La Juve fa tornare Milik in Serie A: il bilancio del polacco nei diciotto mesi all'OM

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Alla fine, la Juventus ha trovato l'attaccante per completare il reparto offensivo della squadra di Max Allegri: in bianconero vestirà Arkadiusz Milik. Il polacco classe 1994 arriva alla Juve dall'Olympique Marsiglia con la formula del prestito oneroso a un milione di euro e un diritto di riscatto fissato a sette (CLICCA QUI per i dettagli). Dopo due anni, dunque, Milik tornerà a giocare nel campionato italiano, e la domanda che tutti i tifosi bianconeri si stanno ponendo in queste ore è: "Che giocatore troveremo?", con tanti dubbi sullo sfondo. E quindi, per provare a dare subito una risposta alla poca convinzione dei tifosi sul neoacquisto della Juventus, analizzeremo il rendimento del polacco nella sua esperienza a Marsiglia. 

 

Prima di iniziare, c'è da fare una premessa: Arkadiusz Milik, dall'estate del 2020 a gennaio 2021, aveva passato metà stagione fuori rosa per decisione del Napoli, che dopo aver provato a venderlo o a rinnovargli il contratto (senza successo), aveva preso questa scelta anche per via di cause pendenti tra giocatore e club. Quell'estate, va ricordato, Milik (che era già stato cercato dalla Juventus) fu un passo dalla Roma. L'affare poi saltò all'ultimo (CLICCA QUI per i retroscena di quella trattativa tramontata dopo le visite mediche) e il giocatore - come detto - rimase fuori dai campi fino a gennaio, quando l'OM lo portò in Ligue 1 per rilanciarlo.

L'esperienza di Milik a Marsiglia

Nonostante la lunga sosta ai box (da non sottovalutare a certi livelli), Milik in Francia parte subito forte e alla prima da titolare trova il primo gol. Sembrava subito lanciato, ma un problema muscolare alla coscia lo tiene fuori per le successive quattro settimane. Il polacco, dopo il problema fisico, rientra e riparte come aveva lasciato: segna subito, contro il Lione. In totale, da gennaio a maggio, segnerà 10 gol in 16 partite, contribuendo così alla risalita in classifica dell'OM che chiuderà la stagione al 5° posto. 

 

La nuova frenata

A quel punto, arrivati all'estate successiva e con gli Europei alle porte, in tanti sono convinti che Milik - una volta ritrovata la forma fisica e l'ottimo rendimento - sarebbe partito da Marsiglia e che un giocatore del suo calibro, in quell'OM, non sarebbe potuto rimanere (nel suo contratto era anche presente una clausola che gli avrebbe permesso di partire a determinate cifre). Ciò che però fa cambiare tutte le carte in tavola è un altro infortunio, sempre a quel benedetto ginocchio, che lo tiene fermo per quattro mesi. Addio Europeo con la Polonia e addio alla possibilità di tornare a giocare la Champions (nessun club aveva deciso di investire su di lui, essendo infortunato). Sta di fatto che Milik rimane a Marsiglia e all'Olympique, rientrando in campo solo a fine settembre (con il campionato iniziato già da un mese e mezzo). Si sblocca a metà ottobre, contro il Lorient, mantenendo comunque alta la sua media reti (simile a quella dell'idolo di casa, Drogba, nel suo anno a Marsiglia). Poi rallenta. Il suo andamento è altalenante e da quel momento iniziano i mugugni del Vélodrome, uno stadio che con gli attaccanti ha sempre avuto un rapporto particolare (pretese tante e pazienza poca).

Le incomprensioni con Sampaoli

Milik sembra non convincere, segna ma non a raffica e Jorge Sampaoli spesso inizia a preferirgli altri attaccanti, come il giovane Bamba Dieng o i 'falsi nueve' come Payet, più adatti al gioco dell'allenatore argentino, che sembra non complementarsi con le caratteristiche di Milik. Emblematiche sono le parole dell'attaccante dopo la vittoria a Lens, lo scorso gennaio: "Spesso guardo il cronometro e mi rendo conto che sono passati venticinque minuti e che ho toccato forse due palloni". I gol che non arrivano con continuità, i mugugni dei marsigliesi e il poco coinvolgimento della squadra nei confronti di Milik creano un vortice dal quale il polacco si dimena per provare a uscire.

Va ricordato, inoltre, che a metà stagione l'Olympique non ha vissuto un buon periodo in termini di risultati né a livello di gioco (con Sampaoli che ha provato più volte a cambiare modulo, prediligendo il gioco sulle fasce con attaccanti esterni e gli inserimenti dei centrocampisti), e che questo ha causato nuovi problemi a Milik, come ha raccontato lui stesso dopo la sconfitta contro il Monaco in casa, il 5 marzo scorso: "Non è facile per me adattarmi, capita spesso che da una domenica all'altra giochiamo con moduli diversi e io non sempre parto titolare. Più gioco, più mi sento meglio. Mi mancano costanza e ritmo" (considerando che partirà come riserva di Vlahovic, questo fattore è da tenere in considerazione in ottica Juve).

 

 

Lo sfogo dopo l'eurogol: "Ci sono cose che non capisco..."

Altro momento che esemplifica alla perfezione il bilancio di Milik all'OM avviene il 13 febbraio. L'Olympique vince a Metz grazie a un suo gol straordinario, in rovesciata (sarà votato gol del mese in Ligue 1), che regala tre punti importantissimi per la corsa Champions. A fine match dà questa risposta, alla domanda su come avesse preso la scelta di Sampaoli di farlo partire dalla panchina (Milik era entrato a gara in corso): "Ci sono cose che non capisco, ma resto concentrato sul fare al meglio il mio lavoro", una frase politicamente corretta che nasconde il poco feeling tra le parti, confermato pochi minuti dopo da Sampaoli nella conferenza post match: "Ciò che non capisce, lo deve dire. Per quanto mi riguarda, posso solo spiegare quello che capisco io...". Insomma, l'armonia tra giocatore e allenatore è un'altra cosa e la fiducia è un fattore determinante per la resa di un giocatore. Con l'arrivo di Tudor le cose sarebbero potute cambiare, ma la sensazione è che qualcosa, tra Milik e Marsiglia, ormai si era incrinato definitivamente. Lo testimonia la cessione alla Juve. E quindi adesso arriviamo alle conclusioni.

I numeri di Milik nella scorsa stagione

Nonostante l'infortunio serio al ginocchio che lo ha tenuto fermo per quattro mesi nell'estate del 2021 (facendogli posticipare la preparazione), nonostante i cambi moduli di Sampaoli, nonostante i mugugni del Vélodrome e le incomprensioni con l'allenatore, Arkadiusz Milik nella scorsa stagione ha segnato 20 gol in 38 partite totali (tra Ligue 1, Coppa di Francia, Europa e Conference League) che, se sommati ai sei mesi della stagione precedente, fanno un totale di 30 gol in 53 partite. E se vogliamo essere ancora più precisi, se si considerano i minuti effettivi giocati da Milik, anziché considerare le presenze (visto che spesso è entrato a gara in corso), la media realizzativa è di un gol ogni 120'. La Juve prende uno scarto? Questi numeri sembrano dire tutto il contrario.

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