Mano all'orecchio, sorriso beffardo: Mourinho ancora protagonista

Come sempre, si prende la scena. Nel bene o nel male, José Mourinho sa rendersi protagonista prima durante e dopo una partita. C’è chi lo definisce un perfetto parafulmine, chi invece un provocatore, chi uno che si difende. Ma di certo la sua serata all’Allianz Stadium non è stata delle più facili. E lo sapeva.

Juventus-Manchester United è stata la partita di tanti singoli di altissimo livello. Ronaldo si è nuovamente sbloccato anche in Champions League, con una rete incredibile dopo 454’ (184’ in questa stagione) dalla sua ultima in competizione.

Contro chi? La Juventus, la “sua” Juventus. Anche quello fu un gol delle tante polemiche, soprattutto da parte di Buffon che vide vanificati tutti gli sforzi con un rigore concesso a pochi minuti dallo scadere. Per non parlare di Bonucci, che con quell’assist per Ronaldo ha allontanato molte delle critiche che aveva ricevuto dal suo ritorno a Torino.

È stata anche la partita di Mata, che addirittura non segnava in Champions dal 30 settembre 2015 (rete al Wolfsburg) e che di recente Mourinho ha difeso dalle accuse di giocare senza concentrazione. Con il suo solito modo di fare.

L’allenatore del Manchester oggi era finito sotto i riflettori già da prima del gesto della mano sull’orecchio: lo avevano portato proprio i tifosi della Juve, che nel momento del gol di Ronaldo avevano unito insieme all’esultanza per quella prodezza di CR7 anche più di un coro verso l’allenatore del triplete. Il nemico (calcistico) di sempre.

Lui, nulla. Almeno durante i 90'. Poi, come all’Old Trafford, Mourinho ha risposto. Tre dita in Inghilterra, dove ha perso; mano all’orecchio a Torino, dove ha vinto “con un po’ di fortuna”. “A freddo” ammette, “non l’avrei fatto”. Di freddo a Torino c’era solo il clima. Che Mourinho ha infuocato. Come un tempo, come sempre.

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