finale di Champions. Tabelloni fatali in più occasioni, ma anche per gli allenatori l’eccessiva gioia può essere pericolosa. Chiedere ad Antonio Conte che quando allenava l’Italia durante l’Europeo del 2016 finì per spaccarsi il labbro durante un abbraccio troppo ‘affettuoso’ con i suoi assistenti in panchina. Proprio durante Euro 2016 anche Buffon rischiò la figuraccia quando si lanciò sulla traversa e - forse complici i guantoni da portiere - la presa non fu delle migliori e il numero uno azzurro finì con la schiena a terra.
Nulla di grave in tutti questi casi mentre, ancora all’estero, a volte c’è stato davvero poco da ridere. È il caso di Joel, che come Kololli finì per sparire nel vuoto. L’attaccante del Coritiba nel 2014 saltò i cartelloni pubblicitari finendo in una buca invisibile che conduceva direttamente al tunnel degli spogliatoi. Poi c’è anche chi si infortuna esultando… Per il gol di qualcun altro. Chiedere a Federico Marchetti, che tre anni fa si mise a correre verso Matri, autore del momentaneo vantaggio della sua Lazio. Dopo qualche metro però, il portiere fu costretto a fermarsi per una lesione del bicipite femorale della coscia sinistra. Sostituzione immediata e anche qualche risata di troppo.
Tornando all’estero, El Loco Martin Palermo riuscì a segnare un gol importantissimo nel derby valenciano con il suo Villarreal: poi decise di correre ad abbracciare i tifosi ma il parapetto della tribuna non riuscì a reggere l’entusiasmo e tutto crollò proprio addosso all’attaccante. Risultato: frattura di tibia e perone e oltre sei mesi lontano dai campi. Nella MLS il protagonista dell’esultanza più dolorosa fu Victor Espindola, che quando giocava nel Real Salt Lake City iniziò a fare una serie di capriole dopo la rete messa a segno; ma l’ultima non gli riuscì molto bene e cadendo sulla spalla si infortunò gravemente. Grandi risate - per chi ha visto la scena, non certo per lui - ancora di più se si pensa che quel gol venne immediatamente annullato ma lui, complice il dolore, non si accorse di nulla.
L’episodio forse peggiore è quello che ha visto coinvolto Paulo Diogo: il centrocampista che giocava nel Servette, nel 2004 si arrampicò su una rete per avvicinarsi ai tifosi dopo un gol ma la fede gli rimase impigliata nella recinzione e il giocatore perse così la falange. In seguito gli venne anche amputato il dito. Il tutto per un gol non segnato da lui, ma a cui aveva contribuito soltanto con l’assist. Rispetto a tutto ciò si può dire che a Kololli sia andata anche bene.