Napoli, Raspadori: "Lo scudetto non è un'ossessione, è l'obiettivo. Durante il Mondiale avvertivo sofferenza"

A soli 20 anni è diventato campione d'Europa con la maglia della Nazionale italiana, un anno dopo si è trasferito dal Sassuolo al Napoli, consacrandosi anche in una grande squadra. Giacomo Raspadori è il presente e il futuro del calcio italiano, anche grazie alla sua grande duttilità. 

 

L'attaccante ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport in cui ha parlato della Nazionale, della delsuione di non aver partecipato al Mondiale e del sogno scudetto.

Napoli, le parole di Raspadori

Raspadori ha ricordato la vittoria a Euro2020, sottolineando l'importanza dell'unità del gruppo per arrivare alla coppa: "È stato qualcosa di inimmaginabile. La forza di un gruppo fantastico, come questo del Napoli. Una sintonia che ha rappresentato la forza e un ct, Mancini, che ha saputo osare".

Dopo quella vittoria è però arrivata la delusione per la mancata qualificazione al Mondiale in Qatar: "La ferita del Mondiale è ancora aperta, non si è rimarginata, anche se adesso è tutto finito. Ma durante questo mese, mentre vedevo le partite degli altri, la sofferenza l’avvertivo".  

 

Archiviato il Mondiale, Raspadori è ora completamente concentrato sul Napoli e sul sogno scudetto: "Sarei un bugiardo se fingessi distacco. Ma lo scudetto non è un’ossessione. È l’obiettivo per il quale lavoriamo, ma senza stress. Però ci credo: per conquistarlo servirà l’impegno di questi tre mesi e la capacità di dimostrare che l’abbiamo meritato. Le qualità del Napoli, finora, sono emerse".  

 

Poi, l'attaccante ha parlato della concorrenza con Osimhen, che nella prima parte di stagione gli ha lasciato solamente 559 minuti: "Sono preparato: Julian Alvarez, neocampione del mondo, al City ha giocato solo 356’. Neanche Haaland scherza...". E poi ha aggiunto: "È la dura legge dei grandi club, va in campo chi merita e chi sta fuori cerca di afferrare le occasioni che capitano. È la sana concorrenza, forse pure uno dei segreti per migliorarsi. Ed è la dimostrazione che stanno venendo fuori attaccanti destinati a dominare il palcoscenico internazionale per il prossimo decennio: Victor sta per compiere ventiquattro anni; il norvegese (Haaland, ndr) ne ha ventidue e mezzo; e Alvarez ne farà ventitré tra un mese. E aggiungeteci Mbappé: ventiquattro oggi".

L’intervista completa nell’edizione odierna del Corriere dello Sport

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