Lores Varela e il ritiro a 33 anni: "Nessun rimpianto. Ora studio da direttore sportivo"

Decidere di lasciare il calcio giocato non è mai facile, ancor di meno se la scelta arriva a 33 anni. Ma a volte il bisogno è quello di "viversi di più la vita". Una scelta forte, che ha compiuto Nacho Lores Varela. Ma "senza rimpianti", come ha voluto specificare lui nell'intervista rilasciata a gianlucadimarzio.com. Perchè la saggezza è anche saper dire basta, soprattutto quando, guardandoti indietro, non puoi che sorridere. Anche per chi ha avuto una carriera piena di avventure, di situazioni difficili e di emozioni. Tre viaggi Italia-Uruguay. Un breve racconto che è bene partire dalla fine per raccontarlo. 

 

Cap. 0 - La fine: "Avrei potuto far di più, ma anche di meno"

"Quella del ritiro è stata una decisione presa con il cuore. Negli ultimi anni ho subito tanti infortuni che non mi hanno permesso di giocare con la velocità e l'intensità che avrei voluto. Ciò mi ha frustrato un po’. Mentalmente avrei voluto vivere di più la vita". Insomma, non tirare mai l'acceleratore più del dovuto. Fermarsi può far star meglio. E infatti per l'intera intervista Varela si è mostrato sorridente, felice: "Sono molto contento di ciò che ho fatto. Sì, forse avrei potuto rendere di più, ma magari anche meno". Intanto si è già avvantaggiato per la nuova vita: "Sto studiando per fare il direttore sportivo. Ho già pronta la tesi. con l'Università di Teramo".

 

Cap. 1 - Palermo: "Dybala, Ilicic... ho visto cose folli"

Ma adesso torniamo all'inizio. All'estate del 2011, quando appena ventenne sbarcò dall'Uruguay a Palermo, allora in Serie A. Zamparini per lui pagò 2,8 milioni al Defensor Sporting. Sette presenze per lui nella prima stagione, quindi due prestiti in Bulgaria in una stagione, al Botev Vratsa e al CSKA Sofia, prima del ritorno in rosanero, in una squadra piena di stelle. "Ultimamente ho visto un'intervista di Gasperini su Ilicic. Con Josip ho giocato a Palermo: gli ho visto fare cose che non ho più visto in vita mia. Cose folli. Ti faceva sentire piccolissimo. Oltre a lui c'erano Miccoli, Pinilla, Dybala... tanti sudamericani". 

Al suo ritorno in Sicilia nel 2013, Varela in panchina trova Gattuso, una figura che ritornerà in maniera importante nella sua carriera. Nonostante ciò, però, il feeling con la maglia rosanero non arriva, e iniziano i prestiti: Bari, Vicenza e Varese.

Cap. 2 - Pisa: "La scelta migliore della mia vita. La finale con il Foggia? Sembrava la Libertadores"

Varie esperienze, senza mai lasciare il segno in Serie B. Nell'estate del 2015, però, scatta una scintilla. O meglio, suona il telefono. E' Gattuso. L'intento è quello di convincere Lores a scendere in Serie C, per firmare con il Pisa: "Ringhio è stato sempre stupendo con me, devastante, mi ha sempre preso molto in considerazione. Un padre calcistico. Quando mi ha chiamato a Pisa  mi sentivo in debito con lui. E' stata la scelta migliore della mia vita". Sì, perchè in Toscana Varela diventa idolo, con la maglia 10 sulle spalle. Trascinatore nella corsa playoff per la Serie B, con impressa nella mente dei tifosi la tripletta segnata al Pordenone.

Una situazione societaria molto complessa allora a Pisa, che vide proprio Gattuso spesso pagare di tasca sua per sopperire a delle mancanze: "Lui ha fatto tutto a Pisa, la società era difficle. Abbiamo solo da ringraziare per quanto fatto quell’anno,  più del dovuto. Lui sa che gli voglio bene, non l’ho più sentito, ma sa la stima che provo per lui". La promozione arrivò al termine di un doppio confronto con il Foggia di De Zerbi, con il ritorno allo "Zaccheria" in un clima rovente: "Una partita storica, che ha marcato tutti. Sembrava una finale di Copa Libertadores a Rio. Non ci facevano arrivare allo stadio". La stagione successiva, in Serie B, il Pisa la vive nuovamente in un ambiente societario complicato, e arriva la retrocessione. A novembre, però, l'evento che sconvolse la carriera di Varela: la perdita del padre.

Cap. 3 - Il lutto e il ritorno in Uruguay 

Dopo Pisa, Varela rimane in B nel 2017, ad Ascoli. Ma il pensiero è uno, che poi si verifica: avvicinarsi alla famiglia. Così il viaggio di ritorno, 6 anni dopo l'arrivo: la firma con il Penarol: "Ho deciso di tornare a casa per un po', stare vicino a mia madre. Sì, calcisticamente ciò può avermi fatto perdere un po' nel tragitto, ma ho preferito stare vicino a mia madre. Comunque sono contento: ho vinto campionati e giocato in Libertadores".

 

Cap. 4 - Il ritorno in Italia per Perinetti. Siena, Ascoli, Cittadella, Avellino e Taranto

L'Uruguay, la famiglia. Ritrovare coscienza di sé, riscoprire le proprie origini. Però ormai il contatto tra Varela e l'Italia era ancestrale. Tutto era pronto per il rientro. Per far sì che ciò avvenisse, è servita una chiamata: "Sono tornato per Perinetti, allora direttore a Siena. Appena mi è chiamato ho subito detto sì". Di nuovo la C, con Gilardino in panchina. 18 partite, 4 gol e 3 assist.

 

La stagione a Siena ha permesso a Lores di tornare in B, nel 2022, con il Cittadella: "Una macchina perfetta. Costruita da un genio, Marchetti: un fenomeno. Il loro è un modo di lavorare da copiare". Un anno e mezzo e 44 partite in Veneto, che sembrno restituirgli continuità in campo, anche se la parabola sembra discendente. Una nuova avventura in C, ad Avellino, con un grave infortunio che lo ha condizionato e dal quale mai ha pienamente recuperato, nemmeno a Taranto, l'ultima sua esperienza: "Una città stupenda. La situazione, però, anche qui è stata un po' particolare. La piazza è caldissima, ma volevo giocare e non sono riuscito a trovare continuità". Così, giunti alla fine della storia, e quindi all'inizio del nostro racconto, la decisione: smettere, ma senza rimpianti.

Google Privacy