Nel nome di Weah: da George a Timothy, la storia si ripete. Tripletta a stelle e strisce per il figlio dell'ex Pallone d'Oro
Il 13 maggio del 2016 due tweet comparivano sul profilo del Psg: il primo annunciava l’addio al club parigino di Zlatan Ibrahimovic, il secondo rendeva noto il primo contratto professionistico di Timothy Weah, classe 2000 e terzogenito di George. Cognome importante, di quelli che pesano. Naturale quando papà è stato il primo non europeo a vincere il Pallone d’Oro. Un passato proprio nel Psg, dal 1992 al ’95, poi il passaggio al Milan. Ma il giovane Timothy non sembra sentire la pressione: gioca, si diverte, fa parlare di sé. Già a 15 anni, quando il Psg lo strappò alla concorrenza del Chelsea. Una stagione sotto età con l’Under 17 e poi subito il contratto professionistico, per non farselo sfuggire. Ci hanno visto lungo i dirigenti della società parigina, che hanno puntato forte sul talento di Weah Jr e che adesso ne raccolgono i primi frutti. Timothy, infatti, è stato autore di una tripletta nel 5-0 che gli USA hanno rifilato al Paraguay negli ottavi di finale del Mondiale Under 17.
E pensare che la scelta della Nazionale potrebbe rappresentare in futuro un bel dilemma per il giovane Weah, che possiede il doppio passaporto statunitense e francese. Senza contare le proposte che potrebbe ricevere dalla Liberia, paese di origine di papà George e che lo vede in ballottaggio per diventare Presidente. Intrecci del destino insomma, ma al momento la scelta di Timothy appare chiara e i tre gol siglati con la maglia degli Usa sono un’ulteriore conferma in questo senso. Sul talento poi garantisce anche Weah senior, uno che se ne intende insomma: “Non lo dico perché è mio figlio, ma Timothy ha grandi qualità: è veloce, ha il fiuto del gol, del gioco e rispetta le indicazioni dell’allenatore. Non credo gli pesi il cognome che porta, conosce la mia carriera. E poi gli dico sempre che il talento non basta. Per sfondare bisogna lavorare duro”.
Per il resto anche i responsabili del settore giovanile del Psg lo descrivono come un possibile fenomeno. Questione di Dna, anche se per tutti non è stato così. Per conferma chiedere al Milan, che ha accolto nel proprio settore giovanile George jr, classe 1987 e primogenito di George. In quel caso i geni non sono bastati e il ragazzo non è andato oltre la Beretti senza sfondare nel calcio professionistico. Il fratellino però sembra destinato a fare grandi cose. Intanto oltre al cognome in comune con papà George c’è il Psg, il resto poi starà alla storia dirlo.