Monopoli, Jefferson non soffre la saudade: "Benvenuto al sud" con la doppia cifra nel mirino

Un anno trascorso più in infermeria che sul campo, la gratitudine al club che l'ha atteso a lungo e l'ok negli ultimi minuti di trattative a un'avventura inedita. Monopoli, Puglia: è qui che Jefferson Andrade Siqueira per tutti Jefferson, sta vivendo il suo personale “benvenuto al sud”. Giusto punto per riavviare i motori a 31 anni e dopo una stagione vissuta tra infermeria e campo, diviso tra il Monza e il Giana Erminio: Non è stato un periodo facilissimo – spiega ai microfoni di gianlucadimarzio.com - sono arrivato a Monza con un problema alla mano e la società è stata disponibilissima. Tornare a giocare non è stato semplice. Mister Zaffaroni mi apprezzava molto come giocatore, poi con l'arrivo di Brocchi le gerarchie sono cambiate. Poi sono andato alla Giana Erminio, ero partito bene ma un altro infortunio mi ha fermato. Eppure sono riuscito a servire un assist determinante nella partita contro la Vis Pesaro”. Magra soddisfazione in coda a un anno “mai così complicato” e superato anche grazie “all'enorme disponibilità del Monza e dello staff brianzolo – ammette – la società è stata sempre disponibile e sono grato. Mi  serviva solo giocare, e questa chiamata all'ultimo giorno di calciomercato e l'ho accettata al volo”.

L'IDOLO SILVIO BERLUSCONI - Monza gli è rimasta nel cuore e tra le esperienze brianzole ricorda con piacere l'incontro con Silvio Berlusconi:  “Conoscevo Berlusconi come personalità, ma non come persona – dice del suo ex presidente - ho avuto una bellissima impressione nel primo allenamento di quest'anno. Ci ha parlato della sua vita, della sua carriera, del Milan. Per me è diventato un idolo”.

GOL,QUANTO SEI MANCATO – Lo ha pensato Jefferson, quando al 78' di Ternana-Monopoli ha segnato il centro del 2-0 che ha regalato la seconda vittoria in campionato alla sua squadra. La prima per lui, che nel giorno dell'1-0 dei pugliesi alla Vibonese era ancora in attesa di nuova destinazione. Sembrava fatta per il suo ritorno a Viterbo, ma il Monopoli ha inserito la freccia del sorpasso all'ultima curva: “Giocare ti aiuta a rimetterti in condizione – sorride - sono arrivato alla sfida di Terni con ottime sensazioni, per me è stata una grande gioia tornare al gol.  Il mister ci chiede tanto lavoro, anche in pressione, e quando non sei al 100 per cento non è semplice. Ma fare gol al 78' è motivo di gioia per me”. Soprattutto perché non succedeva dal 26 gennaio. “Mi sono messo alle spalle un periodo difficile. Non mi sento ancora in condizioni perfette, ma con il tempo non potrà che andare meglio”.  Una...Scienza esatta, come l'allenatore biancoverde: “Siamo arrivati praticamente insieme, io nelle ultime ore di mercato e lui per sostituire Roselli. È un allenatore che gioca palla a terra come piace a me”.

MONOPOLI AMMAZZAGRANDI? LUI CI SPERA – Il calendario e gli obiettivi sono un chiodo fisso per Jefferson. All'orizzonte del Monopoli ci sono le big del campionato: dopo Catanzaro e Ternana, toccherà a Catania e Bari in tre giorni e poi al Teramo.Manca solo la Reggina – spiega – sono partite che ci diranno quanto valiamo. Io credo che questa squadra qui può fare bene ma deve stare sul pezzo e dare il 100 per cento in  allenamento e in partita. Ci sono tanti ragazzi giovani, bravi, ma dobbiamo crescere sul piano della mentalità”. Parola di chi è nato a  Guarulhos e in Italia è arrivato nel 2008 dal Paranà. Ma questa è un'altra storia.

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LA FIORENTINA – La chiamata giusta, 11 anni fa, era stata quella della Fiorentina. Il 20enne Jefferrson lasciò il Brasile e il Paranà per un contratto quinquennale e la possibilità di cimentarsi in Europa. “Quell'anno lì erano arrivati Gilardino, Vargas, Jovetic. C'erano tanti grandi calciatori, come Frey, Mutu, Osvaldo, Montolivo. L'impatto è stato veramente forte in tutti i sensi. Non ero abituato a lavorare così tanto in Brasile, poi venivo da un piccolo periodo di inattività”. Un infortunio al Torneo di Viareggio però ne frenò l'ascesa: doppia frattura alla mandibola dopo diversi guai muscolari. “Ogni volta che spingevo, mi fermavo. Credo mi abbia cambiato la carriera.  Purtroppo al primo anno in Italia non sono stato fortunato”. Trama simile a quella degli ultimi 24 mesi.

FAMIGLIA E FORZA, NO ALLA SAUDADE -  “Negli ultimi due anni ho cercato tanti rimedi e da sei mesi a questa parte ho trovato delle risposte che spero siano giuste. Ora inizia un'altra carriera”. Sempre con moglie (la foto su Whatsapp lo ritrae con una maglia-dedica per lei) e figlie al fianco. “Mia moglie e le bambine mi sono sempre state vicine”. Una squadra alla quale si è aggiunto da poco tempo “un maltesino”. Fuori dal campo, Jefferson è tutto casa e affetti: “Sono molto casalingo, ho un ottimo rapporto con i compagni di squadra anche se uscire molto non mi piace”. Gli amici: nel calcio, secondo l'attaccante, si contano sulle dita di una mano. “Molti cambiano in base al vento, io purtroppo ho cambiato tante squadre. Il legame più stretto è stato con Emerson, con il quale ho giocato a Livorno. Ora che gioca a Potenza ci ritroveremo nello stesso girone”. Difficilmente parleranno di saudade, tra brasiliani: “Ormai sono da talmente tanti anni in Italia che mi sono abituato. Qui sto molto bene. L'unica cosa che mi spiace è essere lontano da famiglia e amici. Ci torno per vacanza, ma lì è inverno. Infatti quest'estate, quando sono tornato dal Brasile, i compagni di squadra mi prendevano in giro chiedendomi se fossi tedesco”.

OBIETTIVI – La freddezza teutonica l'ha spesso dimostrata davanti al portiere avversario: i gol in Italia tra B e C con Frosinone, Cassino, Latina, Livorno, Casertana, Teramo, Viterbese, Monza, Giana Erminio e appunto Monopoli (c'è stato spazio anche nel 2010 per  una stagione in Belgio nelle fila dell’Eupen) sono 57, ma nella regular season mai Jefferson è arrivato in doppia cifra. Ha toccato quota 12 a Viterbo due anni fa e quota 11 a Latina nell'anno 2012/2013, quello della promozione in B, ma sempre con l'”aiutino” dei playoff. Nessun dubbio: “Monopoli deve essere la piazza giusta per tornare in doppia cifra, ma solo se serviranno a raggiungere un bell'obiettivo”. Quale? Non lo svela, “per scaramanzia”. La cena “a base di picanha” per compagni e staff è però già in calendario. Toccare quota 10 per credere. O meglio, per assaggiare.

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