Addio Ezio Bosso, Maestro della musica con il Torino nel cuore

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"Quando si apriranno le gabbie, la prima cosa che farò sarà mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero". Piccole cose. Sogni semplici e al tempo stesso affascinanti, che Ezio Bosso purtroppo non potrà realizzare. Il suo cuore ha smesso di battere, ma le sue mani continuano a correre su quel pianoforte che per anni ha emozionato il mondo intero. Una musica leggiadra e coinvolgente, propria di un genio che ha saputo mettere da parte la sua malattia, ammorbidendola con il suono dei suoi capolavori.

La passione per il Torino

Una malattia degenerativa lo ha strappato alla vita all'età di 48 anni, diagnosticatagli nel 2011 dopo un intervento al cervello per l'asportazione di una neoplasia. Un ostacolo grande ma non per questo insormontabile, superato affidandosi alle sue due più grandi passioni: la musica e il calcio. Cuore granata, Ezio Bosso non ha mai nascosto il suo amore per il Torino: "La mia famiglia è granata e quindi non posso che tenere al Toro. Torinista ci nasci, è un qualcosa di genetico". Tra il suo pubblico però amava sottolineare la presenza di juventini, rivali nello sport ma uniti dal suo talento: "In platea non ho mai visto un giocatore del Torino ma solo juventini". Il Torino lo ha ricordato con un tweet commovente, riportando proprio le sue parole: "Addio Ezio Bosso. Grande artista, splendida persona e orgoglioso tifoso del Toro. Perchè - come dicevi tu - "del Toro si nasce". 

Un fan di nome Trezeguet

Non è un caso che tra i suoi fan più sfegatati ci fosse David Trezeguet, ammaliato dalla musica creata da Bosso. Una musica affascinante e al tempo stesso particolare, propria di un genio che, con le sue mani, è riuscito ad emozionare e a emozionarsi.

La sua carriera

Avvicinatosi alla musica grazie al fratello musicista e alla prozia pianista, Ezio Bosso scopre il pianoforte a 4 anni iniziando un lungo percorso difficile ma esaltante. All'età di 16 anni debutta in Francia, prima di conoscere il maestro Ludwig Streicher in Austria, che lo spinge a studiare composizione e direzione d'orchestra nella prestigiosa Accademia di Vienna. Qualche anno dopo lo sbarco nel cinema, con la composizione di colonne sonore per i film di Gabriele Salvatores, ossia 'Quo vadis, baby?' e 'Il ragazzo invisibile'. L'operazione del 2011 lo costringe ad un periodo di riabilitazione di 4 anni, nel corso del quale deve imparare nuovamente a parlare e camminare, oltre che a muovere le dita sul pianoforte.

Il Festival di Sanremo

"Come la vita, si può fare in un solo modo: insieme. Questa, come diceva il grande maestro Claudio Abbado, è la nostra vera terapia", con queste parole Ezio Bosso spiega il suo modo di intendere la musica al Festival di Sanremo 2016, invitato come ospite d'onore da Carlo Conti. Parole che seguono la sua esibizione sul palco più famoso d'Italia, dove il Maestro italiano riesce a fermare il tempo con il suo brano 'Following a bird'. Poco tempo dopo l'addio alla musica a Fiera del Levante di Bari, un commiato quasi obbligato per via delle sue condizioni di salute che non gli permettono più di suonare al pianoforte. "Non sapete la sofferenza che mi provoca questo, ho due dita che non rispondono più bene e non posso dare alla musica abbastanza". Addio Maestro!

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