Musa ispiratrice

La Musa che ispira un’ultima giornata del Gruppo C da non perdere è un ragazzo nato nel 1992 a Jos, stato di Plateau, Nigeria. Quella Nigeria che oggi, dall’altra parte del mondo, aveva una quarantina di milioni di tifosi in più: gli argentini che dopo la batosta contro la Croazia speravano in una vittoria delle Super Aquile per poter dipendere da se stessi martedì 26 giugno a San Pietroburgo. Il problema è che adesso, questa Nigeria ispirata vola sulle ali dell’entusiasmo e sogna gli ottavi di finale. Ma per i calcoli e gli incroci ci sarà tempo, per un attimo raccontiamo Ahmed Musa. Diventato, con la doppietta all’Islanda, il top-scorer nigeriano ai Mondiali di Calcio e il terzo miglior marcatore africano di sempre, dietro Asamoah Gyan e Roger Milla. Gli ultimi quattro gol della Nigeria ai Mondiali portano la sua firma: i primi due nel 2014 li aveva segnati contro… eh. L’Argentina, che vinse 3-2. Anche allora era l’ultima giornata, ma la sconfitta fu indolore per le Super Aquile, che passarono come seconde dopo essersi inchinate solo a Leo Messi.




Quattro anni dopo non esisteranno sconfitte indolori, Messi e Musa saranno ancora lì a sfidarsi. Ma il posto a disposizione sarà soltanto uno, con un orecchio anche alla sfida tra Islanda e Croazia. La storia di Ahmed non è dissimile da quella di tanti calciatori africani cresciuti con il sogno di diventare calciatori professionisti, sfidando le difficoltà che la vita riesce a proporre in quelle parti del mondo. La prematura scomparsa del padre fa sì che il piccolo Musa cresca interamente circondato dalle donne: la madre e le quattro sorelle più grandi, determinanti nel supportare le ambizioni di quel ragazzino così gracile al quale in tanti, troppi, non credevano. In primis Musa senior, che prima di andarsene gli confidò che avrebbe voluto vederlo con il camice bianco.


La storia è andata diversamente e forse è meglio così. Dopo le varie trafile giovanili, il suo talento esplode nella stagione 2009/10 con la maglia dei Kano Pillars: segna 18 gol in 25 partite, un exploit che gli vale la prima chiamata in Nazionale. A causa di un infortunio, non verrà convocato per i Sudafrica 2010, ma si prenderà la sua personale rivincita vincendo la Coppa D’Africa sempre in Sudafrica nel 2013. La stagione 2009/10 è lo spartiacque della sua carriera: Musa si trasferisce in Europa, in Olanda al VVV-Venlo. “Sono abituato ai trasferimenti. All’inizio mi sono trasferito in una nuova città, poi in nuovo continente. Ogni volta che sono lontano dal mio paese, ho solo un pensiero: devo cercare di mostrare il mio massimo potenziale e di essere più sicuro nelle mie capacità”.


Musa con Leonid Slutsky, il suo allenatore al CSKA



Non gli farà paura, dunque, il trasferimento che segnerà la sua affermazione in campo internazionale: in Russia, al CSKA Mosca. La Russia che ritorna oggi, nel presente della Coppa del Mondo. Nel gelo di Mosca Musa trova il suo mentore calcistico, Leonid Slutsky. Dal 2012 al 2016 vincono tutto e più volte e Musa segna 42 gol in 125 partite. Poi altro giro, altra valigia e altro trasferimento. Che questa volta porta con sé soldi (tanti) e aspettative: è quello che lo conduce al Leicester campione d’Inghilterra nel 2016. 16 milioni di sterline, l’acquisto più caro nella storia del club. Le aspettative vengono disattese, perché Musa segnerà in poco più di una stagione e mezza soltanto 2 gol, per poi ritornare “a casa”. No, non nello stato di Plateau in Nigeria. Ma nella sua Russia, nuovamente al CSKA in prestito. Dove seppure per mezza stagione (da gennaio 2018) torna ad essere letale, con 6 gol in 10 partite. Sente aria di Mondiale. Ha un conto aperto con questo paese, martedì cercherà di chiuderlo: da Mosca a San Pietroburgo, passando per Volgograd e sfidando Messi. Anche la Pulce è a caccia di una Musa ispiratrice, ma farà meglio a sceglierla con attenzione.

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