Burgos, adiós al Cholo: il folle stratega allenerà da solo
“Il numero uno dei numeri due” lascia De Niro e inizia da solo, in panchina, come aveva fatto prima che il regista lo scritturasse. Burgos e Simeone, Joe Pesci e De Niro, come amavano definirsi. In risposta a chi li aveva bollati come “Asterix e Obelix”, soprattutto per sfotterli.
Il ‘Mono’ Burgos ha salutato il Cholo dopo nove anni: “È arrivata l'ora di allenare, vi farò vedere chi sono”. Non sarà più il suo vice all’Atletico, interrompe un rapporto di amicizia e stima iniziato a Catania nel 2011, dopo una chiamata di Pulvirenti. Se il Cholismo è stato un quadro, ieri ha ricevuto il suo primo sfregio, e a penna.
Il ‘Mono’ è sempre stato un passo dietro Diego. Un vice con la ‘cabeza dura’ e un po’ funambolo, incazzoso e tosto. Otto anni fa, durante un Clasico, minacciò Mourinho di “staccargli la testa” e partì come un toro accecato dal rosso, ma a lui bastava il ‘Blanco’. Stazza da gorilla, solo che lui viene chiamato il ‘Mono’. La scimmia. Colpa del suo primo allenatore al Ferro Carril e di una storica gaffe: “Qué tan alto eres, parece... un mono!”. Voleva dire gorilla, è rimasto 'scimmia'.
SODALIZIO
Finisce un’era iniziata in Italia e continuata in Colchonero, dal Vicente Calderon al Wanda, dalla Liga ai sette trofei vinti, due con Burgos in panchina: la finale di Europa League del 2018 e la Supercoppa dello stesso anno, contro il Real. Simeone squalificato, Atletico a Burgos e due trofei.
Il ‘Mono’ è stato spesso dipinto come un folle, in modo caricaturale, con gli occhi fuori dalle orbite per un fallo non fischiato e ganci destri alla Rocky Balboa: a Maiorca, nel 2000, tirò un pugno a Serrano dell’Espanyol e si beccò 11 giornate di squalifica. Giocava in porta, ha disputato due mondiali con l’Argentina ed è stato uno dei primi a usare il cappello in match ufficiali. Tre anni all’Atletico dal 2001 al 2004, uno spot pubblicitario e un rigore parato ‘di faccia’ a Luis Figo. Risultato? Emorragia al naso.
Innovatore, consigliere, uomo di fiducia. Per anni, unico e il solo, ha detto più volte a Simeone cosa fare e come agire. Nel 2014, in un Getafe-Atletico, Google lo usò per una dimostrazione dei suoi nuovi occhiali ‘Google Glass’, la lettura dei dati in tempo reale.
INNOVATORE, CANTANTE
Stratega dei calci piazzati, uno dei marchi di fabbrica cholisti. Soluzioni multiple da calcio d’angolo: in area si va in massa, poi c’è chi va sul primo, chi si posiziona tra il dischetto e la porta e chi si piazza sul secondo palo per fare una sponda. Mandzukic, Miranda, Gimenez, Godin, Saul. I bomber da fermo sono nati così.
Un metro e 88 di capelli arruffati, rughe di vita vissuta, sguardo criptico ma intelligente, molti tatuaggi. Uno di questi, la linguaccia dei Rolling Stones, è dedicato alla sua vecchia vita. Il ’Mono’ è stato anche un ‘rockettaro’: tra il 1999 e il 2005 ha inciso 4 album con i “GARB”, la sua band, chiamata così per le iniziali del nome tatuati sulle nocche della mano destra (Germán Adrián Ramón Burgos).
Il calcio resta la sua ossessione, non potrebbe guardare nient’altro: “Cosa dovrebbe piacermi, il tennis? Ti stai pisciando sotto e non puoi uscire, non puoi parlare, passa un aereo e il gioco si ferma”. One man show, ha sempre cercato lo spettacolo e lo farà pure in panchina, a 51 anni, pronto a uscire da dietro le quinte.
Nel 2010 aveva allenato il Carabanchel a Madrid, ma Simeone lo convinse a firmare a Catania iniziando il sodalizio. De Niro e Joe Pesci, Scorsese e Di Caprio, Burgos e Simeone. Provate a prenderli, i due argentini. Soprattutto ora che saranno due numeri uno.